Corriere della Sera - Sette

Le bombe e quella lode all’inviolato

Scoppia Tangentopo­li, con la mafia iniziano le esplosioni: è il clima idoneo per il saprofita, per chi s’approfitta. E Battiato lo sa cogliere

-

1993

È in corso la tempesta di Tangentopo­li e in quella tempesta affonderà la prima Repubblica. A gennaio Totò Riina è arrestato a Palermo dopo ventitré anni di latitanza. Poi, avvisi di garanzia un po’ per tutti: a Claudio Martelli, a Gabriele Cagliari, presidente dell’Eni, a Paolo Cirino Pomicino, a Gianni De Michelis via via fino ad arrivare a Giulio Andreotti, chiamato in causa per concorso in associazio­ne mafiosa. Bettino Craxi si dimette da segretario del Partito Socialista Italiano, mentre è arrestata la sua segretaria storica Enza Tomaselli. Anche se le onde non investono direttamen­te la gente comune, il vento agita tutti e ricordo una apprension­e diffusa nel seguire le notizie alla radio, alla television­e, sui giornali: il quotidiano è incerto e nasce l’espression­e il “nuovo che avanza”, anche se nessuno riesce a distinguer­ne la fisionomia. È crisi profonda, è cambiament­o. E così va in crisi il governo di Giuliano Amato cui succede Carlo Azeglio Ciampi, governator­e della Banca d’Italia: è il 28 aprile, ma la primavera tarda ad arrivare. Da sempre sono questi i momenti peggiori, perché nelle tempeste non manca il saprofita, chi s’approfitta del torbido. La proposta primavera/ estate prevede anche le bombe: a Roma in via Fauro il 14 maggio, a Firenze qualche giorno dopo il 27 maggio. A Roma il bersaglio è Maurizio Costanzo, appena uscito dal teatro Parioli: ventidue feriti. A Firenze crolla la torre sede dell’Accademia dei Georgofili: cinque morti e trentasei feriti. È il torbido ad avanzare accanto al nuovo senza volto, nello stile migliore del cambiament­o senza stile. Si replica a luglio a Milano e nuovamente a Roma. Il 27 esplodono autobombe ed è allarme generale: il Viminale è completame­nte isolato per alcuni minuti lunghi un secolo. Per quei minuti l’Italia è senza ministero dell’Interno. Potremmo andare avanti parecchio, tra tempeste più o meno grandi. Il 1993 è l’anno del sequestro di beni per circa trecento miliardi nella casa di Duilio Poggiolini, per anni presidente della commission­e unica del farmaco. È l’anno dell’arresto di Primo Greganti, iscritto al Pds ( Partito Democratic­o della Sinistra) e accusato di aver ricevuto una tangente di seicentove­ntuno milioni: accanto al neologismo “tangentopo­li” immaginato da Gianpaolo Pansa, si affaccia la “dazione” legata al linguaggio di Antonio Di Pietro. In questo mare agitato non mancano spruzzi impazziti tipo la parte di quei trecento miliardi sequestrat­i in casa Poggiolini, nascosti nell’imbottitur­a dei divani di casa. Così come non mancano i tentativi di arginare, moralizzar­e, riformare: ma quando lo si fa spinti da venti furiosi e incontroll­ati, si rischia il peggio. 1993, mini riforma della Rai, nel segno del risparmio, della moralizzaz­ione, e della qualità: nasce la stagione dei “professori”, alcuni grandi nomi della cultura e dell’economia, molti dei quali si vantavano di non aver mai visto la television­e, né ascoltato la radio. Non andò benissimo. « Ne abbiamo attraversa­te di tempeste » , scrive e canta Franco Battiato in quel 1993: è Lode all’inviolato un lampo di note e parole in Caffè de la paix. Franco sembra gettare un salvagente per quel mare agitato: « Ne abbiamo attraversa­te di tempeste / e quante prove antiche e dure / ed un aiuto chiaro da un’invisibile carezza / di un custode » . Tanti in quei momenti cercano di fermare l’agitazione del pensare riflettend­o. « E poi la sofferenza che ti rende cieco / nelle cadute c’è il perché della Sua Assenza / le nuvole non possono annientare il Sole » . È un concetto caro a Seneca, nel I secolo dopo Cristo quando scrive a Lucilio: « Non imprimerà grande slancio alla gara un atleta che non abbia mai subìto un livido; quello, invece, che ha […] consentito al proprio animo di abbattersi, l’atleta che dopo ogni caduta si è rialzato più baldanzoso, questo sì che si presenta con grande speranza al combattime­nto. Il valore, quando è sfidato, acquisisce grande energia » . Saluto così i lettori di Sette. Ringrazian­do e ricordando come sarà sempre necessario fare attenzione ai saprofiti, capaci di mestare nel torbido per trarre benefici personali dalle tempeste altrui: « E lo sapeva bene Paganini / che il diavolo è mancino e subdolo / e suona il violino » . « Sia lode, lode all’inviolato. Lode all’inviolato » .

«Ne abbiamo attraversa­te di tempeste/ e quante prove antiche e dure/ ed un aiuto chiaro da un’invisibile carezza di un custode»

 ??  ?? Franco Battiato, Lode all’inviolato
Franco Battiato, Lode all’inviolato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy