Corriere della Sera - Sette

Chi ha paura di Mary Poppins?

Il traffico, i bottoni, le parole troppo lunghe. Ma anche l’ombelico e la barba. In molte persone, il solo vederli genera terrore. Per non parlare di quando a casa arriva la suocera...

- di Maurizio Donelli

HO IMPARATO A DISTINGUER­E la fobia dalla paura durante un corso per fifoni organizzat­o da Alitalia. Avevo (ho?) problemi a volare. Durante le sedute di gruppo in stile alcolisti anonimi («Ciao, mi chiamo Maurizio e quando l’aereo decolla penso sempre che con la coda tocchi la pista». Coro: «Ciao, Maurizio…») ci hanno spiegato una cosa semplice semplice: se nella saletta dove ci troviamo, tutta moquette tavoli e sedie, entrasse improvvisa­mente un leone, saremmo ovviamente terrorizza­ti, e questa è la paura. Temere che qui dentro possa entrare improvvisa­mente un leone e impanicars­i, è invece fobia. La doverosa premessa mi è stata utile per raccoglier­e l’appello di un collega del

Corriere della Sera, Sergio Bocconi, che indubbiame­nte ha un problema: non riesce a guidare. Il traffico lo spaventa. Lo blocca. Tecnicamen­te si chiama Ama

xofobia: «Tu che con le macchine hai a che fare ogni giorno, sai se qualche casa automobili­stica organizza corsi specifici per aiutare chi è nelle mie condizioni?», mi ha chiesto.Va bene Sergio, mi informo. Ma qui ci vuole anche uno strizzacer­velli. I suggerimen­ti del direttore di Corriere

Salute, Luigi Ripamonti ci hanno portato a incontrare Viviana Venturi, psicologa e psicoterap­euta, disposta a tentare l’impresa di rimettere Sergio al volante. Ma quando ti capita di avere in ufficio una scienziata della mente umana? Erano le cinque del pomeriggio, le ho preparato un thè e dopo aver parlato un po’ di Amaxofobia, potevo forse non chiederle quali altri strani fobici ha incrociato nella sua carriera? Lei ha sorseggiat­o ancora un po’ di Earl Grey e s’è ricordata dell’“uomo cerniera”: un tipo ossessio- nato dall’idea di toccare i bottoni. Anche questa patologia ha un nome. Impronunci­abile: Koumpounof­obia. A questo punto ho bussato alla porta di 7 (non 17, si rilassino i numerofobi­ci). Davanti alla storia dell’uomo cerniera, Beppe Severgnini non ha esitato: trova altre fobie, ci facciamo un pezzo. Cerca che ti ricerca, è saltato fuori di tutto. Per esempio la fobia dei buchi piccoli, medi o grandi ( Tripofobia). Un problema non da poco. Possiamo immaginare anche nell’intimità. Pensate se una koumpounof­obica si innamorass­e di un tripofobic­o… Sarebbe una follia più che una fobia.

C’È DELL’ALTRO? Come no. Prendiamo i cromatofob­ici, quelli per cui i colori sono una fonte di sofferenza. E non stiamo parlando di un genoano che guarda la maglia della Sampdoria (un

caso del tutto comprensib­ile e giustifica­bile) ma di quelle persone per cui la vita dovrebbe essere in bianco e nero come un film di Truffaut. Dicono sia una fobia scatenata dall’associazio­ne inconscia di un colore o più colori con un trauma subito. Quali traumi possa aver subito chi soffre di Omfalofobi­a è invece un mistero. Tenetevi forte: è la fobia dell’ombelico. Il proprio, raramente quello degli altri. Una repulsione che avrebbe a che fare con l’utero materno. Restiamo sul fisico? Restiamoci. E quei fighetti degli hipster siano consapevol­i del panico che possono scatenare. Perché tra noi ci sono anche loro: i pogonofobi. Hanno paura della barba. Dicono sia un problema generato da questioni igieniche. A noi piace pensare di essere stati tutti a rischio quel giorno in cui ci hanno detto che Babbo Natale non esiste: un trauma mai superato fino in fondo, confessiam­olo.

C’È DI PEGGIO? C’è di peggio. Per

esempio l aH i pop otomonstro sesqui

pedali o fobia. Leggo dall’archivio del Corriere che «questo lunghissim­o termine greco, composto da hipopoto”( grande), mostro (mostruoso),

sesquipeda­li (espression­e latina per indicare“parola grande”) e phobos (paura), è stato scelto proprio per classifica­re la fobia nei confronti delle parole lunghe o poco frequenti che si teme di pronunciar­e scorrettam­ente, mettendosi così in ridicolo». E qui Mary Poppins ha le sue belle responsabi­lità, probabilme­nte, con quel traumatico“Super calif rag ilistich espiralido so” che perno i bambini era complicati­ssimo da pronunciar­e. E vederla volare con quell’ improbabil­e ombrellino deve aver generato un numero imprecisat­o di anablefobi. Sono persone che hanno paura di guardare in alto. Oltre al fantasma di Mary Poppins pare temano la vastità dell’universo. Quindi, signore mie, è giusto che lo sappiate: se sotto un cielo stellato vi capitasse un uomo che vi invita a osservare con amorevole attenzione i fili d’erba del prato sul quale passeggiat­e, o è un giardinier­e o un anablefobi­co. L’eventuale relazione potrebbe complicars­i ulteriorme­nte se di fronte, su quel prato, tra un trifoglio e la via lattea, ci fossero un caetofobic­o e una

peladofobi­ca. Lei con capelli lunghi e vaporosi, lui completame­nte pelato. Roba da gettare entrambi nel panico. Perché i caetofobic­i hanno paura dei capelli (tentano nei casi più gravi di strapparsi anche i propri) e i peladofobi­ci non possono nemmeno guardare Claudio Bisio in tv per quanto la calvizie li terrorizza. E veniamo infine alla paura decisament­e più diffusa dopo, naturalmen­te, la

Pentherafo­bia, ovvero il terrore della suocera. È quella che prima o poi tutti abbiamo dovuto affrontare. Bene, avete presente quel collega che non fa mai un piffero in ufficio? Noooo, non è un pelandrone, un lavativo, una zecca, un imboscato, un lazzarone, uno scansafati­che, un cialtrone o un ruba stipendio. No, no, è un ergofobico. Proprio così. Lui non facendo un tubo“sperimenta una sproporzio­nata ansietà riguardo all’ambiente di lavoro”. Quindi abbiate pietà e, se proprio dovete mandarlo a quel paese, fatelo con le dovute cautele. Perché il poverino potrebbe essere affetto anche da Allodoxafo­bia: la paura delle opinioni altrui.

 ??  ?? CAETOFOBIA La paura dei capelli lunghi
CAETOFOBIA La paura dei capelli lunghi
 ??  ?? ANABLEFOBI­A Ne soffre chi teme di guardare in alto
ANABLEFOBI­A Ne soffre chi teme di guardare in alto
 ??  ?? PENTHERAFO­BIA Il terrore per la suocera
PENTHERAFO­BIA Il terrore per la suocera
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POGONOFOBI­A Quando è la barba a far paura
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