Non ditemi mai “Sono d’accordo, ma...”
Due palette: verde (approvazione) e rossa (disapprovazione). Per esprimersi in redazione basta un gesto ironico
SONO ENTRATO IN REDAZIONE con un mazzo di palette rosse e verdi, e le ho distribuite. Paletta verde: approvazione. Paletta rossa: disapprovazione. La bella, sana disapprovazione che in Italia è quasi scomparsa: sporcata dal solito insulto o camuffata dalla cautela. Quante migliaia di volte avete sentito dire «Sono d’accordo, ma…». In televisione, sul lavoro, a scuola, tra amici, in famiglia. È un’espressione che detesto. Se la pensi diversamente, dillo! Un po’ di coraggio, cribbio! (mi piace l’espressione “cribbio”, molto meglio di “sono d’accordo, ma…”).
STATE PENSANDO: COME? Non ha scritto che ama l’anarchia rispettosa? E ognuno è libero di dire ciò che pensa? Ci sta informando che i redattori di 7 non hanno il coraggio di esprimere il proprio dissenso? Oh, no: il coraggio ce l’hanno, per fortuna. È bello conoscere le idee delle persone con cui si lavora; e la discussione fa bene, soprattutto quando coinvolge donne e uomini con esperienze ed età diverse. Le generazioni – mettiamocelo in testa – sono complementari. Un trentenne intuisce qualcosa che a un sessantenne sfugge, e viceversa.
MA LA PASSIONE TALMUDICA per la discussione può portare a qualche eccesso. Lo sappiamo: in ogni ufficio c’è chi trasforma un incontro di lavoro in un evento teatrale, e la sala-riunioni in un palcoscenico. E allora sono guai. Non è il nostro caso, sia chiaro. Ma occorre stare attenti. Le cattive abitudini sono facili da prendere e difficili da abbandonare, come sanno i bevitori, i giocatori di dadi e certi mariti. TORNIAMO ALLE PALETTE verdi e rosse. Le ho portate in redazione per gioco: mai avrei immaginato tanto successo. Sono diventate semafori, cartelli e bandiere (sopra il tavolo bianco). Chi non le ha ricevute – perché meno polemico – ora le pretende. Qualcuno ci ha attaccato sopra un post-it con scritto “Forse” (vietato! Potrebbe essere l’inizio di un dibattito da tenere in altra sede). Ho il sospetto che qualcuno sognasse di fare il vigile urbano, e mi aspetto da un giorno all’altro di trovarlo in piedi sul tavolo che dirige il traffico. DEVO PERÒ AMMETTERLO, con una punta d’orgoglio: l’obiettivo è stato raggiunto. La redazione di 7 può approvare quello che ascolta o disapprovarlo: basta un gesto. È un modo ironico di stimolare la critica, senza la quale ogni progetto affonda. Per voi lettori ci sono le pagine di Missive & Messaggi. I miei giornalisti hanno le riunioni (poche, brevi) e le palette (verde, rossa). Funziona. A proposito: chissà se approvano quest’articolo. P.S. Dimenticavo. Prima di partire col nuovo 7 abbiamo cambiato l’aspetto della redazione. Ora è comoda e luminosa. Non abbiamo aggiunto praticamente nulla; ci siamo limitati a portar via (ripiani inutili, scaffali, armadi, scatoloni, mucchi di giornali, pigne di libri che sembravano torri babilonesi – vero, Edoardo?). Perché lo abbiamo fatto? Oh, bella: i bei posti producono belle idee. Non lo sapete?
È bello conoscere le idee delle persone con cui si lavora; e la discussione fa bene, soprattutto quando coinvolge donne e uomini con esperienze ed età diverse