Corriere della Sera - Sette

Fabio Capello

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

FABIO CAPELLO HA PRESO IN MANO IL VOLANTE per la prima volta su una 500, rossa, esordendo alla guida nello stesso anno in cui succedeva in serie A, nel 1964, con la Spal. Di strada ne ha fatta tanta, non solo sui campi di calcio. «Per me è bello guidare, mi piacciono molto anche le corse, ma solo quelle che vedo in tv. Se dovessi definirmi, direi che sono un automobili­sta educato. Non amo le

macchine troppo sportive ». Non è un caso che non sia mai andato in auto con compagni di squadra, neanche agli allenament­i. «Alla guida mi fido solo di mia moglie». Gli è capitato anche di fare qualche giro sulle piste di F1, come ad Abu Dhabi, su una Mercedes GT guidata da un vero pilota di prototipi. «Emozioni uniche, di paura ed esaltazion­e, ma da lasciare a chi lo fa di mestiere». Se fosse servito un messaggio del destino per spingerlo alla prudenza è arrivato presto, verso mezzogiorn­o di tantissimi anni fa, sull’autostrada del Sole. Lui ne aveva compiuti da poco 20. «Avevo acquistato da poco la mia seconda auto, una Mini, e stavo andando a Roma a trovare la mia futura moglie. Ero in autostrada e il mio piede sinistro a un certo punto, per miracolo, è scivolato dal predellino su cui lo tenevo appoggiato e così mi sono ripreso dal colpo di sonno che mi aveva preso all’improvviso». Salvo e, da allora, prudente. Dopo la Mini è arrivata, una Fulvia Coupé, «ma non la guidavo certo come chi con quella macchina vinceva i rally». Poi, una volta alla Juventus, diventa d’obbligo la Fiat: prima compra una 130 di seconda mano, da uno che di auto se ne intendeva, Sergio Pininfarin­a. Poi, visti i prezzi della benzina di quegli anni, una 128. Dopo, una volta al Milan, arriva una Opel station wagon, «comoda per girare con la famiglia». Poi, con una Chevrolet Blazer, è iniziata l’era dei Suv, che non è ancor finita. «Sono, e credo resteranno, il mio modello ideale di macchina».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy