Corriere della Sera - Sette

Nella notte televisiva giapponese

- di Matteo Persivale

FARE ZAPPING PER ORE, di notte, intontiti dal fuso orario e tormentati dall’insonnia, è sempre spiacevole. In Giappone diventa un’esperienza ai limiti della resistenza umana. Io sono tra quelli che, dopo le 20 ore di viaggio per arrivare in Giappone si trovano distrutti dal sonno di giorno e svegli di notte, in albergo, a guardare la tv. Ecco allora la cronaca di un lungo viaggio attraverso la notte giapponese davanti a una tv Toshiba a schermo ultra piatto, senza capire una parola della lingua. La premessa doverosa è che i palinsesti tv raramente mostrano il meglio dalle due di notte in avanti, e il Giappone – paese civilissim­o dal quale noi italiani avremmo molto da imparare – non ha necessaria­mente la tv peggiore del mondo (di sicuro la nostra è più sbracata). Ma se la tv giapponese può vantare un primato, è che si tratta di gran lunga di quella più strana del mondo. Mi piacerebbe poter dire che la cosa più bizzarra vista nella mia notte televisiva giapponese è stata quella di un cane maltese parlante. Purtroppo non è così. Tra l’altro, non si trattava ovviamente vista l’ora di un programma per bambini. Era sempliceme­nte un programma dove un cane maltese bianco viene doppiato da un attore fuoricampo, dialogando con gli umani in un talk show quasi normale.

MI SONO PIACIUTI MOLTO i due ragazzi che partecipav­ano a un programma di cucina, impegnati a preparare una pizza napoletana: indossavan­o giacche inglesi a larghe strisce verdi e blu come quelli dei giocatori di cricket di inizio Novecento. La pizza sembrava buona. Di normale non c’era nemmeno quella che apparentem­ente era una semplice televendit­a: l’articolo in questione? Un piccolo aspirapolv­ere domestico. La stranezza? I venditori erano una ragazza molto educata e un delfino gonfiabile, un salvagente per bambini sostanzial­mente, che rispondeva anche lui come il cane dell’altra trasmissio­ne doppiato da una voce fuori campo. La cosa più prevedibil­e che ho visto? Un film di samurai. Quella più interessan­te sotto il profilo geopolitic­o? Il neo presidente francese Macron che parla durante un notiziario: doppiato in giapponese con un vocione da attore di teatro drammatico. Buffo il cartone animato di due gatti motociclis­ti. Altro canale, altra stranezza: una gara non in uno studio televisivo ma in un parco cittadino a chi mangia più velocement­e, facendo rumori preoccupan­ti, una ciotola di spaghetti in brodo, il ramen piatto nazionale nipponico. Bello invece trovare un corso di lingua: un ragazzo giapponese e un’interprete girano per Roma: in un negozio di guanti, l’elenco dei colori, tradotti con i sottotitol­i.

LA COSA VERAMENTE PIÙ

STRANA di tutte, quando ormai quasi albeggiava, è stata il talent show nel quale i cantanti sono costretti a esibirsi mascherati. Non con maschere normali: una ragazza aveva la testa coperta da un secchiello di pop corn di quelli che si utilizzano nei cinema, con uno spazio ritagliato per la bocca. L’altra, sulla testa, aveva un cappuccio a forma di ciak, di quelli che si usano sui set cinematogr­afici. Un dato però salva il Giappone: ho scoperto alla fine, grazie a Google, che si tratta di un programma coreano.

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Ciao, Matteo. Ci vediamo presto

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