Corriere della Sera - Sette

Cambiare non sempre significa migliorare

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Spettabile Redazione, da anni sono un lettore del Corriere e dei magazine collegati. Ho anche stima per Severgnini che valuto un ottimo giornalist­a. Mi sento però obbligato a esprimere un giudizio sulla nuova versione di 7. Sono insoddisfa­tto, sia del formato grafico (carta, caratteri, il cosiddetto menabò, etc), ma soprattutt­o del taglio dei vari articoli. Gli argomenti sono trattati in modo frivolo; nell’insieme mi sembrano disorganic­i. Capisco la volontà di cambiare, cercare un’impostazio­ne che tenga conto dei cambiament­i in corso nella società, ma mi sembra che quella intrapresa non sia la strada giusta. Spero in un ripensamen­to. Gradirei una risposta. Grazie. Paolo Leonardi leonardip@tin.it Caro Paolo, un cambiament­o tanto radicale era destinato a provocare qualche turbamento: l’avevamo messo in conto. Accade sempre. Lei non ha idea delle proteste quando il

Corriere ha introdotto il colore, qualche anno fa. Ora nessuno sarebbe più disposto a rinunciarv­i. Il nuovo 7 piace ai giovani di spirito! Non piace, invece, ai misoneisti. Sa chi sono? Le persone contrarie per principio a ogni novità. Ma conquister­emo anche loro. Vedrà.

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COS’È UN INGLESE? COS’È UN FRANCESE? COS’È UN TEDESCO? COS’È UNO SPAGNOLO? COS’È UNO SLAVO? COS’È UNO SCANDINAVO? E COS’È UN ITALIANO?

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