Mamma li Turchi!
Da Kos a Kastellorizo, sono loro i nuovi turisti. E, soprattutto, comprano case, grazie a prezzi bassi e agevolazioni fiscali. I Greci? C’è chi teme da parte dei rivali storici nuove rivendicazioni territoriali. Ma anche chi vuole offrire alla parte laica del Paese di Erdogan un luogo sicuro e accogliente
DOPO UN PO’, VIVENDO IN GRECIA da oltre vent’anni, non ci fai più caso. Ogni sussurro partito dalla parte orientale dell’Egeo, in quella occidentale diventa un boato. «La Turchia prepara i piani per attaccarci», dicono gli anziani ateniesi. «Vogliono riprendersi Salonicco, dove nacque Mustafa’ Kemal Ataturk, magari in occasione del centenario della loro Repubblica nel 2023», dicono nella città della Grecia settentrionale. In occasione del referendum turco, voluto dal presidente-sultano Recep Tayyip Erdogan sulle riforme costituzionali, il lamento greco è cresciuto di intensità: tassisti, ristoratori, farmacisti, commercianti, parrucchieri, gente comune hanno cominciato a discutere animatamente sulle periodiche invasioni dello spazio aereo ellenico da parte dei jet turchi. «Eccoli. Ora approfitteranno della nostra fragilità per entrare in guerra». Tranquilli, nessun pericolo all’orizzonte. La Turchia ha altro a cui pensare, e gli sconfinamenti sono semplici provocazioni, giusto per innervosire l’ex storico nemico. Come accadde per l’isola di Imia, nel 1996, dove si rischiò l’irreparabile per un lembo di terra abitato soltanto da capre.
PROVOCAZIONI “VENIALI” da una parte, attrazione fatale dall’altra. Sì, perchè greci e turchi somigliano, fatte le debite proporzioni, a israeliani e palestinesi. I primi, pur divisi da un odio atavico ereditato da decine di generazioni a causa di 400 anni di occupazione turca della Grecia, si piacciono da sempre. Costantinopoli (cioè Istanbul) per un ateniese è la meta del cuore e della nostalgia. Esattamente come succede nel Medio Oriente, dove esistono l’occupazione, la politica, i rancori denunciati in tutte le sedi; ma se un israeliano discute d’affari con un palestinese ecco che matura il trionfo del consenso, quindi l’intimità di un rapporto dal quale tutti gli altri sono esclusi, o al massimo possono essere tollerati spettatori. Pensate che il vergognoso muro della Cisgiordania, eretto per separare i due popoli e scongiurare eventuali attacchi terroristici, è stato costruito con cemento egiziano acquistato da affaristi palestinesi che lo hanno poi venduto a Israele. La Grecia, esangue a causa dei sacrifici che deve sopportare per via del debito e di drastiche misure che non paiono mai sufficienti, sta ricevendo però un provvidenziale aiuto. Anzi, un doppio aiuto, proprio dallo scomodo vicino. Un tempo i prezzi ellenici erano troppo alti, oggi sono in discesa e una vacanza nelle isole greche
I l più bello dei mari è quello che non navigammo. I l più bello dei nostri f igli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non l i abbiamo ancora vissuti. E quello che vor rei dirti di più bello non t e l ’ ho ancora detto. Il più bello dei mari di Nazim Hikmet (1902-1963)
è il sogno del turco laico, a cominciare da coloro – soprattutto giovani – che vogliono divertirsi liberamente, senza restrizioni, lontano dal sultano bacchettone. Le isole greche, che conoscono da tempo soltanto qualche modesta ma fastidiosa coda della crisi, hanno aperto generosamente le porte ai ragazzi della porta accanto. I turchi sono turisti affidabili e in costante crescita. Fino a pochi anni fa, fra i vacanzieri stranieri, c’erano soltanto inglesi, tedeschi, italiani e francesi. Adesso i clienti in fortissima crescita sono proprio i turchi. Mi verrebbe da dire i giovani turchi, se non sapessi di riaccendere antiche ferite e di urtare troppe sensibilità. Questo è l’aiuto numero uno, ma il numero due è ancor più consistente e qualificato. Sono ormai centinaia i turchi, laici e benestanti, che hanno deciso di comprar casa in Grecia. I prezzi sono assai
interessanti, sia nelle città sia nelle isole. Il Paese, non conoscendo preoccupanti sussulti sociali (nonostante la crisi), è affascinante e attrattivo, soprattutto libero. Non sottoposto all’asfissiante terapia ideologico-demagogica del sultano, e ovviamente è vicinissimo alla Turchia. L’antropologa lombarda Giulia Casartelli, affascinata da quest’area del mondo, ha conosciuto decine di ragazzi turchi attratti dalle offerte turistiche del vicino. «È dirimpettaio. C’è aria di famiglia. Da Bodrum all’isola di Kos un paio d’ore di traghetto; dalla turca Kas a Kastellorizo, sì proprio l’isola del film Mediterraneo, appena venti minuti». Proprio in queste settimane molti turchi comprano casa in Grecia approfittando di un’offerta seducente, Greece my residence:
Golden visa. Un’offerta di residenza di cinque anni per chi investa almeno 250mila euro nella repubblica ellenica, a condizioni assai allettanti. Sono già moltissimi i turchi che hanno accettato l’offerta.
TUTTO QUESTO RIVELA non soltanto l’attrazione per le bellezze naturali della Grecia, ma l’interessato desiderio ateniese di offrire ai vicini un luogo sicuro e accogliente. Non occorre molta immaginazione per pensare alle sofferenze della metà del Paese, assolutamente laico e fedele alle idee secolari di Ataturk, che al referendum ha votato no. Forse, se non ci fossero stati brogli ormai evidenti di qualche milione di schede, sarebbe stato difficile per Erdogan prevalere sulle opposizioni. Un no sonoro è arrivato da quasi tutta la fascia occidentale e costiera della Turchia, con l’aggiunta delle regioni sudorientali a maggioranza curda e dell’oasi della capitale Ankara, che si è sottratta alla voracità del presidente. Valeria Giannotta, docente universitaria di relazioni internazionali che ha insegnato a Istanbul, Gaziantep e Ankara, è tornata in Italia da poche settimane. Un anno sabbatico e poi un’offerta di lavoro, come direttrice, da parte del Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente). Valeria non ha subito angherie, ma si è dovuta sottoporre a superlavoro. Perché? «Invece di un solo corso me ne sono ritrovati dieci». Motivo? I titolari degli altri nove erano stati allontanati perché ritenuti pericolosi o sovversivi dal regime. La professoressa Giannotta, che ha vissuto a stretto contatto con la Turchia laica, parla di difficoltà non insormontabili a Istanbul (ovviamente quartieri occidentali), ma di problemi seri nella capitale. Per esempio gli alcolici. In nome di una pretesa democrazia islamica il regime ha applicato tasse mostruose sulle licenze, e molti ristoratori non possono pagarle. Primo perché anche in Turchia c’è la crisi. Secondo perché il vicino di tavolo, fedele ai dettami islamici, potrebbe andarsene o litigare rumorosamente se vede una bottiglia di vino o di whisky. Come si fa, allora? Quel che si faceva in Libano durante la guerra civile nei quartieri musulmani: trionfo dell’ipocrisia. Il contenuto delle bottiglie veniva distribuito in tazze di “the ghiacciato”. Anche chi scrive ne ha fatto spesso uso.
Devi augurarti che l a strada sia l unga. Che i mattini d’estate siano t anti quando nei porti – f inalmente e con che gioia – t occherai t er ra t u per l a prima volta: negli empori f enici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre t utta merce f ina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti Itaca di Costantino Kavafis (1863-1933)