VIAGGIO AL CENTRO DEL MARE
Sette giorni nel Mediterraneo. Partenza da Genova, destinazione le isole della Spagna. Il critico musicale, invitato a presentare il suo nuovo libro, racconta la vita di bordo (molto diversa da quella di questi scatti) fra croceristi d’ogni provenienza al
LA PUBBLICITÀ PROMETTEVA: «In crociera come una volta». Sulla copertina del dépliant, una coppia attempata ma ancora piacente, con dietro lo sfondo di mare e cielo azzurro. Lì in piedi, sul ponte di una nave. Una nave a forma di nave e non di condominio: piscina simbolica con jacuzzi e sdraio a poppa, pomposamente chiamata“ponte Lido”. Niente slot machine,ma giochi e ginnastica, dalla tombola all’arte di disporre la frutta. L’Ippolita di San Fruttuoso – Ippolita Viacava, 59 anni – ha vinto la crociera a un torneo di burraco («prima fra 35 tavoli») e ha deciso di portare con sé il marito Mario Scevola anche lui di San Fruttuoso, pescatore in pensione, 71 anni. Sposati informalmente il 5 ottobre in spiaggia a Camogli tra figli e nipotini. Lui e lei, taglie forti, sono una coppia perfetta. Quand’è a casa sua, l’Ippolita scende ogni mattina a pescare col bolentino e guai a chi si lega alla sua boa, specie se subacquei col fucile.
MARTEDÌ. Alle 14 la stazione marittima di Genova è deserta. Ma i posteggi esauriti. La Ocean Majesty salpa verso le 16. Direzione, Barcellona. La piscina viene vuotata. Al minimo beccheggio manda fuori ondate tipo Vajont. La signora Vacchino di Sanremo, sorella dello storico proprietario dell’Ariston, sede del Festival di Sanremo, riceve una foto scattata da Arma di Taggia in cui la nostra nave è un puntino in mezzo al mare. Tecnologia commovente. Il risveglio, gli annunci e molto altro sono curati dal capo dell’animazione Enrico Longo Doria, annunciatore e presentatore in pensione. Prevalentemente usato da Raiuno per le letture della messa domenicale. La sua vera età è un segreto ben custodito, ma siamo nell’area degli Ottanta. I suoi annunci sono preceduti da uno stormir di gabbiani. E si chiudono con il pensiero del giorno del tipo: «Dimmi con chi vai e ti dirò se vengo».
MERCOLEDÌ. Tempo variabile. La componente cibaria è molto curata, servita al ponte piscina, e, per la cena, nel salone tutto stucchi e lampadari. Oltre ai tre pasti principali ci sono il tè con i pasticcini alle 16.15 e lo spuntino di mezzanotte (a rotazione
pollo fritto, pizza, involtini primavera). Indipendentemente dallo stato del mare. L’equipaggio è composito. Ufficiali greci a cominciare dal comandante, personale filippino, qualche russo, orchestra ungherese composta da due fiati, batteria, piano elettrico. Niente cantante, solo musica strumentale. Repertorio quasi tutto di 50 anni fa. Canzoni come una volta. Scopro fra gli spartiti Chitarra Romana (Cherubini/Di Lazzaro). Chiedo di provare a eseguire Caruso di Lucio Dalla. Fingono di non capire.
MERCOLEDÌ, ore 15: arrivo a Barcellona. Gotico catalano. Guide perfette. Escursione in città, dove è forte il culto di Sant’Eulalia, martirizzata a soli 13 anni. Nel chiostro accanto al Duomo, 13 oche, destinate a morire di vecchiaia e non in pentola (come il Funky Gallo di Zucchero), ricordano l’età di Sant’Eulalia. Alla sera, per i più resistenti, spettacolo di Flamenco. Tavolinetto con drink e flamenco d’allevamento. Conosco varie coppie.Vincenzo Grippa di Napoli, 60 anni, pensionato impiegato alla biblioteca di Brugherio, e il suo compagno Arturo Persico, 59 anni da Trezzo d’Adda, parrucchiere per signora e in passato modello. Poi Pietro Lorenzo Vallauri, 78 anni, di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), metalmeccanico in pensione, con la moglie Luciana Avena, 69 anni, casalinga. GIOVEDÌ. Sveglia con notizie interessanti: il signor Giorgio Raviolo, ospite numero 148, ha vinto un pre-
“Bella nave che vai sul mare, quante cose puoi portare?” “Posso portare mille persone, cento sacchi di carbone, tre scialuppe ed una l ancia e un capitano con l a pancia. Corro i n men che non ti dico dalla Cina a Portorico…” Gianni Rodari ( Bella nave - Filastrocche lunghe e corte, 1981)
mio. Il primo passeggero imbarcato invece si chiama Giordano Dondi. A sera vengo invitato con mia moglie al tavolo del comandante. Presente anche l’armatore e gran capo della Giver Viaggi (famosa per le crociere fluviali nel Nord Europa), dottor Giorgio Lombardo. Nonostante la raccomandazione di vestirsi eleganti sono l’unico in smoking. A tavola il capitano è taciturno. Una signora di Trieste, che fa la tour operator, gli chiede in quali mari preferisce navigare. Il capitano risponde: «I Caraibi». «Perché?», insiste lei. «Per varie ragioni», taglia corto lui.
VENERDÌ: navigazione verso Malaga. Il tempo peggiora. All’alba vento e pioggia. Una parte della comitiva decide per l’escursione a Granada. Dista
120 chilometri. Che non passano mai per colpa di Pedro, una guida che racconta un sacco di scemenze scontate. Intorno alla cattedrale perdiamo due signore. Pedro fa di tutto per seminare il gruppo. La pioggia non dà tregua. La visita all’Alhambra non è possibile: posti esauriti. Ritardatari che avevano già prenotato la visita vengono lasciati fuori. Ci accontentiamo di ammirarla da un“mirador”(belvedere). Una signora anziana piange dalla stanchezza. Si decide di mandarla in taxi al ristorante, debitamente scortata. Del ristorante la guida Pedro conosce il nome, ma non l’indirizzo. Come in Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, il gruppo di assottiglia. Poi, grazie a San Ritrovado, patrono degli escursionisti intruppati, il gruppo recupera le pecorelle smarrite. Nuvole basse impediscono la vista della Sierra Nevada dall’autostrada. Su Malaga infuria la tempesta, vento a 50 nodi, onde di tre metri. Saggiamente il capitano decide di non partire e di passare la notte nel porto di Malaga. All’alba di sabato è previsto un miglioramento. Si decide di saltare lo scalo a Ibiza e puntare direttamente sull’isola di Maiorca. Partenza la mattina alle 8.
DOMENICA. Arrivo a Palma. Maiorca è grandissima, abitatissima, supercostruita. Momento topico della giornata: la visita alle Grotte del Drago in località Porto Cristo. Stupende. Battono quelle di Postumia, la Grotta Gigante di Trieste, quelle di Is Zuddas in Sardegna e perfino quelle di Castellana. Al fondo un immenso anfiteatro con vista sul grande lago sotterraneo. In 500, seduti, assistiamo a un’americanata da manuale: tre barche illuminate procedono sul laghetto spandendo musica classica (registrata) con orchestrali meccanici a batteria. Gran finale nelle viscere della terra con la
Barcarola di Offenbach. Usciti all’aperto paella in un ristorante delle vicinanze. Tutti la fotografano. È lei la star. Alla sera, messa nel duomo di Palma: organo, canti e altare stranissimo curato da Salvador Dalí. La mattina dopo, arrivo a Minorca. Port Mahón è un fiordo di rara bellezza, con isolotti, monasteri, fortificazioni e tantissimi posti barca. Il giro dell’isola è fantastico. Ci sono finti villaggi di pescatori tutti color calce, stile Santorini in Grecia. Poi nella notte tra lunedì e martedì si balla come matti, qualcuno cade. Metà nave è in cabina a vomitare. Alle nove del mattino il mare è calmo. Si vedono le Alpi Marittime innevate.
EPILOGO-VERITÀ: sono salito su questa nave a scrocco con mia moglie. Ho presentato un assaggio del mio spettacolo Io odio i talent show e il libro Troppe zeta nel cognome. Il gran capo di Giver Viaggi si è divertito e mi ha fatto omaggio delle escursioni e di tutto il resto. Mi sembra che tutto abbia funzionato bene e che gli anziani abbiano apprezzato. Ma anche se non fosse così avrei scritto uguale. Noi giornalisti viaggiamo spesso a scrocco, ma non mettiamo mai l’avvertenza che avete appena letto.