La serie finisce come vuoi tu
Sul web gli appassionati di telefilm, film, romanzi e fumetti inventano nuove avventure per i protagonisti delle loro storie preferite. Un gioco da cui sono nati anche libri da milioni di copie e nuovi, giovani, lettori
SE 48 ORE SU NETFLIX NON VI SONO BASTATE, se il finale della vostra serie preferita vi ha amareggiato, se le gesta dei protagonisti vi hanno deluso, beh, avete tre soluzioni. La prima è struggervi in solitudine. La seconda è ispirarvi alla Annie Wilkes di Misery (romanzo di Stephen King del 1987, poi film di Rob Reiner nel 1990), che sequestrava e torturava lo scrittore Paul Sheldon per aver fatto morire l’eroina dei suoi libri. La terza, più pacifica, è immergervi nel fantastico mondo
delle fanfiction. Rielaborazioni di storie già esistenti, letterarie, cinematografiche o televisive, scritte dai fan e pubblicate online. I racconti modificano le trame originali e propongono nuovi personaggi. Il fenomeno è nato negli Anni 70 con Star Trek e cresciuto all’inizio del secolo grazie a internet e ai forum. Tra le opere più reinventate ci sono le saghe di
Harry Potter e Twilight, le serie tv Sherlock, Glee, Il trono di spade e molti fumetti. Qualche impavido ha messo le mani pure su capolavori della letteratura come
I promessi sposi o La Divina Commedia; regalando una nuova vita a Gertrude, o immaginando un Quinto canto dell’Inferno in cui Dante viene sedotto da Francesca.
Le storie sono pubblicate su piattaforme web, giudicate e commentate dagli utenti.
Anche l’editoria tradizionale ha iniziato a interessarsi a questo mondo, popolato da migliaia di potenziali autori. Un esempio? La trilogia Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James, 125 milioni di copie vendute in tutto il mondo, è nata come fanfic della serie Twilight. Secondo Henry Jenkins, saggista e accademico statunitense, tra i più importanti studiosi di fan culture e cultura partecipativa, «le fanfiction sono un tentativo di correggere un sistema in cui i miti contemporanei sono patrimonio delle major e non del pubblico». «È vero», commenta Francesa Bufera, pseudonimo di una trentenne genovese, storica dell’arte, fanfictioner diventata scrittrice “tradizionale” con il romanzo
Clover, edito da Centauria. «Si inizia a pubblicare per non abbandonare i propri beniamini dopo la fine di una serie. Così si immaginano scene e finali alternativi ». La più importante piattaforma italiana di fanfiction è Efp. È stata fondata nel 2001 da Erika (il cognome resta ignoto), oggi conta 503.577 utenti registrati, di cui
188.000 autori. Le storie sono 486.414 e le recensioni superano i sei milioni. Per potervi scrivere bisogna rispettare varie regole. Una su tutte: evitare i plagi delle storie protette da copyright e di quelle pubblicate sul sito. «È un mondo composito, che si è evoluto negli anni», spiega Francesca. «Tutti gli autori sono sotto pseudonimo, la maggior parte sono donne. Fino a cinque anni fa veniva liquidato come un passatempo per ragazzini. Oggi può essere una via per il successo editoriale ». L’età va dai 16 ai 30 anni, ma non manca qualche 40 - 50enne, e ci sono anche rivisitazioni di fiction italiane. Come Il commissario Montalbano, che, grazie alla fantasia dell’utente RachelQ1126, lascia Vigata per New York. «I film nostrani restano una nicchia. Tra quelli recenti ha avuto un buon successo Lo
chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti», conclude Bufera.
IL FENOMENO SI STA EVOLVENDO. La generazione Z, quella dei nati tra il 1995 e il 2010, scrive racconti basati non più su libri e serie tv, ma sulla vita delle popstar o degli Youtuber. Alcuni possono trasformarsi in veri e propri romanzi cartacei. È accaduto a Cristina Chiperi, 19enne di Padova, che ha venduto più di 120 mila copie con la trilogia My dilemma
is you, pubblicata da Leggereditore, ispirata nella trama dalla star di internet Cameron Dallas, 22enne californiano, e nel titolo da una canzone di Selena Gomez. «Il successo è stato inaspettato», confessa Cristina. «Ho pubblicato i miei racconti su Wattpad, social dedicato alla scrittura, per divertimento. Poi sono entrata nelle classifiche della piattaforma e ho ricevuto la proposta di pubblicare un libro». «Non mi considero una vera e propria scrittrice», ammette, «ho ancora molto da imparare per poter essere definita tale. Ma mi piacerebbe continuare. Ho tante idee per nuove storie». «Grazie a Cristina», spiega Martina Suozzo, responsabile comunicazione digitale di Leggereditore, « siamo riusciti a riportare nelle librerie ragazzi che leggono sempre meno. Questo è il vero, grande, risultato».
«QUESTI RACCONTI HANNO RIPORTATO NELLE LIBRERIE UNA GENERAZIONE CHE LEGGE SEMPRE MENO»