Corriere della Sera - Sette

Quanti segreti in un dipinto

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Medico e amico di Daniel Pennac, che lo cita nel ciclo di Malaussène, Jean-Philippe Postel indaga dietro le quinte del Ritratto dei coniugi Arnolfini. Come Alice, che attraversa­va lo specchio ed entrava in un mondo oltre il mondo, dove l’occhio non poteva arrivare, Postel penetra all’interno del capolavoro di Jan van Eyck, un quadro dipinto a Bruges nel 1434, oggi alla National Gallery di Londra, e vi scopre una storia di fantasmi. Van Eyck, sospetta Postel, nel mercante Arnolfini, con quel buffo cilindro alla Lewis Carroll, potrebbe aver dipinto se stesso, e nella signora Arnolfini, incinta, vestita di verde, la sua consorte defunta. Lei è un’apparizion­e, lui un tale capitato ai confini della realtà per un capriccio della sorte. Doppiament­e bello e memorabile, quello dei coniugi Arnolfini non è soltanto un ritratto ma anche una storia di Stephen King, un fumetto dello Zio Tibia. Postel spiega il perché e il percome di questa sua teoria in un libro bello e intrigante nel quale – con divertimen­to ma anche con rigore – si parla di morte, d’amore, d’arte figurativa, di credenze popolari, di «revenante», di mani «arsicce e nere».

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IL MISTERO ARNOLFINI di Jean-Philippe Postel Skira 2017, pp. 128, 16 euro

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