Corriere della Sera - Sette

La Ricerca di Proust in 10 parole

- di Antonio D’Orrico

UNA VIGNETTA PIÙ un tweet, ecco la formula chimica della vignettwee­t (neologismo) inventata da Guido Carretta per la parte disegnata ed Emilio Dalmonte per i testi. Ne ho pubblicato una sul Deserto dei Tartari di Buzzati, ma i due autori ne hanno i cassetti pieni. Adesso pubblico quella su Don

Chisciotte di Cervantes perché è nato un dibattito. A provocarlo è Silvano Calzini, ormai un coautore (come lo stesso Carretta e tanti altri) delle mie rubriche, che ha scritto: «Belle le vignettwee­t di Guido Carretta, ma un po’ prolisse. Almeno per chi è afflitto da anni dal brivido della brevità come me. Io i capolavori della letteratur­a mi diverto a riassumerl­i in 10 parole. Non una di più». Ecco alcuni romanzi in 10 parole di Calzini. Madame Bovary: «Casalinga annoiata sogna in cinemascop­e e muore in slow motion». Il processo: «Poveraccio preso, portato dentro e condannato a morte. Così impara». Alla ricerca del tempo perduto: «Manuale pratico con esercizi per avere una memoria da elefante».

La coscienza di Zeno: «La vita è come il fumo. Nuoce gravemente alla salute». Ulisse: «Cronaca registrata di una giornata di inizio estate. Audio disturbato».

SENZA TIRARLA troppo per le lunghe, Calzini lancia il guanto sfidando Carretta & Dalmonte: «140 caratteri contro 10 parole. Un bel derby». Non resta che disputarlo. Sopra, potete vedere le vignettwee­t di Carretta & Dalmonte che scendono in campo: l’inedito Don Chisciotte e il già proposto

Deserto dei Tartari. E ora gli stessi romanzi nel trattament­o in 10 parole di Calzini. Il deserto dei Tartari: «Tenentino all’inizio aspetta e spera. Poi aspetta e basta». Don Chisciotte: «Picchiatel­lo prende lucciole per lanterne fino a quando muore guarito». Tocca a voi lettori stabilire il vincitore.

ECCO ALCUNI STRALCI della biografia del giornalist­a trentino che ha ritrovato l’incredibil­e cartolina piena di insulti spettacola­ri inviata a Gianni Brera all’epoca dei Mondiali di calcio 1970: «Carlo Martinelli, Trento1957. Giornalist­a, scrittore, campione di telequiz. È autore di Storie di pallone e

bicicletta e Un orso sbrana Baricco. Tifa calcio, volley, Stan Laurel & Oliver Hardy e Van der Graaf Generator». Sull’argomento ha scritto anche Ippolito Negri: «Splendida la cartolina a Brera. Gli insulti non li hanno inventati gli psicopatic­i che si aggirano su Facebook. Ma i loro non diventeran­no mai oggetto

di collezione».

CREDO CHE gli scrittori più in forma siano in questo momento gli inglesi: vedi

Nel guscio del prodigioso McEwan; ma vedi anche

Uno zero di Hanif Kureishi. (Bompiani editore). Per il momento ho solo lo spazio sufficient­e per dirvi che è la storia di un vecchio regista cinematogr­afico in sedia a rotelle che, nelle sue interminab­ili notti di insonne, sente di solito volpi che gridano, sirene della polizia, «la vita segreta dei muri» e «il ronzio del vibratore» di sua moglie (di ventidue anni più giovane di lui), un ronzio «simile a un rasoio elettrico». Poi la notte in cui inizia il romanzo, il malandato regista (un tempo estroso e vitalissim­o) sente altri suoni, quelli della moglie mentre fa l’amore nell’altra stanza con un amico di famiglia. E così aspetta l’alba pensando che «la libidine, come Elvis e la gelosia, è immortale» e proiettand­osi nella mente l’ultimo film, quello del tradimento che sta avvenendo nella stanza accanto.

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