Vuoi difenderti dai servizi telefonici non richiesti?
Vi siete trovati iscritti al servizio meteo o all’oroscopo a vostra insaputa? Basta sfiorare un pop-up o rispondere a semplici messaggi per ritrovare sullo smartphone contratti o servizi Premium senza averne mai richiesta l’attivazione. Ecco come
«COMPLIMENTI! HAI VINTO 50 EURO di ricarica sul tuo cellulare. Per attivare la promozione basta un sì». Come scriverebbe Alessandro Manzoni: «Lo sventurato (o la sventurata) rispose… »: pochi secondi e quello che sembrava un colpo di fortuna si trasforma per Paolo in un incubo. La sua risposta diventa un consenso a un contratto mai richiesto, e il gioco è fatto. Ma c’è anche chi, come Giulia, con un clic involontario su un banner pubblicitario mentre guardava un video su smartphone, ha attivato un servizio o chi, come Luisa, ha accettato una chiamata che arrivava da Milano pensando: «Meglio rispondere a un numero privato che inizia con 02». Fino a Giovanni che, approfittando della distrazione dei genitori, ha digitato il tasto sbagliato mentre giocava. Il telefono non può ancora verificare se chi lo ha in mano ha la maggiore età. Nomi di fantasia per raccontare le tante storie di chi
per aver sfiorato inavvertitamente un pop-up o aver risposto a quello che sembrava un semplice messaggio si è ritrovato abbonato ai contenuti più disparati, senza il bisogno di carte di credito: dal meteo all’oroscopo, dalle suonerie ai giochi, fino ai contenuti erotici. Il credito si prosciuga, i cinque euro a settimana scalati diventano dieci e i soldi finiscono. Secondo le stime fatte nel 2015 dal Politecnico di Milano, il giro di affari per i “servizi Premium” arriva a 800 milioni di euro, coinvolge circa 10 milioni di italiani e tra questi almeno 400mila non ha mai (consapevolmente) richiesto di vederseli attivati. Nel solo 2016 l’Autorità garante delle comunicazioni ha ricevuto 678 denunce di casi di attivazione non richiesta (Report annuale 2016). Moltissimi, ovviamente, non denunciano: troppo complicato avviare una pratica che non si sa quando e come si concluderà. La torta delle responsabilità è divisa in tre: c’è un
Content Service provider che fornisce i contenuti acquistabili, un Service Provider – il nostro operatore telefonico –, e un Access Provider che dà l’accesso. Le associazioni dei consumatori si sono rivolte all’Agcom per porre un freno al fenomeno e impedire all’operatore di «fatturare direttamente, a meno che l’utente non abbia inserito volontariamente il proprio numero di cellulare». Nel gennaio 2015 l’Antitrust ha multato per cinque milioni di euro le quattro compagnie telefoniche per «pratiche commerciali scorrette», senza il permesso degli utenti. Una multa da 1,7 milioni di euro a Telecom Italia e H3G e di 800mila euro a Wind e Vodafone. Le denunce sono diminuite, ma il problema non è stato ancora risolto. Come si legge nei quattro provvedimenti riportati sul sito, l’Agenzia ha sottolineato come una parte dei soldi sottratta da questi servizi va direttamente al gestore, in una percentuale che varia dal 20 al 60 per cento. Nemmeno l’ultimo arrivato, WhatsApp, è stato risparmiato da questa piaga ciclica ( basta ricordare anni fa il famoso 144 o l’899?, ndr): nei mesi scorsi è circolato un messaggio in stile catena di Sant’Antonio che informava che il nostro abbonamento stava per scadere e che era possibile rinnovarlo a soli 0,99 euro. Il risultato? Chi ha digitato il link allegato si è registrato a servizi di abbonamento costosi e difficili da disattivare, come
Nel 2016 l’Agcom ha ricevuto 678 denunce di casi di attivazione non richiesta. A gennaio 2015 l’Antitrust ha multato per 5 milioni di euro le quattro compagnie telefoniche
ha spiegato la Polizia di Stato dal profilo Facebook “Commissariato di PS Online Italia”. Le compagnie di gestione telefonica hanno messo in campo varie strategie di difesa dell’utente: è possibile costruire una barriera tecnologica a difesa dello smartphone, come consigliano le stesse. Basta chiamare il servizio clienti dell’operatore e richiedere l’attivazione del “Barring SMS”, che blocca i “servizi Premium”. Solo alcuni operatori hanno previsto la possibilità di un blocco selettivo, altrimenti l’inconveniente è quello di eliminare anche la ricezione di messaggi attivati volontariamente, come quelli che ci invia la banca per notificare l’utilizzo della carta di credito. Meglio farne a meno e stare al sicuro? Un blocco totale delle possibilità di pagamento che possiamo eseguire dal telefono, dall’acquisto di un biglietto per la metropolitana alle tradizionali operazioni bancarie, non servirebbe a nessuno. È stato poi migliorato il servizio per chiedere eventuali rimborsi, istantanei o dietro richiesta con un modulo. E dal 2015 Vodafone, 3 Italia, Wind e Tim hanno introdotto a tutela anche un sistema di doppio clic. Così per fare scattare l’abbonamento, l’utente deve fare una doppia operazione sul cellulare, dimostrando di essere davvero consapevole. Prima di questa decisione, l’Agcom aveva proposto con un “Avviso di consultazione” di rendere obbligatorio l’inserimento manuale del proprio numero per rendere chiara la propria volontà di acquisto (articolo 4, Delibera n.23/15/CONS), oltre che una maggiore vigilanza sui provider. Se è difficile indagare su chi fornisce i servizi e risiede all’estero, nel nostro Paese esistono delle regole ben chiare
Le compagnie telefoniche hanno messo in campo varie strategie di protezione dell’utente, come la barriera tecnologica a difesa dello smartphone. Difendersi non è facile, ma nemmeno impossibile
per non trarre in inganno l’utente. I banner devono essere riconoscibili, perché Giulia e Giovanni non li digitino, Paolo deve trovarsi di fronte un pulsante che indica il costo e il termine “pagamento”. Non basta un semplice “Vai avanti”. Difendersi non è facile, ma nemmeno impossibile. Basta seguire alcuni consigli, un vademecum che è sempre bene tenere a mente. Qualche esempio? Se ricevete messaggi o continue chiamate da mittenti sconosciuti e sospetti non rispondete mai. Se le telefonate vi disturbano in continuazione, bloccate il numero in modo che non vi possa più contattare. Attenzione ai numeri che di solito iniziano con il 4. Potreste essere vittime di un meccanismo detto
spoofing (“il nascondere l’indirizzo del mittente”), che si verifica quando un numero a pagamento contatta numeri privati, ottenuti probabilmente anche in modo lecito, tutte le volte che registrandoci a un sito forniamo i nostri dati. Dall’altro capo del telefono non risponde nessuno e più rimaniamo in linea in attesa di un “pronto”, più spendiamo. Il meccanismo sino a oggi ha funzionato soprattutto con numeri esteri, ma la possibilità di usare il prefisso italiano ha aumentato il problema. Da ultimo, ricordiamoci la cosa più facile, a cui facciamo forse meno attenzione. Teniamo sempre monitorato il credito e, nel caso di addebiti sospetti, chiamiamo l’operatore di riferimento per chiedere informazioni e l’immediata disattivazione dei servizi non richiesti. Paolo, Luisa e Giulio ci sono riusciti. E anche la mamma di Giovanni.