L’IMMAGINAZIONE AL POTERE
Cosa succede se vincono i 5 Stelle? O il Pd? O la Lega? O Berlusconi? E se non vince nessuno? Abbiamo provato a immaginare, in modo ironico e fantasioso, cinque scenari post elettorali. Perché di politica, nonostante tutto, si può ancora ragionare sorride
FantaChigi: indovina chi sarà il prossimo primo ministro?
Di sicuro c’è solo che prima o poi si voterà. Per il resto sembra il solito mistero all’italiana. Meglio non prenderlo troppo sul serio, però. A pensarci bene, viene quasi da ridere, almeno per non piangere. Chiamiamolo FantaChigi, e proviamo a giocare. Non sappiamo la data delle elezioni: a parole tutti i grandi partiti le vogliono al più presto (comunque non prima di aver permesso ai parlamentari di maturare i vitalizi), magari già a settembre oppure a ottobre; ma si potrebbe anche andare avanti fino a primavera, scadenza naturale della legislatura; però, già che ci siamo, chissà che effetto farebbe votare la vigilia di Natale (ipotesi particolarmente gradita agli astensionisti). Non sappiamo quali coalizioni si sfideranno. Anche perché, come da tradizione, a ogni buon candidato premier stanno molto più sulle scatole i potenziali alleati degli avversari ufficiali: se ieri il match più duro era Veltroni vs D’Alema e poi Berlusconi vs Fini, provate a mettere d’accordo oggi Renzi con Bersani, o Parisi con Salvini. Non sappiamo nemmeno con quale sistema elettorale si voterà, e non è un dettaglio, perché anche le regole del gioco possono incidere sul risultato. Questo succede in tutto il mondo: nessuno in Francia si sogna di contestare Macron perché al primo turno non è stato votato dal 76,14% degli elettori; nessuno negli Stati Uniti considera illegittima l’elezione di Trump perché
le opzioni erano soltanto due, e in campo non c’era nessun candidato della destra tradizionale, e nemmeno uno (o una) che sembrasse di sinistra. La specialità italiana in materia è un’altra: la legge elettorale per tradizione viene decisa con un blitz, un istante prima di spegnere le luci del Parlamento. Chi riesce a spuntarla, è arci-convinto di aver già messo ko gli avversari. Pochi mesi dopo – a urne appena chiuse – si ritrova puntualmente sconfitto. Maggioritario, proporzionale con sbarramento, doppio turno con ballottaggio? Ultimamente si è discusso molto di “Rosatellum”. Si chiamava proprio così. Ecco una conversazione alla macchinetta del caffè del Corriere. «Renato, sto scrivendo un pezzo per 7. Ma il Rosatellum come funziona?». «Per farla semplice: è un Mattarellum corretto, da 70-30 a 50-50, che permette alleanze a macchia di leopardo, però senza voto disgiunto». Già, chiarissimo... «E andrà in porto?». «Ma va». Così è tornato di moda un grande classico, la ricetta alla tedesca: in pratica, i grandi partiti si sono messi d’accordo per far fuori i piccoli. Ma ci riusciranno davvero? L’iter procede. A noi non resta che fare un grande balzo in avanti, fino all’unica certezza: il giorno dopo le elezioni. Quello arriverà, statene certi. Ed ecco chi sarà il prossimo presidente del Consiglio, in 5 previsioni fantasmagoriche, surreali, (tragi)comiche. Tutte sbagliate, tranne una.