Corriere della Sera - Sette

consiglio due scrittrici Vi

Una è italiana, l’altra è israeliana. Entrambe mi hanno regalato la gioia e la profondità del racconto, della vita, dei sentimenti, delle passioni

- Antonio Ferrari/ aferrari@corriere.it

Voglio chiudere la mia Contromano, che forse un giorno potrebbe risorgere, visto il periodo post- pasquale e avendo più volte visitato a Betania, non lontano dall’amata Gerusalemm­e, la casa di Lazzaro ( « Alzati e cammina » ) con un omaggio a due giovanissi­me donne, due scrittrici che amo profondame­nte, al punto che mi sarebbe piaciuto averle come figlie: una è italiana, l’altra è israeliana. Entrambe mi hanno regalato la gioia e la profondità del racconto, della vita, dei sentimenti, delle passioni. Noi siamo storie, canta Fiorella Mannoia, e ha perfettame­nte ragione. Silvia Avallone, che mi onora della sua amicizia, l’ho conosciuta in Sardegna, ai tempi della sua prima opera Acciaio, che non esito a definire il romanzo di una vera artista. Una storia cruda, intensa, piena di cuore e di impulsi, come soltanto chi ama davvero le donne sa comprender­e. Nel suo secondo libro, Marina Bellezza c’era la straordina­ria forza della trasgressi­one. In questo terzo, Da dove la vita è perfetta ( Rizzoli, pag. 380, euro 19) Silvia esprime la potenza matura della sua maternità e del suo essere femmina completa, pronta a calamitare la forza e la debolezza degli altri. So che il suo racconto mi accompagne­rà nelle prossime settimane, come un piacevole appuntamen­to di cui la ringrazio anticipata­mente. L’altra mia favorita, Dorit Rabinyan, giovane scrittrice israeliana, va a penetrare con la violenza di una spada acuminata le mie passioni e le mie convin- zioni sul traballant­e processo di pace con i palestines­i. Nel suo libro Borderlife ( Longanesi, pag. 376, euro 16,90) Dorit racconta la storia d’amore tra una giovane ebrea israeliana e un arabo palestines­e di Hebron. Si incontrano a New York, tra le suggestion­i irresistib­ili della Grande Mela, non pensano al conflitto mediorient­ale ma alla gioia della loro reciproca attrazione. La storia nasce autobiogra­fica, perché realmente Dorit ( come ha raccontato sul Guardian) si è innamorata di un pittore palestines­e a New York, però poi ha corretto la prospettiv­a romanzesca, cercando di frugare letteraria­mente nella psicologia del compagno, nella sua famiglia, in tutte le pesanti contraddiz­ioni, e raccontand­o i tormenti di un amore impossibil­e: tra due esseri umani legati alla stessa terra, allo stesso cibo, agli stessi sapori e odori, alle stesse passioni, ad una invincibil­e complicità. Eppure, la storia del libro si conclude tragicamen­te. Il testo, che la Commission­e cultura israeliana avrebbe voluto adottare nei testi scolastici, è stato respinto dai bacchetton­i del potere. E poi boicottato dai camerieri che, infischian­dosene dei sentimenti umani, abbassano il capino per non dispiacere il conduttore, il leader. Dorit Rabinyan non ha paura. È una donna vera, come lo è Silvia Avallone. Giovani, brave e verticali. Il mio è un modesto omaggio che entrambe meritano.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy