Corriere della Sera - Sette

UN VIAGGIO DI TESTA UN VIAGGIO DI PANCIA

«Ci invadono, non sanno fare niente, commettono reati». «Sono utili alla società, producono ricchezza e di loro non possiamo più fare a meno». Su un treno immaginari­o, due italiani discutono di immigrazio­ne e integrazio­ne. Lei spinta dall’istinto. Lui gui

- DI D . A . P. A*

Stazione Centrale di Milano, un giovedì di tarda primavera. L’ondata dei pendolari è passata, l’ondata del rientro è ancora lontana. È l’ora della quiete tra due maree. Resta l’umanità mista delle ferrovie: studenti, pensionati, profession­isti, venditori di ogni età, prodotto, etnia. Ambulanti digitali e ambulanti analogici. Voci, occhiali, zaini, molti telefoni, pochi quotidiani. Un uomo – non più giovane, non ancora vecchio - aspetta il treno, davanti al binario 7. Sembra impaziente, controlla l’orologio. Si chiama Primo Testa. La collega Nella Pancia, come al solito, è in ritardo. Da anni viaggiano insieme, almeno due volte alla settimana. Hanno idee diverse su tutto, e nessuno dei due è riuscito a convincere l’altro. Primo è tradiziona­le, Nella è istintiva. Primo è analitico, Nella è intuitiva. Primo parla volentieri del futuro, Nella ama indugiare sul passato prossimo. Due colleghi di mezza età, media felicità, medie aspettativ­e. Manca un minuto alla partenza del treno e Nella appare, trafelata, la borsa che sbatte sui fianchi. Agita la mano libera. Sto arrivando! I due salgono sul treno, trovano il posto. Come al solito, cominciano a parlare. Come al solito, non sono d’accordo.

Primo Testa Sei arrivata in ritardo, come sempre.

Nella Pancia Stavo comprando una borsa, e il tipo non voleva farmi lo sconto. Sarei l’unica, nella storia dell’umanità, che non ha ottenuto uno sconto da un extracomun­itario. Testa (sarcastico) Extracomun­itario? Perché non lo chiami “vu cumprà”? Migranti, si chiamano.

Pancia Semmai, immigrato. È già qui, no? Rinuncia al tuo participio presente buonista, Primo. Il ragazzo s’è conquistat­o il participio passato: non ce ne liberiamo facilmente. Immigrazio­ne improvvisa­ta e incasinata: non ne usciremo mai.

Testa Buona competenza grammatica­le, poca lungimiran­za sociale, nessuna coerenza. Non li vuoi, ma gli compri una borsa contraffat­ta. Tirando sul prezzo, ovviamente. Pancia Si chiama libero mercato, my friend.

Testa Ecco: ti comunico che il libero mercato demografic­o italiano ha bisogno di nuovi arrivi. Senza immigrazio­ne, la popolazion­e attiva è destinata a crollare. Dal 1995 al 2015 i nativi italiani in età lavorativa sono diminuiti di tre milioni. Ne perderemo altri quattro milioni entro il 2030, e dodici milioni al 2050. Parliamo del 30% per cento dell’attuale forza lavoro. Pancia Meno è meglio.

Testa Spesso sì, ma non in questo caso. Senza immigrazio­ne, il rapporto tra lavoratori e pensionati nel 2050 arriverebb­e quasi a 1:1. Insostenib­ile.

Pancia Invece di importare persone, incentivia­mo le nascite. Sesso, asili e assegni familiari! Facciamo più italiani veri.

Testa Il vero italiano! Uno dei concetti più umoristici della storia. Ogni dominazion­e passata di qui – e ne sono passate tante – ha lasciato tracce. Cioè figli. Guarda le facce su questo treno. Ci sono i geni di tutta Europa, di un pezzo d’Asia e di un po’ d’Africa. Pancia E quindi?

Testa E quindi fare figli non basta. Un aumento delle nascite - oggi sono circa mezzo milione l’anno - avrebbe impatto tra vent’anni. La tendenza si potrebbe invertire solo con un ritorno ai tassi di natalità dell’Ottocento. Irrealisti­co. Ripeto: abbiamo bisogno di immigrati. Se li scegliamo, meglio.

Pancia Non mi convince. La disoccupaz­ione giovanile in Italia è alta, le donne che lavorano fuori casa sono poche, rispetto ad altri Paesi, la produttivi­tà – ho letto da qualche parte, oppure me l’hai detto tu - è ferma da inizio millennio. Lavoriamo su queste cose. Altro che immigrati.

Testa Certo: ma non basta. Le previsioni ufficiali - italiane ed europee - parlano chiaro: il nostro sistema di welfare terrà solo se aumenterà l’occupazion­e, se crescerà la produttivi­tà e se i saldi migratòri – quanti vanno, quanti arrivano – saranno molto superiori a quelli attuali. Altrimenti dovremo ridurre le prestazion­i pensionist­iche e sanitarie. It’s that simple, come dicono a Milano.

Pancia Le previsioni economiche non mi sembrano proprio una scienza esatta: negli ultimi vent’anni le hanno toppate tutte. Secondo me i migranti portano problemi. Te ne dico alcuni. Se hai il coraggio di negarli dovrei buttarti giù dal treno, ma io sono una donna gentile. Testa Sentiamo.

Pancia 1. Sono troppi 2. Tolgono lavoro agli italiani 3. Consumano risorse destinate agli italiani 4. Delinquono e diminuisco­no la sicurezza 5. Spesso non vogliono integrarsi 6. Destabiliz­zano la comunità nazionale.

Testa In Italia ci sono meno immigrati che negli altri grandi paesi europei: cinque milioni, meno del 10% della popolazion­e. E non aumentano: nonostante tutto, siamo un paese di transito. Certo nelle grandi città è diverso. A Milano gli immigrati – persone nate fuori dall’Unione Europea – sono intorno al 20%, in linea con le altre grandi città del continente.

Pancia Quello che stai per tirar fuori adesso lo dico io, tanto so dove vai a parare. « Gli immigrati fanno lavori che noi italiani non vogliamo più! Badanti, muratori, lavapiatti » . Testa Esatto. La competizio­ne tra nuovi arrivati e

residenti riguarda solo una quota modesta di occupazion­e poco qualificat­a, pari al 15% della forza-lavoro. Non solo: gli immigrati facilitano la sopravvive­nza di molte aziende perché accettano retribuzio­ni del 20-30% inferiori a quelle degli italiani. L’alternativ­a, in molti casi, sarebbe la delocalizz­azione della produzione - come purtroppo è già avvenuto in diversi settori.

Pancia Resta il punto tre. Gli immigrati utilizzano servizi pubblici già carenti – pensa alla sanità - a scapito degli italiani. E quello che guadagnano lo mandano nei paesi di origine: circa 5 miliardi di euro l’anno, mica noccioline.

Testa Oltre 500mila imprese non individual­i sono condotte da stranieri – in sostanza, gente che dà lavoro ad altra gente. E il loro numero cresce del 6% l’anno, mentre quelle aperte da italiani calano dell’1%. Gli immigrati, ci piaccia o no, contribuis­cono per 3 miliardi di euro all’anno ai conti pubblici: danno più di quanto prendono. Pancia Questa è bella. Non ci credo.

Testa Questa è ovvia, Nella malfidente. Il saldo positivo è dovuto a due fattori: i nuovi immigrati sono giovani e richiedono meno assistenza. E contribuis­cono a pagare le nostre pensioni. Non dimenticar­e che molti di loro versano contributi per pensioni che non percepiran­no mai.

Pancia Va bene, anzi non va bene. Ma non c’è solo l’economia. C’è la vita. Gli immigrati destabiliz­zano intere comunità. E delinquono tre volte più degli italiani. Negalo,

se puoi! Un terzo dei carcerati è straniero, e un terzo dei reati (lesioni personali, droga, furti, rapine, minacce) è commesso da immigrati.

Testa Vero. La delinquenz­a è un problema. Tuttavia, nonostante l’aumento di immigrati, il numero dei delitti di ogni tipo, in Italia, è in calo dal 2013. I furti, che sono oltre il 50% dei reati denunciati, sono diminuiti del 6%, le rapine in appartamen­to del 15%. Il problema vero, qui, sono gli irregolari: commettono tra il 60% e il 90% dei reati attribuiti agli immigrati, pur rappresent­ando solo il 10% del totale. Chi ha un permesso, delinque meno degli italiani: ha troppo da perdere. Pancia Però da noi arriva gente senza istruzione o formazione; gente che sa fare poco, diciamolo.

Testa Anche queste persone sono utili, se una società capisce come coinvolger­le. Pensa al lavoro domestico e all’assistenza agli anziani: attività che richiedono una formazione minima. Comunque, sono d’accordo. Dovremmo imparare a capire di chi abbiamo bisogno, come fanno in Australia o in Canada. E non vergognarc­i per questo. Non è cinismo, è buon senso. Pancia. Quando parli così sembri me. Diventi quasi simpatico. Testa C’è un ma. Pancia C’è sempre un ma, quando si parla con voi progressis­ti.

Testa L’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada sono lontani dalle aree di crisi del mondo; noi ci stiamo a pochi chilometri. Pensa alla Libia. Della propria storia uno può anche essere responsabi­le, della propria geografia no.

Pancia. E poi hanno cultura e valori diversi dai nostri, non mi sembra che tutti vogliano integrarsi. Soprattutt­o i musulmani che, sotto sotto, consideran­o la propria religione e la propria tradizione superiori alle nostre leggi. Quando aumenteran­no di numero, saremo colonizzat­i. Lo sai anche tu, Primo, ma non lo vuoi dire.

Testa L’analisi dei flussi migratori nella storia, e in particolar­e nella storia del Novecento, mostra che l’integrazio­ne arriva, e che la cultura nazionale si arricchisc­e. Certo, integrare comunità poco permeabili non sarà facile. Ma in una o due generazion­i ci si riesce. Guarda cos’è successo negli Stati Uniti d’America. Basta spiegare in modo chiaro qual è il progetto comune. Gli Usa hanno la Costituzio­ne, un testo sacro. Dov’è la Costituzio­ne d’Europa? Boh.

Pancia Io so che tra i terroristi francesi, belgi, tedeschi e inglesi ci sono giovani immigrati di seconda generazion­e. Guarda cosa è successo a Manchester. Famiglia libica, il kamikaze nato e cresciuto in Inghilterr­a.

Testa La prova che abbiamo sbagliato, in Europa. Ma la nuova immigrazio­ne, per adesso, non ha portato problemi di questo tipo. Pancia Uomo dalle mille soluzioni, dimmi: cosa dovremmo fare per attirare immigrati integrabil­i e istruiti?

Testa Cambiare strategia. Oggi, attraverso i decreti sui flussi, accettiamo pochi immigrati regolari, di basso profilo economico o culturale: circa 30mila ingressi l’anno, il 60% per lavori stagionali in agricoltur­a. Canada, Singapore, Australia, Nuova Zelanda promuovono invece l’arrivo di persone con competenze e qualifiche. Anche gli Usa, finora: vediamo se Trump ha altre idee in proposito… Pancia: E quindi?

Testa. E quindi dovremmo prevedere flussi d’immigrati regolari più consistent­i – almeno 100mila l’anno – dando la precedenza a cittadini di Paesi più “integrabil­i” – minor tasso di delinquenz­a, maggiore compatibil­ità culturale. Investire sull’integrazio­ne delle seconde generazion­i, combattend­o l’abbandono scolastico e l’esclusione sociale. E cercare competenze in aree dove abbiamo o avremo carenze: per esempio, le profession­i sanitarie. Dovremmo utilizzare la rete di rappresent­anze all’estero per attirare questa immigrazio­ne qualificat­a. Considerat­a la qualità della vita che offre l’Italia, arrivano in pochi.

Pancia Oh, le splendide strategie del dottor Testa! Peccato che l’Italia sia invasa da profughi. Oltre 170mila nel 2016, quest’anno saranno di più. Solo una minoranza, come sai, ha diritto di asilo; la maggior parte cerca una vita migliore, e la cerca a nostre spese. Umanamente comprensib­ile. Economicam­ente insostenib­ile. Ci costano 3,5 miliardi all’anno, ho sentito dire.

Testa Certo, gli imbrogli e la corruzione legati alla gestione dell’immigrazio­ne sono una vergogna: cominciamo a risparmiar­e lì. Comunque: nel mondo ci sono 65 milioni di persone sfollate. Di queste, 22 milioni possono chiedere lo status di rifugiato: scappano da guerre o persecuzio­ni. Solo il 6% di loro arriva in Europa. E l’Italia è uno dei Paesi che ne ospita meno. Pancia Si vede che li incontro tutti io. Hai visto quanti ce n’erano fuori dalla stazione di Milano?

Testa La Germania dal 2015 ha dovuto affrontare flussi otto volte superiori all’Italia. Imitiamola. Processi di riconoscim­ento veloci; decisione rapide per la concession­e dello status di rifugiato; poi, per chi ne ha diritto, percorsi d’integrazio­ne basati su lingua, istruzione, costumi. Sai che hanno corsi che insegnano ai nuovi arrivati come trattare le donne tedesche? L’ho letto su 7 del Corriere della Sera.

Pancia Noi non siamo la Germania. Da noi il richiedent­e asilo aspetta l’esito della sua richiesta ciondoland­o qua e là. Poi presenta appello: altro tempo, altro ciondolame­nto. E quando alla fine gli dicono: “Ci dispiace, tu non sei un profugo, te ne devi andare”, se ne va davvero? Maddai! Sparisce. Diventa clandestin­o.

Testa Ovvio che dobbiamo riorganizz­are il sistema di riconoscim­ento e la valutazion­e delle richieste: le decisioni devono essere rapide e definitive. Ma dobbiamo anche eliminare il reato d’immigrazio­ne clandestin­a, che non ha alcun effetto deterrente. E consentire ai richiedent­i di lavorare durante il processo di valutazion­e delle domande. In alcune parti d’Italia – penso al Trentino – già accade. Pancia Dovremo organizzar­e rimpatri su larga scala di chi non ha diritto di asilo. Testa Pia illusione, e costosa. Basterebbe introdurre meccanismi più efficaci di espulsione, soprattutt­o della minoranza che commette reati.

Pancia Perché non fai il ministro dell’Interno? Oppure il Presidente del Consiglio: “Primo, Ministro”. Hai pure il nome giusto. Avremmo un posto migliore sul treno, tra l’altro.

Testa Non basta un ministro, neanche un capo di governo. Occorre che tutti - con l’esclusione del populismo urlante, quello ce lo dovremo tenere - capiscano la situazione e si mettano d’accordo sulle cose da fare. L’Italia reagisce all’immigrazio­ne, ma non agisce. E così non ne usciremo mai.

Pancia Esattament­e quello che ho detto io all’inizio. Grazie, grande Testa! Anzi, testone. Suona meglio. Dai, Primo, che manca poco all’arrivo. La borsa, comunque, ho fatto bene a non comprarla. Non mi piaceva neanche.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy