Il Principe dei cimeli
LA DOMANDA SI È FATTA LARGO dopo quel titolo visto online. Prince “accumulatore compulsivo” diceva l’interpretazione di Rockol, sito in aggiornamento costante di news musicali. La notizia è che The Kid collezionava, per così dire, oggetti di ogni genere: migliaia e migliaia che adesso, a poco più di un anno dalla sua morte, Angie Marchese passa in rassegna ad uno ad uno come fossero soldatini. Angie – che invidia – è la curatrice dell’archivio del Principe a Paisley Park, la tenuta da 5.000 metri quadrati che fu il suo quartiere generale, in Minnesota. Lì Prince Roger Nelson, in arte solo Prince, visse, registrò, ballò, compose, morì e... accumulò. In un’intervista al New York Times la nostra Angie ha spiegato che in effetti sì, nella residenza del gigante del pop (o soul, o rock, o funky...) c’è parecchio da fare. E con parecchio intende questo: che fino al giorno esatto dell’anniversario della morte (il 21 aprile) lei aveva inventariato fra i 7.000 e gli 8.000 pezzi. Niente di esagerato, verrebbe da dire. Se non fosse che quei 7-8.000 pezzi sarebbero il 5 per cento del totale. Quindi, fatti due conti, la collezione di Paisley Park ammonta più o meno a 150 mila cimeli. Ora – immaginata la montagna di cose alla quale quella cifra corrisponde – la domanda di cui si diceva all’inizio è: ma noi, nelle nostre case, quanti oggetti stimiamo di avere? Centinaia? Migliaia? E quante migliaia? È bastato planare con lo sguardo dalla libreria alla credenza, agli orecchini ai vestiti, ai dischi... Il risultato è che si raggiungono numeri giganteschi anche senza un passato speso a fare shopping compulsivo e avendo a disposizione neanche 100 metri quadrati. Figuriamoci nei 5.000 di Paisley Park... Angie nella sua intervista scende nei dettagli, racconta che fra le tantissime cose del Principe ha contato 2.000 paia di scarpe ( « tutte col tacco, comprese scarpe da tennis e ciabatte da spiaggia » ), che c’è un « garage intero pieno zeppo di vestiti di scena » , e poi testi, fotografie, disegni, occhiali, appunti e taccuini di vario genere, « uno con i testi del primo album, For You, e uno pieno di annotazioni su
Purple Rain » . E ancora: gioielli, film, « valigie piene di trucchi e migliaia di candele aromatizzate » . A Paisley Park c’erano 120 chitarre – rivela – fra le quali la Fender Stratocaster bianca e azzurra che Prince suonò nel 2007 al Super Bowl, sotto una pioggia battente che danneggiò la cassa acustica. Ogni memorabilia racconta una piccola storia, porta con sé un’immagine precisa del Principe che cantava, e mentre cantava suonava con la stessa naturalezza tastiera, batteria, piano, chitarra, basso... Così ecco che quei 150 mila oggetti quasi sembrano pochi e improvvisamente diventano vita, ci ricordano ciò che sono stati e che non saranno mai più, anche se continueranno a vivere. È l’effetto memoria mescolato al fattore tempo, e qualche volta produce malinconia. Carlo Emilio Gadda, in Quer pasticciaccio brutto de
via Merulana, lo definiva « l’insospettata ferocia delle cose » .