La passione degli studenti è la vera“Buona Scuola”
http://www.cor riere.it/sette/settebello/index.shtml Ogni giovedì pubblichiamo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaborazione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Face
SUCCEDE IMMANCABILMENTE. E quando meno te lo aspetti. Ogni volta in modo diverso. Ma succede. C’è un momento, nelle lunghe mattinate di lezione, quando la luce entra grigia e densa dalle grandi finestre dell’aula e pigro il ronzio della lavagna interattiva multimediale accompagna il vagare degli occhi degli studenti, a inseguire sogni e progetti così lontani dalla scuola, c’è un momento in cui un verso, un testo, un’immagine aprono il varco. Non è mai lo stesso autore, non è mai la stessa classe. Ma, improvvisamente, cambia la natura e il suono del silenzio rassegnato di quei 20 ragazzi. Le tue parole, che stanno cercando di penetrare il significato di un verso di Dante, di un idillio di Leopardi, di un frammento di Ungaretti, trovano “il varco”. Qualcuno, dall’ultima fila, lascia il cellulare, nascosto nello zaino aperto sul banco, e ti guarda. Lo studente, che ha decretato da sempre l’inutilità e la morte della letteratura di fronte all’evidenza della economia, si blocca confuso. Uno ridacchia, imbarazzato e sorpreso.
IL COMPAGNO che stava disegnando svogliatamente sul margine del libro di testo si fa più attento, senza darlo a vedere. Un altro, infine, prova, in modo forse ancora confuso, a dire che, improvvisamente, quei versi, quelle parole gli hanno detto qualcosa. Qualcosa di sé, della propria vita. Per un’improvvisa epifania, adolescenti distratti dal mondo scoprono la capacità della poesia di essere conoscenza intuitiva del mondo. Di portarti nel cuore della verità saltando i gradini della logica, del pensiero razionale. E senza una musica che accompagni, sovrasti, giustifichi il testo. Attraverso un verso, parole che il genio, la fatica e la disciplina di un uomo, in un passato più o meno remoto, hanno trovato, scolpito e levigato, i ragazzi trovano un po’ di senso e una risposta nuova a qualche domanda inespressa. È in questi momenti, quando il profumo del caffè e brioche che arriva dal bar ad annunciare l’intervallo sfuma e non occupa più spazio e menti, che acquista il suo senso la tua azione di insegnante, il tuo essere docente.
LA TUA FATICA quotidiana, la lotta con le prove da correggere, le arrabbiature per i risultati deludenti di una verifica, quel corso d’aggiornamento del tutto inutile, i pomeriggi spesi a preparare materiale per le lezioni del giorno dopo, la scarsa considerazione per il tuo lavoro di molti, i consigli di classe spesi per progettare interventi a cui molti non credono.Tutto trova una sua giusta collocazione. Grazie a questi attimi, a questi frammenti di“Buona Scuola”. Poi nell’aula tutto torna alla normalità. Gli sguardi si fanno assenti, qualcuno guarda l’orologio, due, seduti vicino alla finestra, si accordano per il pomeriggio e la ragazza nel banco più vicino alla cattedra si tormenta i capelli dietro le orecchie. Ma è possibile che un giorno, finite le superiori, un pomeriggio piovoso, per un blackout della corrente elettrica, in un posto senza campo, uno di questi studenti riapra un libro. E riprenda il filo.