Una ragazza in un maniero senza calore umano
È un luogo dove il tempo sì è fermato, dove la rovina dell’animo umano ha preso il sopravvento portando con sé ogni cosa, anche gli oggetti più insignificanti. È un immenso salone che dà su un giardino d’inverno. Una ragazza, dall’aria curiosa, varca la soglia con passo esitante. Si guarda attorno e legge un antico splendore ormai coperto dalle ragnatele e dall’usura degli anni. Ci sono ritratti di famiglia, ma i volti di tela sono lacerati e irriconoscibili. La macchina da presa anticipa la giovane cogliendo nel suo volto la curiosità, ma anche il timore di essere scoperta. L’inquadratura le gira attorno, mostrandoci un mondo senza calore umano, il cui grigiore non riflette alcuna luce. Passo dopo passo, la donna si porta nel giardino: la sua attenzione è stata attirata da una strana teca. Al suo interno libra nell’aria una splendida rosa. La vediamo attraverso il vetro che la protegge e scorgiamo la fanciulla che lentamente avvicina il viso ammaliata da tale bagliore. La guarda estasiata, forse perché ha sempre amato questo fiore, come prima di lei sua madre, o forse perché cela un mistero. I suoi occhi blu splendono di bramosia e la sua mano non può fare a meno di avvicinarsi alla rosa. Ma è troppo presto per cogliere questo vessillo: non ha ancora smascherato il fato che l’ha portata fino a qui e il suo desiderio d’avventura non sì è ancora tramutato in amore.
Condon Bill di regia - BESTIA LA E BELLA LA © RIPRODUZIONE RISERVATA