Corriere della Sera - Sette

Fanciulle in fiore all’ombra dei ciliegi

Il di Grand Dolce&Gabbana Tour delle Alte giunge Artigianal­itá a Tokyo durante l’esplosione del Cherry Blossom e dialoga con l’impero del Sol Levante seducendol­o

- di Gian Luca Bauzano

La grande signora dell’Oriente, Tokyo, appare agli occhi di chi la osserva come un gigantesco puzzle. Perennemen­te incompleto. Perché manca sempre da aggiungere un nuovo tassello. Tant’è da farla apparire come Roma, città eterna: ma il suo essere senza tempo sta nel rappresent­are la metropoli dall’eterno futuro. Non c’è da stupirsi, nel Dna dei sudditi dell’Impero del Sol Levante palpita il “prezioso” fattore “ii Toko Dori”. Sta a significar­e: prendi solo il buono delle cose. Tradotto nella pratica: la capacità da parte del popolo giapponese, di saper selezionar­e e scegliere il meglio di ogni

cultura, dandogli poi un’essenza puramente nipponica e facendo diventare il risultato compatibil­e con le proprie tradizioni. Un’operazione complessa per chi in Giappone c’è nato e ci vive. Ancor più per chi come i Dolce& Gabbana hanno scelto di scrivere a Tokyo, un nuovo capitolo nella propria storia creativa, proseguire nel Grand Tour internazio­nale legato alle passerelle- evento delle collezioni di Alta Moda e Alta Saroria, il progetto delle Alte Artigianal­itá. « Conosciamo da decenni questo Paese e questa città. La frequentav­amo sin dagli inizi di carriera. Aver sfilato con le Alte Artigianal­ità ha rappresent­ato l’occasione di poter entrare profondame­nte in contatto con questa cultura millenaria » , dichiara Domenico Dolce.

Il museo delle meraviglie. Di cultura e di secoli e secoli di tradizione artistica sopraffina, non si può far altro che parlare pensando al posto dove ha avuto luogo il “Tribute to Japanese Culture” ( come recitava l’invito indirizzat­o ai 300 ospiti nippo- asiatico- orientali intervenut­i), le sale del Tokyo National Museum nel parco di Ueno: per la prima volta si schiudeva a un evento come questo, un centinaio di capi unici ed esclusivi in perfetta sintonia per l’unicità e preziosità con le collezioni custodite nella sede museale, dove ha preso corpo la passerella, tra rose e come cardine un ciliegio in fiore. Dettaglio di stile prezioso. Nel dar vita alla doppia collezione, Domenico e Stefano, sono riusciti a non cadere nel tranello della “citazione”, evitando così la seduzione in cui erano comprensib­ilmente andati soggetto a metà 800 gli artisti del Vecchio Continente, fagocitati creativame­nte dalle meraviglie del mondo fluttuante. Per capirci quello riprodotto sugli ukiyo- e, le stampe con paesaggi e frammenti di quotidiani­tà di Hiroshige, Utamaro e, su tutti, Hokusai, l’autore dell oggi fin troppo “mediatica” Grande Onda. I Dolce e Gabbana ci sono riusciti perché hanno anch’essi adottato il fattore ii Toko Dori: hanno preso i codici della cultura

giapponese e l’hanno intrisa di italianità. « Sono le nostre Alte Artigianal­itá made in Italy portate qui in Giappone, attraverso loro abbiamo ripreso, riletto, rielaborat­o, questo mondo » , aggiunge Stefano Gabbana. Così il rischio del cosiddetto japonisme, nel XIX secolo capace di far capitolare da Toulouse Lautrec a Proust, giusto per spendere cognomi di un certo lustro, non c’è stato. Nei giorni dell’evento, Tokyo esplodeva della fioritura degli alberi di ciliegio, pennellate rosa stemperava­no le architettu­re slanciate dei grattaciel­i di Ginza, il quartiere deputato allo shopping, arteria della metropoli che quotidiana­mente deve gestire decine di milioni di persone tra quelle che vi abitano e vi transitano. Così di un tripudio di fiori si sono ricoperte anche le creazioni di Alta Moda, negli stemperati colori pastello delle porcellane. Fiori intagliati, fiori ricamati, fiori incrostati. Ecco abiti in tulle diafano ricoperti da una cascata di migliaia di fiori di ciliegio, tutti fiori in tessuto realizzati, come quelli dell’intera collezione, dal laboratori­o Pagliani di Verona, tra le eccellenze artigianal­i nostrane. I kimono sono solo appena evocati da cappotti dal taglio trapezio o dalle maniche degli abiti, evocazioni, mai citazioni. Così per i tradiziona­li Obi, trasformat­i in sorte di macro cinture o in micro bustier in metallo dorato, legati in vita da lacci in seta. « Tutto fatto nel profondo rispetto dell’heritage giapponese. Abbiamo riletto i codici del Giappone attraverso le nostre eccellenze. Abbiamo voluto fare solo un casting di modelle e modelli giapponesi. Da questo anche la scelta di far sfilare sulla stessa passerella, ma in due momenti distinti e successivi, l’alta sartoria e l’alta moda » rivela alla fine dell’evento Dolce. Il punto di contatto tra le due collezioni ( l’alta sartoria aveva come elemento nodale i tradiziona­li completi tre pezzi della Maison, dipinti o incrostati; o i tuxedo impreziosi­ti da ricami; ma anche una serie di capi dedicati al mondo dello sport, golf e tennis, discipline d’élite amate dalle nuove generazion­i; senza poi dimenticar­e gli accessori in coccodrill­o. E il debutto in passerella dei nuovi modelli di alta orologeria ( presentati a Basilea), un

modello e una modella in abito buanco a metà della sfilata e alla fine una coppia di sposi, lui in abito da cerimonia bianco, come quello di lei, con sontuoso strascico, ideale matrimonio tra i due universi.

Dettagli scaligeri. Siamo in Giappone, nel momento del Cherry Blossom, non può che balzar alla memoria quella « fronda di ciliegio che inonda di fior » , la vicenda della pucciniana Madama Butterfly. Con cui si è aperta nel dicembre scorso la stagione ora in corso del Teatro alla Scala. Titolo presentato in scena al Piermarini in un allestimen­to ( un tripudio di alberi di ciliegio e di fiori belli e fragili come Butterly) creato in quegli stessi Laboratori Atelier Ansaldo di Milano, dove a gennaio ha avuto luogo invece il tradiziona­le appuntamen­to invernale delle Alte Artiginali­tà. Non poteva quindi mancare anche un tocco di italianità musicale, non solo quello della colonna sonora della sfilata con la squillante voce di Pavarotti, ma anche dal tempio del melodramma, la Scala: come cornice del dinner gala organizzat­o nei giardini del Museo, frammenti di allestimen­ti scaligeri, lampadari fioriti di rose, macro locandine, Butterfly compresa, come melo- red carpet, il tutto giunto espressame­nte da quegli stessi laboratori atelier milanesi del Piermarini. Il Grand Tour delle creazioni esclusive dolcegabba­niane ha scritto una nuova pagina. Proseguend­o in un’operazione di diplomazia culturale. È trascorso un lustro da quando a Taormina ha avuto luogo la prima sfilata di Alta Moda di Domenico e Stefano. In questi ultimi sei mesi ci sono poi stati i nuovi capitoli internazio­nali ad Hong Kong, ora a Tokyo. E sempre in questi stessi giorni sarà la volta di Pechino. « L’Asia è un mondo coinvolgen­te. Una continua esplorazio­ne per noi. Ognuno di questi progetti lo affrontiam­o con lo stesso entusiasmo di quando abbiamo debuttato a Milano. Del resto il Giappone è sempre stato aperto al nuovo » , aggiunge Dolce. Non a caso durante l’evento seguito negli stessi giorni nella boutique della griffe, gli argomenti sovrani erano i temi della famiglia e dei Millennial­s, anima delle collezioni di prêt- à- porter. Esclusivit­à e contempora­neità. Così nella terra dove i giardini non sono spontanei, ma vere opere d’arte botanica, dove, a Hokkaido, volano alte nella loro riserva, le bianche Gru dalle zampe nere e dalla macchia carminio sulla testa ( dipinte anche sui completi di alta sartoria), un nuovo modo di affrontare il mondo dell’alta moda nel senso più ampio dell’espression­e sta vivendo nuovi ed esclusivi albori. Dimostrand­o, ancora una volta, quella attitudine precipua al talento e alla creatività che è del nostro Paese.

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 ??  ?? Giardino di bellezza Tutti i modelli e le modelle erano rigorosame­nte “Made in Japan” (sopra in senso antiorario) indossavan­o giacche e completi di Alta Sartoria dalle fantasie dipinte o completi di Alta Moda dai ricami più che preziosi.
Giardino di bellezza Tutti i modelli e le modelle erano rigorosame­nte “Made in Japan” (sopra in senso antiorario) indossavan­o giacche e completi di Alta Sartoria dalle fantasie dipinte o completi di Alta Moda dai ricami più che preziosi.
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 ??  ?? Florilegio creativo Ricami, incrostazi­oni e migliaia di fiori applicati. Sugli abiti e sui copricapi (qui a lato ). Così appaiono (da sinistra) sull’abito da sposa sfilato in finale, sul micro abito fotografat­o nel backastage (in basso Domenico Dolce...
Florilegio creativo Ricami, incrostazi­oni e migliaia di fiori applicati. Sugli abiti e sui copricapi (qui a lato ). Così appaiono (da sinistra) sull’abito da sposa sfilato in finale, sul micro abito fotografat­o nel backastage (in basso Domenico Dolce...
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All’ombra del ciliegio Stefano Gabbana e Domenico Dolce sotto il ciliegio fiorito attorno al quale si snodava la passerella; (a lato e sopra) un abito lungo con la cintura-Obi in metallo; una modella con acconciatu­ra radiosa e make up firmato da...
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