LA SERA
Il sole cala, s'allungano le ombre, le voci si smorzano in brusio. Siamo entrati nelle Bucoliche di Virgilio. E ci aggiriamo incerti, senza direzione, pensando a ciò che abbiamo lasciato indietro – amori, amicizie, cose – e ricevendo appagamento da ciò che il termine del giorno ci porta. E non è solo un togliere, la sera. L’oscurità che avanza dona anche una sua dolcezza, in cui si armonizzano presenze, nostalgie, echi di nomi. E ci si raccoglie, come le caprette del finale, che obbediscono al comando della stella vespertina, e si trova qualcuno con cui condividere la cena e scambiare qualche parere sulla politica contemporanea, come il Titiro e il Melibeo della prima bucolica. E all’improvviso ci sentiamo sereni e, chissà perché, pensiamo a mezza voce, trionfando su qualunque cinismo: «omnia vincit Amor» , «l’Amore vince su tutto».
LA NOTTE
E infine la notte estiva, con le sue stelle. Loro appartengono quasi per definizione a
Lucrezio, come qualunque altro aspetto della natura, dall’ infinita mente piccolo all’ infinita mente grande. «Est ratio caeli speciesque
tenenda» : dobbiamo capire l’ordine e l’aspetto del cielo. Mondi e mondi che vorticano nelle distanze più inimmaginabili, e in mezzo il vuoto, e più in là nessun limite… In fondo, è stata un’ottima giornata. Siamo stati con i classici, siamo nell’universo.