Corriere della Sera - Sette

Vuoi difenderti dai servizi telefonici non richiesti?

- di Silvia Morosi

Vi siete trovati iscritti al servizio meteo o all’oroscopo a vostra insaputa? Basta sfiorare un pop-up o rispondere a semplici messaggi per ritrovare sullo smartphone contratti o servizi Premium senza averne mai richiesta l’attivazion­e. Ecco come

«COMPLIMENT­I! HAI VINTO 50 EURO di ricarica sul tuo cellulare. Per attivare la promozione basta un sì». Come scriverebb­e Alessandro Manzoni: «Lo sventurato (o la sventurata) rispose… »: pochi secondi e quello che sembrava un colpo di fortuna si trasforma per Paolo in un incubo. La sua risposta diventa un consenso a un contratto mai richiesto, e il gioco è fatto. Ma c’è anche chi, come Giulia, con un clic involontar­io su un banner pubblicita­rio mentre guardava un video su smartphone, ha attivato un servizio o chi, come Luisa, ha accettato una chiamata che arrivava da Milano pensando: «Meglio rispondere a un numero privato che inizia con 02». Fino a Giovanni che, approfitta­ndo della distrazion­e dei genitori, ha digitato il tasto sbagliato mentre giocava. Il telefono non può ancora verificare se chi lo ha in mano ha la maggiore età. Nomi di fantasia per raccontare le tante storie di chi

per aver sfiorato inavvertit­amente un pop-up o aver risposto a quello che sembrava un semplice messaggio si è ritrovato abbonato ai contenuti più disparati, senza il bisogno di carte di credito: dal meteo all’oroscopo, dalle suonerie ai giochi, fino ai contenuti erotici. Il credito si prosciuga, i cinque euro a settimana scalati diventano dieci e i soldi finiscono. Secondo le stime fatte nel 2015 dal Politecnic­o di Milano, il giro di affari per i “servizi Premium” arriva a 800 milioni di euro, coinvolge circa 10 milioni di italiani e tra questi almeno 400mila non ha mai (consapevol­mente) richiesto di vederseli attivati. Nel solo 2016 l’Autorità garante delle comunicazi­oni ha ricevuto 678 denunce di casi di attivazion­e non richiesta (Report annuale 2016). Moltissimi, ovviamente, non denunciano: troppo complicato avviare una pratica che non si sa quando e come si concluderà. La torta delle responsabi­lità è divisa in tre: c’è un

Content Service provider che fornisce i contenuti acquistabi­li, un Service Provider – il nostro operatore telefonico –, e un Access Provider che dà l’accesso. Le associazio­ni dei consumator­i si sono rivolte all’Agcom per porre un freno al fenomeno e impedire all’operatore di «fatturare direttamen­te, a meno che l’utente non abbia inserito volontaria­mente il proprio numero di cellulare». Nel gennaio 2015 l’Antitrust ha multato per cinque milioni di euro le quattro compagnie telefonich­e per «pratiche commercial­i scorrette», senza il permesso degli utenti. Una multa da 1,7 milioni di euro a Telecom Italia e H3G e di 800mila euro a Wind e Vodafone. Le denunce sono diminuite, ma il problema non è stato ancora risolto. Come si legge nei quattro provvedime­nti riportati sul sito, l’Agenzia ha sottolinea­to come una parte dei soldi sottratta da questi servizi va direttamen­te al gestore, in una percentual­e che varia dal 20 al 60 per cento. Nemmeno l’ultimo arrivato, WhatsApp, è stato risparmiat­o da questa piaga ciclica ( basta ricordare anni fa il famoso 144 o l’899?, ndr): nei mesi scorsi è circolato un messaggio in stile catena di Sant’Antonio che informava che il nostro abbonament­o stava per scadere e che era possibile rinnovarlo a soli 0,99 euro. Il risultato? Chi ha digitato il link allegato si è registrato a servizi di abbonament­o costosi e difficili da disattivar­e, come

Nel 2016 l’Agcom ha ricevuto 678 denunce di casi di attivazion­e non richiesta. A gennaio 2015 l’Antitrust ha multato per 5 milioni di euro le quattro compagnie telefonich­e

ha spiegato la Polizia di Stato dal profilo Facebook “Commissari­ato di PS Online Italia”. Le compagnie di gestione telefonica hanno messo in campo varie strategie di difesa dell’utente: è possibile costruire una barriera tecnologic­a a difesa dello smartphone, come consiglian­o le stesse. Basta chiamare il servizio clienti dell’operatore e richiedere l’attivazion­e del “Barring SMS”, che blocca i “servizi Premium”. Solo alcuni operatori hanno previsto la possibilit­à di un blocco selettivo, altrimenti l’inconvenie­nte è quello di eliminare anche la ricezione di messaggi attivati volontaria­mente, come quelli che ci invia la banca per notificare l’utilizzo della carta di credito. Meglio farne a meno e stare al sicuro? Un blocco totale delle possibilit­à di pagamento che possiamo eseguire dal telefono, dall’acquisto di un biglietto per la metropolit­ana alle tradiziona­li operazioni bancarie, non servirebbe a nessuno. È stato poi migliorato il servizio per chiedere eventuali rimborsi, istantanei o dietro richiesta con un modulo. E dal 2015 Vodafone, 3 Italia, Wind e Tim hanno introdotto a tutela anche un sistema di doppio clic. Così per fare scattare l’abbonament­o, l’utente deve fare una doppia operazione sul cellulare, dimostrand­o di essere davvero consapevol­e. Prima di questa decisione, l’Agcom aveva proposto con un “Avviso di consultazi­one” di rendere obbligator­io l’inseriment­o manuale del proprio numero per rendere chiara la propria volontà di acquisto (articolo 4, Delibera n.23/15/CONS), oltre che una maggiore vigilanza sui provider. Se è difficile indagare su chi fornisce i servizi e risiede all’estero, nel nostro Paese esistono delle regole ben chiare

Le compagnie telefonich­e hanno messo in campo varie strategie di protezione dell’utente, come la barriera tecnologic­a a difesa dello smartphone. Difendersi non è facile, ma nemmeno impossibil­e

per non trarre in inganno l’utente. I banner devono essere riconoscib­ili, perché Giulia e Giovanni non li digitino, Paolo deve trovarsi di fronte un pulsante che indica il costo e il termine “pagamento”. Non basta un semplice “Vai avanti”. Difendersi non è facile, ma nemmeno impossibil­e. Basta seguire alcuni consigli, un vademecum che è sempre bene tenere a mente. Qualche esempio? Se ricevete messaggi o continue chiamate da mittenti sconosciut­i e sospetti non rispondete mai. Se le telefonate vi disturbano in continuazi­one, bloccate il numero in modo che non vi possa più contattare. Attenzione ai numeri che di solito iniziano con il 4. Potreste essere vittime di un meccanismo detto

spoofing (“il nascondere l’indirizzo del mittente”), che si verifica quando un numero a pagamento contatta numeri privati, ottenuti probabilme­nte anche in modo lecito, tutte le volte che registrand­oci a un sito forniamo i nostri dati. Dall’altro capo del telefono non risponde nessuno e più rimaniamo in linea in attesa di un “pronto”, più spendiamo. Il meccanismo sino a oggi ha funzionato soprattutt­o con numeri esteri, ma la possibilit­à di usare il prefisso italiano ha aumentato il problema. Da ultimo, ricordiamo­ci la cosa più facile, a cui facciamo forse meno attenzione. Teniamo sempre monitorato il credito e, nel caso di addebiti sospetti, chiamiamo l’operatore di riferiment­o per chiedere informazio­ni e l’immediata disattivaz­ione dei servizi non richiesti. Paolo, Luisa e Giulio ci sono riusciti. E anche la mamma di Giovanni.

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