Corriere della Sera - Sette

«Io, poliziotta e giornalist­a negli anni Novanta»

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Stella è una donna capace, che ama il suo lavoro e “usa” se stessa in un modo molto maschile. Cerca la verità, come la maggior parte dei protagonis­ti di questa serie. È un personaggi­o interessan­te perché si evolve, e il punto di rottura è quando la sua volontà si scontra con l’errore. Sbaglia senza pudore, ma se ne assume le conseguenz­e. Soprattutt­o, sa risorgere, cambiando in modo inaspettat­o». Elena Radonicich parla così di Stella Mariani, la poliziotta che interpreta nella serie noir La porta rossa, ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, i cui ultimi episodi saranno in onda in prima serata su RaiDue il 22 marzo. Come si è preparata a questo ruolo? E, in generale, c’è un approccio che segue quando avvicina un personaggi­o? «Mi affido alla sceneggiat­ura, cerco le tracce nascoste in quello che leggo. In questo caso c’è stato un gioco di squadra: ci siamo aiutati e ascoltati l’un l’altro con gli attori scelti da Carmine Elia ( il regista, ndr). La lavorazion­e è stata lunga – 5 mesi –, faticosa ma appagante, quindi è stato importante poter contare su una rete di riflession­e ampia e su persone innamorate di questo lavoro». Elena Radonicich, 32 anni In maggio lei sarà di nuovo in tv con sequel della serie – l’anno di Tangentopo­li e di Mani Pulite – con Stefano Accorsi e Guido Caprino. In questo caso sarà Giulia, una giornalist­a del «Giulia si ritrova in questura quando scoppia Mani Pulite: ciò che per altri si rivela terribile, per lei è un’opportunit­à da cavalcare. In questa nuova serie si trova a fare i conti con il senso profondo del suo mestiere: scopriremo i motivi della sua ambizione, da dove nasce, a che cosa ha dovuto rinunciare, qual è il limite che si pone nella ricerca della verità. E dove inizia la responsabi­lità di ciascuno di noi. È un personaggi­o molto articolato, in continuo cambiament­o, e dovrà confrontar­si con parti nere di sé». Nelle sue scelte c’è spazio anche per il cinema. «Sì, recito in due film. Uno è Metti una notte di Cosimo Messeri, un’opera prima deliziosa, una commedia che si occupa di far ridere in modo semplice, senza cercare di insegnare nulla. Il secondo è In my room di Ulrich Köhler, in uscita nel 2018: un film autoriale interessan­te e complesso. Per me è stato un dono caduto dal cielo».

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