La geografia? S’impara col Giro d’Italia
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Il migliore della settimana: Matteo Colombo ,41 anni
VOLETE CONOSCERE L’ITALIA? Seguite il Giro. Se fossi un professore di Geografia mi registrerei tutte le dirette della Rai per poi proporne una sintesi ai miei studenti. Non c’è nessun’altra manifestazione sportiva che racconti la bellezza del nostro Paese e i mutamenti del suo paesaggio meglio della corsa rosa. Lo fa da cento anni. Sommessamente e con un certo pudore, senza scomodare parole come “enfasi” o “storytelling”, che oggi vanno tanto di moda. Quel tipo di narrazione continua a nascondere qualcosa di affascinante, come ai tempi del
Processo alla tappa condotto da Sergio Zavoli e delle cronache scritte per il Corriere della Sera da Dino Buzzati. La corsa arriva anche dalle mie parti. La quattordicesima tappa parte da Castellania (Alessandria), paese natale di Fausto Coppi. Qui c’è
grande attesa. Tutti dicono di avere conosciuto l’Airone e di ricordare quando morì, il 2 gennaio 1960. Noi giovani ci illudiamo e vogliamo crederci, perché la malinconia negli occhi di chi c’era è magica.
AD OGNI MODO ogni tappa è speciale e ha un racconto a sé. Al passaggio della carovana si accalcano ai bordi delle strade i tipi umani che raccontano l’Italia. Osservandoli si ha un quadro più completo di qualunque sondaggio dell’Istat. Ci sono classi di studenti, operai, professionisti, sindaci, anziani, famiglie, persino le casalinghe, che, di solito, non si entusiasmano nemmeno per la Nazionale di calcio ai Mondiali. C’è il mondo della città e quello della provincia. Le strade, appunto. Il transito della corsa “obbliga” le amministrazioni locali a riparare le vie piene di buche, sconnesse e disastrate, per due motivi: la sicurezza dei ciclisti e le telecamere. «In tv non si può sfigurare», ed ecco che in pochi giorni si trovano i soldi per fare il maquillage a provinciali e statali che fino all’altro ieri erano un colabrodo. Evviva il Giro, allora! I cittadini, però, sono stanchi di scoprire che le cose possono funzionare soltanto nell’emergenza, in questo caso televisiva. Non sarebbe meglio se i paesi fossero tenuti come si deve anche senza che ci passi Nibali, piegato sul manubrio?
NELLE PRIME TAPPE (in Sardegna e sull’Etna) abbiamo visto abitazioni e monumenti colorarsi di rosa. Ma dal rosa al rosso il passo è breve. Nelle casse delle Province, che ora si chiamano “aree vaste”, non ci sono soldi per la viabilità e le infrastrutture. I presidenti dicono che i tagli dello Stato sono ormai insopportabili. Se piove a dirotto per un giorno intero si aprono voragini nell’asfalto che inghiottirebbero l’intera squadra dell’Astana. E allora faccio una proposta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio: prenda un suo giovane collaboratore e gli faccia seguire il Giro. Si renderà conto di come siamo messi con ponti (pericolanti), svincoli (pericolosi) e rotonde (perigliose).