IL PASTO DELLE VANITÀ
SAREBBE INTERESSANTE
mostrare questo scatto agli undici operai che il 20 settembre del ’32 furono fotografati seduti su una trave, a 260 metri da terra, in pausa pranzo, come se fossero stati a un picnic. Sotto di loro c’era il vuoto e, in fondo a quell’agghiacciante vuoto, una New York che cresceva a grande velocità uscendo dalla depressione. Gli operai avevano coppole irlandesi, fumavano, spiluccavano da lunch box di cartone: nessuno di loro rideva. Questi ragazzi, appartenenti alla stirpe dei “pochi fortunati”, ridono invece felici, sospesi a 50 metri da terra, consumando il loro pasto tra le nuvole. Sotto di loro c’è il regno ricco di Dubai, dove di cartone non ci sono lunch box, ma quasi tutto il resto. I ragazzi ordinano legati alle loro sedie quasi fossero piloti rimasti senza carlinga, e i camerieri – imbracati come paracadutisti – servono loro il cibo. Per congelare il tempo della loro gioia effimera, i ragazzi usano uno degli strumenti principe del neo egotismo: il selfie stick, quel bastone alla cui cima si avvitano gli smartphone o le piccole fotocamere. Il tempo è bello, a Dubai. Il tempo della vanità, in giro per il mondo, è sempre bello.