I n un divorzio è davvero l ’ uomo l a parte debole?
«Non c’è dubbio che gli uomini siano stati spesso spennati, sborsando a volte cifre esagerate» dice Peppino di Capri, autore della canzone cult Champagne. «Conosco tante donne oneste e perbene che non hanno mai spennato gli ex mariti. Chi ha di più dovreb
Peppino di Capri, 78 anni, autore di canzoni come Champagne e Roberta: a settembre andrà in Canada in tournée. La scrittrice Dacia Maraini, 81 anni, è direttore artistico del festival Teatro sull’Acqua
Pro Peppino di Capri
DA ROMANTICONE QUALE SONO non farei mancare il giusto, ma non c’è dubbio che il maschio sia stato più volte spennato in certe circostanze, come quelle salite alla ribalta sui giornali, per cifre da capogiro. Ci vuole un bel coraggio, non basta una vita a spenderle. E a volte
tutto ciò sconfina nella vendetta personale. L’uomo viene penalizzato specie al momento dell’assegnazione degli alimenti, ci sono uomini che hanno subìto dei torti, per via di donne che se ne sono approfittate. Non ho mai cantato il divorzio, ma una situazione borderline: Champagne per brindare a un incontro/ con te che già eri
di un altro. Mi stupisco sempre che questa canzone sia molto gettonata ai matrimoni, e ogni qualvolta accade avverto sempre: «Ma avete compreso bene i versi?», agli sposi interessa solo: Cameriere champagne! Nel mio caso ho trovato due mogli oneste e intelligenti, non ci sono mai state rivendicazioni assurde, specie quando affrontai un periodo di poco lavoro. A fine Anni 60, quando mi separai da Roberta (la donna della famosa canzone) dovetti aspettare cinque anni per il divorzio, scendere a un anno è stato salutare, ci si può rifare una vita subito. Quando nella coppia non c’è più fusione, progettualità è inutile fare sceneggiate. Per sei mesi ancora cercavo la mia prima moglie, poi ci fu la svolta. Il matrimonio oggi è sempre più spettacolo, e al fotografo è richiesto perfino il drone. La mia ultima canzone s’intitola
Amica mia, l’amicizia dura più dell’amore, spesso.
Contro Dacia Maraini
NON SI POSSONO NON FARE LE LEGGI perché c’è qualcuno che se ne può approfittare. Il problema è che nel nostro Paese mancano chiarezza e trasparenza, molta gente non paga le tasse, sembra che ci sia diritto a tutto, le norme non vengono rispettate. Qualsiasi legge è concepita per essere applicata. Se questo non riesce, vince l’ingiustizia. Nel divorzio, chi ha di più dovrebbe dare a chi ha di meno. Poi naturalmente c’è la questione “aperta” di quantificare il lavoro delle donne casalinghe. Mai riconosciuto finora, socialmente. L’equivoco sta nel pensare che questo faccia parte di un ineluttabile destino “biologico” legato alla persona, fatto gravissimo. Da sempre questo è un argomento combattuto dal femminismo. Le donne lavorano anche quando non percepiscono un vero stipendio. Il ruolo di madre che si occupa dei figli è visto come un qualcosa di assegnatole dalla Natura, invece espleta un lavoro. Di solito un giudice parte da una tradizione e dalla realtà, l’uomo non viene penalizzato in quanto maschio, ma se lui lavora mentre la moglie si è solo dedicata alla famiglia rinunciando alla professione, questa è una “ricchezza” da calcolare. È un valore per la società. Se la donna che divorzia è autonoma la sua posizione deve essere esaminata diversamente. Non è la regola che le donne considerino il divorzio come un beneficio economico, un’assicurazione a vita.
Controversie civilmente sollevate da Francesca Pini