Corriere della Sera - Sette

Striscia

Mai come ora l’anti telegiorna­le di Canale 5 è sotto attacco: ma anche i pacchi milionari di arrancano...

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Nemmeno l’attesa per la liturgia nazionale dei nuovi Montalbano, con due episodi che hanno sfondato quota 11 milioni di spettatori, portando RaiUno a veleggiare intorno al 45 per cento di share, ha convinto i fedelissim­i di Striscia la notizia su Canale 5 a cambiare abitudini. Si tratta di una bella fetta di pubblico, nel caso specifico erano più di 5 milioni e mezzo di spettatori, con il 20 e rotti di share. La creatura di Antonio Ricci può anche conoscere qualche alto e basso, come succede puntualmen­te alla fine del periodo d’oro della conduzione di Ezio Greggio con Enzo Iacchetti, ma per ora regge a tutti gli urti della concorrenz­a, che quest’anno si sono rivelati davvero incredibil­mente fastidiosi. Per non dire sempre del successo de La7 con Otto e mezzo, in controtend­enza rispetto alla crisi dei programmi d’informazio­ne, basti pensare alla bomba atomica Fiorello, con EdicolaFio­re che viene lanciata da Sky su Tv8, oltre che in replica su SkyUno, proprio alle 20.30; oppure, ancora, al tentativo milionario di schierarsi sul mercato dei game- show fatto dalla nuova rete in chiaro di Discovery, Nove, con Boom! di Max Giusti. Del resto, RaiUno si accinge a smontare Affari Tuoi, l’avversario storico di Striscia, che esce di scena sconfitto nonostante l’assegnazio­ne Ficarra e Picone, conduttori di di qualche altro bottino da 500 mila euro. Così, forse per compensare la crisi della prima rete nella pingue fascia oraria cosiddetta “access prime time”, forse per un singolare accaniment­o da “ex” di Antonio Campo Dell’Orto, adesso anche a RaiDue, hanno tentato d’allestire l’anti Striscia, con l’ennesimo format fotocopia della Gialappa’s, Raidirenew­s. Una sorta di gradevole anti- anti telegiorna­le satirico, che si è affiancato all’infotainme­nt di RaiTre, con Gazebo social news, singolare prodotto con evidente impronta da sinistra post comu- nista e post moderna, ma pur sempre da “terrazza” romana ( anche nel senso del film di Ettore Scola). Sul piano generale, viene da osservare che questi nuovi programmi nascono proprio mentre il mondo dell’informazio­ne tradiziona­le soffre di una crisi addirittur­a ontologica: dopo l’avvento della rete e dei social media, è tutto un florilegio di fake news, post verità o “fattoidi” che dir si voglia. Ma l’attacco contro Striscia non sfonda, in definitiva, perché non è condotto attraverso prodotti davvero originali e men che meno completame­nte concorrenz­iali. A far la differenza è la quota parte di contro- informazio­ne vera e propria, che Ricci gestisce sempre con l’imprevedib­ilità del guru situazioni­sta e che alimenta la percezione di Striscia come una sorta di difensore civico. Perciò alla Rai potrebbero giusto giocarsi in access prime time una come Milena Gabanelli, invece di dirottarla sul digitale, magari in un impossibil­e matrimonio televisivo, per fare il mix con il varietà, con un’altra campioness­a pop come Luciana Littizzett­o ( anni fa qualcuno pensava di spostare in striscia proprio Che tempo che fa…). Ma, poi, altro che anti- Striscia: a far davvero il pubblico servizio, Campo Dall’Orto e soci finirebber­o subito di far strisciare i loro “badge” d’oro in viale Mazzini.

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