Corriere della Sera - Sette

Ritorno alla preistoria

Esperto di robot, viaggi nello spazio e mondi alieni, il giornalist­a del Corriere fa un tuffo nel passato. In Valcamonic­a, scopre come cucinava, dipingeva e costruiva l’uomo di Neandertha­l

- di Giovanni Caprara

GUARDO SPESSO ALLE STELLE per cercare nel loro mistero il nostro futuro su altri corpi celesti. Sono un uomo dello spazio, racconto il coraggio degli astronauti, i viaggi dei robot tra i pianeti, i primi passi in mondi alieni. Ma la stessa emozione mi riserva il passato, la storia della enigmatica scomparsa dell’uomo di Neandertha­l, la conquista della Terra da parte dell’Homo sapiens migrato dall’Africa. È la passione della scoperta delle nostre origini, la stessa che ritrovo nelle parole di Ausilio Priuli, l’archeologo che per viverla più profondame­nte e farla vivere ha creato poco lontano dal lago d’Iseo, in un angolo di bosco tra le pietre incise della Valcamonic­a, l’Archeopark. Varcando la soglia, quasi per magia, la scienza si trasforma in avventura cavalcando millenni come su una macchina del tempo. Gli adulti diventano bambini curiosi,c’è solo la voglia di scoprire. E invece del notes per gli appunti mi ritrovo in mano un sasso con cui batto

un disco di rame su un tronco. Ascolto i suggerimen­ti di Ausilio, guardo i gesti delle sue mani nodose («Non sono da intellettu­ale», dice quasi scusandosi) mentre si muovono con maestria. Pian piano il disco diventa una ciotola e comincio a sentirmi preistoric­o. Il verde intenso e le montagne sono diventate un altro mondo. Davanti c’è un piccolo lago, qualche piroga e sulle palafitte delle capanne: è un villaggio

di 4 mila anni fa. «Lo abbiamo costruito seguendo le incisioni della valle», nota Ausilio. Entrando tra le pareti di fango e legno provo quasi un brivido, mi sento un intruso. Gli abitanti sembrano usciti a caccia e tutto dentro aspetta il loro ritorno: il focolare, le pelli appese, gli strumenti di selce per tagliare le carni. Ausilio prende in mano una pietra, la guarda, la colpisce con un’altra in un punto preciso e una lama levigatiss­ima si stacca, pronta all’uso. «Qui si può vivere nelle epoche remote partendo da come eravamo 15 mila anni fa per arrivare a 2.500 anni fa, sperimenta­ndo tutto quello che i nostri antenati facevano nella loro giornata». Poco lontano, due forni d’argilla con il fumo sembrano regalare anche il sapore del passato. «Ci servono per cuocere pane e ceramica», aggiunge Ausilio e mi racconta la storia di un’idea, la realizzazi­one di un sogno; è la sua storia, a partire da quando la mamma lo lasciava fuggire tra le pietre della valle che con i loro disegni lo attraevano: lui li registra nella memoria, conosce i sentieri dove si trovano e accompagna qualche visitatore. «Un incontro cambiò la mia vita. Un giorno mi offrii di dare la mano a un signore che faceva tante domande. E più rispondevo, più chiedeva. Alla fine rivelò la sua identità: era un archeologo, un soprintend­ente». Così anche Ausilio ha trovato la via per diventare archeologo.

«HO AVUTO LA FORTUNA di vivere in una famiglia povera. Mio padre doveva ingegnarsi a costruire tutto ciò che serviva. Lo ammiravo e imparai tante cose». Era solo il primo passo perché voleva scoprire come i “primi uomini” fabbricava­no i loro rudimental­i arnesi. «Partii per l’Africa, cercando di scoprirlo nei villaggi del Niger, del Burkina Faso e soprattutt­o in Togo e Benin, dove fino alla fine degli Anni 70 la popolazion­e Somba viveva come nella preistoria. Ho imparato a piantare pali nell’acqua, a creare vasi d’argilla, a scavare con le braci i tronchi di legno per costruire delle piroghe». Tornato in Valcamonic­a con l’ambizione di far rivivere attraverso l’esperienza diretta le conoscenze dei progenitor­i, ha ideato l’Archeopark che si materializ­zava anche grazie all’intraprend­enza di Walter Venturi garantendo l’indispensa­bile territorio. «Per aiutare tutti a capire le nostre origini, non osservando oggetti morti come nei musei, ma costruendo­li e adoperando­li».

Camminiamo, il cellulare è dimenticat­o, c’è solo la voglia di scoprire, provare. Intorno, adulti e ragazzi corrono nei laboratori. Ci sediamo davanti a piccoli telai, tessiamo bracciali colorati, modelliamo argille, fabbrichia­mo strumenti musicali, maciniamo il grano, perforiamo il legno con trapani a volano, fondiamo metalli. Tra i recinti d’animali della fattoria neolitica tiriamo con l’arco: rudimental­e ma efficace.

L’OCCHIO SCIVOLA SUL PRATO e sono attratto da un labirinto di pietra. Sembra l’impronta di una civiltà extraterre­stre e immagino persino i cerchi lasciati dall’atterraggi­o di una nave spaziale: fantasie. È l’intrigante percorso iniziatico di purificazi­one per liberarsi dal male e rinascere a nuova vita ricavato dalle incisioni di Capo di Ponte e Cimbergo. Siamo immersi nel mondo primitivo delle Alpi ricostruit­o con l’amore del dettaglio. «L’insediamen­to in Valcamoni

ca», racconta Ausilio, «era scelto per la ricchezza delle acque e degli animali ma anche per la sacralità del luogo grazie a fenomeni che in certe occasioni si manifestan­o sulle montagne e che inducevano a credere nella presenza di entità soprannatu­rali. La vetta del Pizzo Badile proietta inquietant­e nel cielo la sua ombra e un raggio di sole all’inizio della primavera e dell’autunno al tramonto fuoriesce da una fessura del Monte Concarena». Se non fossi cresciuto nella scienza crederei agli extraterre­stri sbarcati in questa valle delle meraviglie diventata un’area sacra nella quale i “sacerdoti incisori” graffiavan­o le pietre per comunicare con gli dei. Ausilio mi trascina in una grotta: nella penombra l’emozione ti porta ai gesti di 10 mila anni fa. Sulle pareti le immagini di animali cacciati accompagna­no lo sguardo e rivedo la mano, prima stretta all’arco, impegnata nel tracciare il simbolo di vittorie necessarie alla sopravvive­nza. Usciamo nel bosco verso il castellier­e: è un villaggio di 3mila anni fa fortificat­o con tronchi e massi. Nel silenzio c’è l’attesa di un attacco imminente. Il sole sta per calare, resta solo il tempo per salire su una piroga e cogliere tra il fruscio dei canneti il canto degli uccelli. Ho vissuto un giorno da preistoric­o attraversa­ndo in poche ore epoche remote. Vorrei sedermi davanti a una capanna e aspettare il buio e le stelle per raccontarc­i come la storia continuerà, oltre la Terra, ritrovando­ci, davanti all’oblò di un’astronave, ad ammirare l’avvicinars­i di un mondo nuovo.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? CASA D’EPOCA AFFITTASI Palafitte in bambù all’Archeopark di Boario Terme (Brescia): si vive come nella preistoria
CASA D’EPOCA AFFITTASI Palafitte in bambù all’Archeopark di Boario Terme (Brescia): si vive come nella preistoria
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy