SETTE E MEZZO
I giovani oggi leggono di più: non tutto è perduto
Cara Lilli, negli ultimi anni i quotidiani di carta hanno perso molti lettori,
e anche gli ascolti della TV generalista si stanno assottigliando. Mi dice come si può oggi “fare cultura”? Con i social network sembra che ognuno coltivi il proprio giardino, di lettori o possibili lettori (parlo di alcuni scrittori e dei loro seguaci). Come vede la “cultura” tra dieci anni? Marco Sostegni marcosostegni1@gmail.com
CARO MARCO, sapeva che i giovani di oggi leggono più di quelli di ieri? Il mercato dei ragazzi in editoria è l’unico sano e in crescita con un +7,9% di valore dal 2015 al 2016. E nel generale calo di lettori, nello stesso periodo sono aumentati dello 0,8% quelli tra i 6 e i 19 anni. Grazie anche a e-book, blog e vari siti Internet. Non vedo quindi un quadro così fosco.
Cara Lilli, sorprende, ma non stupisce più di tanto, che le parole spesso ribadite con forza e convinzione da
Papa Francesco, risultino fastidiose all’attuale classe dirigente ultra cattolica di qualsiasi orientamento politico. Di fronte alla complessità di un fenomeno epocale come l’immigrazione, bisognerebbe trovare il coraggio di rivedere le proprie tesi. Invece non si prova alcun imbarazzo a non mettere in pratica il principio cristiano della carità. «Meglio non essere credenti piuttosto che essere dei credenti ipocriti», ha detto Bergoglio. Un concetto netto e chiaro. Silvano Lorenzon silvanomaserada@gmail.com
CARO SILVANO, intanto, Dio riconoscerà i suoi. Poi c’è il piccolo particolare che Papa Francesco, in tutta la sua straordinaria statura morale, non deve confrontarsi con il giudizio del voto popolare. Per il resto, l’immigrazione è e resterà ancora per molto tempo un problema da gestire non solo con la bontà, ma anche con un pragmatismo che tenga conto delle esigenze di tutti.Anche del crescente bisogno di sicurezza di tutti quegli italiani non ostili ai migranti, ma preoccupati dell’emergenza spesso gestita male sia sul fronte dell’accoglienza sia su quello dei rimpatri.
Cara Lilli, una classe dell’Istituto tecnico Dagomari di Prato
ha consegnato i cellulari al professore rinunciando per una settimana ai social. Gli studenti hanno scoperto come da disconnessi diventa fondamentale il parlare. Un esperimento riuscito che ha coinvolto anche altre classi, una pausa dal mondo virtuale e un ritor - no alla comunicazione interpersonale più genuina e diretta. Gabriele Salini gabriele.salini@gmail.com
CARO GABRIELE, il cellulare crea dipendenza e, come tutte le dipendenze, l’iperconnessione ci toglie due tra le cose più preziose che abbiamo: la libertà e il tempo. Vale per i ragazzi e vale per noi adulti che però siamo stati giovani senza smartphone. Abbiamo voglia e, guarda un po’, tempo di raccontare alle nuove generazioni quanto sia importante e bello anche leggere un libro, guardare un film o fare una passeggiata? Proviamo a staccare gli occhi dal telefono…