Che fanno i piloti di Formula1 il martedì pomeriggio
Giri in bici, sedute in palestra, esperimenti in cucina. Tanta famiglia, poco cinema, pochissime letture. Alla ricerca della normalità
IL GRAN PREMIO È TERMINATO, sulla pista e sul paddock calano le ombre della sera. Il luogo dello spettacolo si è già trasformato in un porto brulicante, tra muletti, container, camion bestiali che trasferiscono il circo della F1. Pettorine fosforescenti allacciate: tutti, perfino gli ingegneri, devono aiutare a smontare motorhome simili a palazzi. Occorrono una notte intera e un giorno pieno a “ripiegare” quello della McLaren o la Energy Station della Red Bull. E se la corsa successiva è nel
fine settimana in arrivo, la lotta è il contro il tempo: entro il mercoledì tutto deve essere ripristinato nella nuova sede. Backstage di un mondo unico e speciale, ma anche diverso da quello che tanti immaginano. Che cosa fanno i piloti, ad esempio, il martedì, una volta usciti dall’abitacolo e in attesa di rientrarci? Inseguono i pochi momenti di libertà, in cerca più di normalità che di esagerazioni, con la prima distinzione da fare tra scapoli, ammogliati (Vettel, Raikkonen, Massa, Grosjean) e fidanzati ufficiali (Alonso – con un divorzio alle spalle –, Bottas, Hulkenberg). Il prototipo della tranquillità è probabilmente
Romain Grosjean, che non appena può “scappa” dalla famiglia e si tramuta in uno chef di alto rango. Oppure Felipe Massa: fa il papà di un demonietto di sette anni, Felipinho, che gioca a calcio (sogna di diventare come Neymar) e che corre sui kart ad Arma di Taggia, non difficile da raggiungere
da Montecarlo dove la famiglia vive. A volte dall’appartamento al piano di sopra scende Ricciardo: con Massa junior spesso partono gare sul balcone. Questa F1 può apparire un po’ omologata e appiattita. Ma forse la ricerca della privacy, tra famiglia e dintorni, è una compensazione
La cura del corpo è diventata ossessiva da parte dei piloti: le auto nate nel 2017 sono fisicamente molto impegnative
dell’essere spesso via da casa. La F1 dei paddock “ruspanti”, dove potevi pranzare a fianco di Senna o entrare liberamente nei box, la F1 dei
viveur, dei Piquet che combinavano scherzi tremendi, dei Regazzoni o dei Berger sciupafemmine, è comunque tramontata da un pezzo. Così di Hamilton l’eccentrico, che ha una Ferrari a New York e una Pagani Zonda a Montecarlo, che ama musica, moda e ambienti glamour girando il mondo con il jet personale, un Bombardier CL 600 da 30 milioni di euro, ce n’è uno solo: è la punta avanzata di un pianeta che fu aperto, dinamico e perfino trasgressivo ma che ora, in attesa della rivoluzione degli americani di Liberty Media, viaggia in una sostanziale regolarità, anche perché il lungo e rigido regno di Bernie
Ecclestone ha ingabbiato la fantasia. Solo da quest’anno, ad esempio, gli eroi dei 300 all’ora hanno licenza
di twittare con meno vincoli. Il controllo dei team si è attenuato: «Non imponiamo né policy né censure, ma il buon senso è gradito» spiega il capo ufficio stampa della Mercedes Gp. La questione coinvolge le giornate di pubbliche relazioni, che di solito rappresentano un must proprio in circostanze ravvicinate come i pochi giorni tra due Gp. Valgono soldi, nel senso che sono merce di scambio con i team: la squadra impone date per i suoi sponsor, chi guida fa lo stesso per i partner personali. SONO MOLTO SOCIAL, i piloti del terzo millennio. Non sono troppo orientati alla cultura e
hanno hobby di vario segno. Max Verstappen, stella emergente, 20 anni a settembre, entrato in possesso di una superlicenza prima che di una comune patente di auto, non può non amare i videogiochi: in quello della Fifa dedicato al calcio pare
sia un maestro. Le sue 48 ore le occupa così. Hamilton e Ricciardo sono poi appassionati di musica (Daniel di quella pop); mentre il fronte degli intellettuali è rappresentato da Sebastian Vettel: la stella della Ferrari legge tanto e si appassiona alle storie motoristiche del passato. Il suo idolo è Wolfgang Alexander Albert Eduard Maximilian Reichsgraf Berghe von Trips, connazionale e predecessore sfortunato alla guida di una monoposto del Cavallino: il barone perì a Monza nel 1961, nel primo Gp trasmesso in televisione e in uno degli incidenti più spaventosi della F1 (15 i morti tra gli spettatori). Fu sepolto a Kerpen, il paese natale di Michael e Ralf Schumacher. Tornando ai temi musicali, fino a qualche anno fa correva Adrian Sutil, detto il pianista perché figlio d’arte e concertatore di buon livello di musica classica. Il meglio, però,
La caccia alla bici più veloce è aperta: l’ambiente è ipercompetitivo, nessuno ci sta a perdere. Anche fuori dalla pista
viene da un ingegnere aerodinamico della Mercedes Gp, Dominic Piers Smith, inglese, vincitore di premi internazionali e acclamato nei principali teatri del mondo. Per sintetizzare le sue due passioni, si è fatto fotografare mentre suona il pianoforte in una galleria del vento. In questa F1, invece, il cinema è meno gettonato. «L’ultimo film? La ragazza
del treno. L’ho visto in aereo» dice Nico Hulkenberg che peraltro, durante i voli, di norma si incolla al pc e al replay della gara. «Adoro le serie tv» spiega Daniil Kvyat, il russo “de Roma” « Il
trono di spade è la mia preferita». Per la cronaca, durante una puntata dell’anno scorso, ha appreso che la Red Bull l’aveva licenziato retrocedendolo alla Toro Rosso, la scuderia satellite. Daniil non ha quasi battuto ciglio: «Ho risposto: “Ho capito” e mi sono rimesso davanti alla tv». Cinema poco, palestra invece parecchia. La cura del corpo è diventata ossessiva da parte dei piloti perché le auto nate nel 2017 da un cambio delle regole sono impegnative. Provate ad aprire Instagram o Facebook: troverete foto in palestra e di sedute di jogging. «Anche le sessioni al simulatore, che ci toccano di frequente, sono faticose: dobbiamo essere pronti»
dice Daniel Ricciardo. Tra l’altro, la realtà virtuale è indispensabile, ma non sempre è gradita: Michael Schumacher a volte stava male per la nausea. Ad ogni modo, è la bicicletta il mezzo d’elezione per coltivare il fisico, detto che si può comunque dirottare – ammesso che non ci siano disposizioni contrattuali contrarie – sul kart (passione comune a quasi tutti), sul motocross (si dice che Raikkonen lo ami tanto quanto i rally), sul tiro a volo (Bottas lo usa
per allenare la concentrazione) sugli sport estremi (Ricciardo è un fan di rafting, arrampicate e affini) o sul triathlon (qui il patito è Jenson Button, seguace anche della versione massima, l’Ironman). La bici-mania l’ha lanciata Fernando Alonso, giunto pure a un passo dall’aprire un team “pro”, e sul tema c’è un aneddoto. Qualcuno aveva scoperto una delle prime biciclette dotate di motorino incorporato nel telaio. Costava 15mila euro. L’acquistò, non disse nulla e fregò tutti. Lungi dal protestare, i colleghi si adeguarono e ancor oggi è battaglia per recuperare la bici più veloce: l’ambiente è ipercompetitivo, nessuno ci sta a perdere, dentro e fuori pista. Qualche anno fa c’era la moda delle sfide a bowling e a poker, queste ultime organizzate dallo stesso Alonso e da Robert Kubica. SI NARRA DI LUNGHE partite notturne e di tanti soldi in palio. A questo punto vi domanderete come viaggiano i piloti. Di base sono indipendenti dal resto del team. Oggi è in voga l’acquisto di pacchetti di ore da compagnie private, detto che l’obbligo di presentazione al circuito è alle 12 del giovedì. Dal momento che tanti risiedono a Montecarlo, spesso si organizzano viaggi condivisi. Nella
recente trasferta di Sochi, il “tour operator” è stato Felipe Massa: 4.000 euro la quota pro-capite. Memore di come finì quella volta a Shanghai in una cena collettiva (uno, tuttora non identificato, fece il furbo e non
pagò), Felipe si è pure incaricato di riscuotere. Il caso di Hamilton è diverso. Col suo CL-600 rimbalza tra le gare, Nizza, New York, Los Angeles, il Colorado dove ha una casa e uno studio musicale, sempre di meno lo si vede a Londra. Tra i Gp bada a divertirsi, a seguire il pianeta della moda (il suo futuro?) a coltivare i look eccentrici (catene d’oro e brillanti si sprecano), a frequentare feste e amicizie illustri. Quando era fidanzato con Nicole Scherzinger, sull’aereo aveva voluto un letto matrimoniale. Ora che è single, non si sa se il talamo sia rimasto. Di sicuro c’è uno spazio appropriato per Roscoe e Coco, i due bulldog (il primo maschio, il secondo femmina) che Lewis tratta come bambini e che spesso affida a un dog sitter. Sintesi: se rinasco, faccio il cane di Hamilton.