Corriere della Sera - Sette

L’IMMAGINAZI­ONE AL POTERE

Cosa succede se vincono i 5 Stelle? O il Pd? O la Lega? O Berlusconi? E se non vince nessuno? Abbiamo provato a immaginare, in modo ironico e fantasioso, cinque scenari post elettorali. Perché di politica, nonostante tutto, si può ancora ragionare sorride

- di Paolo Beltramin

FantaChigi: indovina chi sarà il prossimo primo ministro?

Di sicuro c’è solo che prima o poi si voterà. Per il resto sembra il solito mistero all’italiana. Meglio non prenderlo troppo sul serio, però. A pensarci bene, viene quasi da ridere, almeno per non piangere. Chiamiamol­o FantaChigi, e proviamo a giocare. Non sappiamo la data delle elezioni: a parole tutti i grandi partiti le vogliono al più presto (comunque non prima di aver permesso ai parlamenta­ri di maturare i vitalizi), magari già a settembre oppure a ottobre; ma si potrebbe anche andare avanti fino a primavera, scadenza naturale della legislatur­a; però, già che ci siamo, chissà che effetto farebbe votare la vigilia di Natale (ipotesi particolar­mente gradita agli astensioni­sti). Non sappiamo quali coalizioni si sfideranno. Anche perché, come da tradizione, a ogni buon candidato premier stanno molto più sulle scatole i potenziali alleati degli avversari ufficiali: se ieri il match più duro era Veltroni vs D’Alema e poi Berlusconi vs Fini, provate a mettere d’accordo oggi Renzi con Bersani, o Parisi con Salvini. Non sappiamo nemmeno con quale sistema elettorale si voterà, e non è un dettaglio, perché anche le regole del gioco possono incidere sul risultato. Questo succede in tutto il mondo: nessuno in Francia si sogna di contestare Macron perché al primo turno non è stato votato dal 76,14% degli elettori; nessuno negli Stati Uniti considera illegittim­a l’elezione di Trump perché

le opzioni erano soltanto due, e in campo non c’era nessun candidato della destra tradiziona­le, e nemmeno uno (o una) che sembrasse di sinistra. La specialità italiana in materia è un’altra: la legge elettorale per tradizione viene decisa con un blitz, un istante prima di spegnere le luci del Parlamento. Chi riesce a spuntarla, è arci-convinto di aver già messo ko gli avversari. Pochi mesi dopo – a urne appena chiuse – si ritrova puntualmen­te sconfitto. Maggiorita­rio, proporzion­ale con sbarrament­o, doppio turno con ballottagg­io? Ultimament­e si è discusso molto di “Rosatellum”. Si chiamava proprio così. Ecco una conversazi­one alla macchinett­a del caffè del Corriere. «Renato, sto scrivendo un pezzo per 7. Ma il Rosatellum come funziona?». «Per farla semplice: è un Mattarellu­m corretto, da 70-30 a 50-50, che permette alleanze a macchia di leopardo, però senza voto disgiunto». Già, chiarissim­o... «E andrà in porto?». «Ma va». Così è tornato di moda un grande classico, la ricetta alla tedesca: in pratica, i grandi partiti si sono messi d’accordo per far fuori i piccoli. Ma ci riuscirann­o davvero? L’iter procede. A noi non resta che fare un grande balzo in avanti, fino all’unica certezza: il giorno dopo le elezioni. Quello arriverà, statene certi. Ed ecco chi sarà il prossimo presidente del Consiglio, in 5 previsioni fantasmago­riche, surreali, (tragi)comiche. Tutte sbagliate, tranne una.

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