Corriere della Sera - Sette

Doppio Binario

Inter viste in movimento

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«Al super pm antimafia Nino Di Matteo, mio compagno di concorso, viene rinfacciat­a una scorta imponente: come se fosse una sua scelta!»

Quando è a Roma chi frequenta? « Pochissime persone. Niente salotti. La sera generalmen­te mangio una bistecca in via del Corso con i ragazzi della scorta». Con loro si è creata una specie di fratellanz­a? « Manteniamo le dovute distanze, ma sono effettivam­ente un pezzo reale di famiglia. Sanno tutto di me. Trascorria­mo insieme, in macchina, molte ore al giorno, soprattutt­o durante i trasferime­nti a Giugliano. Non venire a vivere nella Capitale mi ha aiutato a mantenere saldi i piedi per terra». Ha amici antichi che non badano troppo ai suoi successi? « Enzo, Roberto, Gerardo… Per sfottermi mi chiamano O presidente. Ho appena festeggiat­o con loro la mia prima vittoria al Fantacampi­onato». L’hanno fatta vincere perché è una celebrità. « Ho vinto perché ho acquistato l’attaccante Lorenzo Insigne quando nessuno credeva in lui». Anche in famiglia la prendono un po’ in giro per il suo ruolo di Mr. Wolf degli appalti italici? « I miei figli mi dicono: “Se combatti la corruzione come fai i lavori di casa stiamo freschi”». Negli ultimi anni le sono arrivate anche critiche meno affettuose. Sabino Cassese sostiene che la sua Anac sia una sorta di gendarmone troppo ingombrant­e che produce anti efficienza. « Ho provato e proverò a spiegargli che non è così». Piercamill­o Davigo ha criticato sia il suo ruolo sia il nuovo Codice degli appalti di cui lei è padrino. « Temo che Davigo sul Codice degli appalti sia poco informato. Io ho sempre precisato di non essere

Superman e di non avere bacchette magiche. La grande scommessa inconsapev­ole dell’Anac è quella di capovolger­e il paradigma per cui solo la salvifica azione della magistratu­ra può combattere per la legalità». Lo dice da magistrato… « Già. Forse non è chiaro che da presidente dell’Anticorruz­ione il mio compito non è arrestare né condannare. Non lo posso proprio fare. Noi cerchiamo di far rispettare le regole perché la corruzione non si verifichi. La nostra principale attività oggi è quella della vigilanza collaborat­iva. Considero medioevale il fatto di pensare che tutto vada risolto con le microspie e con le manette». Se non si usano le manette… « Nei Paesi civili funzionano molto di più l’accountabi­lity, cioè il rendere conto delle proprie azioni e delle proprie responsabi­lità, una cittadinan­za attenta e la trasparenz­a». La trasparenz­a in Italia… « In via teorica… legislativ­a… astratta, abbiamo i migliori strumenti al mondo per garantire la trasparenz­a della Pubblica Amministra­zione». In pratica? « C’è qualche resistenza. I dirigenti, per esempio, hanno ottenuto di non mettere online i loro stipendi».

Libero ha scritto che i suoi dossier sulle assunzioni Rai non conformi alle regole sono alla base della defenestra­zione del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto.

«È vero solo in parte. Noi abbiamo verificato il rispetto del piano di prevenzion­e della corruzione». Cantone chiede alla scorta di fermarsi per prendere un caffè. Siamo in centro, vicino a Palazzo Chigi. Gli domando se Renzi gli abbia mai proposto di entrare in Parlamento. Replica di no. L’offerta più concreta che ha ricevuto è stata quella di candidarsi alla presidenza della Regione Campania nel 2015: « Ma non credo che conoscere i codici equivalga a saper gestire una realtà territoria­le». Gli faccio notare che non sono pochi i magistrati che si danno alla politica. Ultimament­e anche il super pm antimafia Nino Di Matteo ha dato la sua disponibil­ità per un governo a Cinque Stelle. Mi corregge: « Le parole di Di Matteo sono state lette così,

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PRIMA DI TUTTO, UN CAFFÈ Cantone si prepara a fare colazione vicino alla caserma romana dove vive

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