Quegli eroi un po’ bionici del progresso
C’è un rapporto sempre più intenso tra disabilità e tecnologia
Il medico Giambattista Tshiomba, tetraplegico, che si mostra in pubblico nuovamente eretto dentro l’ « armatura » di un esoscheletro; Bebe Vio che parla con disinvoltura e competenza delle sue nuove mani, protesi che le permettono di muovere le dita « per prendere bene la forchetta o truccarsi come si deve » ; il ricercatore Pasquale Fedele che sviluppa i comunicatori aumentativi cerebrali per persone colpite da ictus o portatrici di Sla. C’è un rapporto sempre più frequente e intenso tra disabilità e tecnologia. Una volta apertosi alla società, quel mondo un tempo “invisibile” ai più ( e ora fortunatamente sempre più presente sui media) non solo rivendica pari condizioni per trasformarsi da peso a risorsa sociale ed economica, ma stimola i laboratori della ricerca. E si rende disponibile alle sperimentazioni. Un atteggiamento di apertura mentale e di positività nei confronti del futuro che deve essere da lezione per tutti. È straordinario come la disabilità si sia posizionata nel giro di pochi anni al centro di un discorso su una società più giusta e inclusiva. Una società “per tutti”. La realtà è ancora ben lontana da tale proposito; ma questi protagonisti ( un po’ “bionici”) del progresso tecnologico possono diventare gli eroi di una nuova narrazione.