Corriere della Sera - Sette

Doppio Binario

Inter viste in movimento

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ma non la considerer­ei esattament­e una disponibil­ità. Ci ho parlato a lungo proprio in occasione del convegno sulla giustizia organizzat­o a Montecitor­io dal M5S». Che cosa le ha detto? « Io e lui eravamo compagni di concorso quando siamo entrati in magistratu­ra. L’ho visto provato. Mi ha fatto un discorso amaro sulla solitudine del magistrato. Mi ha impression­ato perché sto leggendo il libro di Giovanni Bianconi su Falcone. E ricordo la solitudine di Falcone, i colleghi che gli urlavano “traditore” durante le riunioni in cui si discuteva della Procura Nazionale Antimafia». Di Matteo vive la stessa solitudine di Falcone? « Gli viene rinfacciat­o di avere una scorta imponente come se fosse una sua scelta, una colpa che si deve far perdonare. Sono ambiguità inaccettab­ili». Le manca la vita da pm? « Più passa il tempo e meno mi manca. Quattro anni fa stavo per rientrare nella Procura di Napoli, ma il trasferime­nto è stato bloccato. Ho rinunciato a fare ricorso, ma quell’esperienza mi ha segnato». Che cosa farà nel 2020 quando scadrà il mandato all’Anac? « Vorrei comunque tornare in magistratu­ra». Com’è il suo rapporto con Renzi? « Buono. L’ho incontrato una decina di volte. Ci vedevamo soprattutt­o a colazione, a Palazzo Chigi. Mi diceva: “Se qualcuno viene a chiedere qualche cosa a mio nome, ti sta mentendo. Io non ti chiederò mai niente”. Ed è la verità». Renzi l’ha voluta al suo fianco durante il viaggio di ottobre 2016 negli Stati Uniti. Con Bebe Vio, Roberto Benigni… « Me lo ha comunicato al telefono, pochi giorni prima della partenza: “Ti servirà uno smoking”. Panico. Era venerdì. Ho chiamato il signore da cui compro i vestiti e gli ho detto: “Mimmo, c’è un problema”». Tre giorni dopo era accanto a Barack Obama. « Non ci ho parlato molto. Ma la grande confidenza che ha con Renzi lo rendeva molto alla mano». In quella trasferta americana c’era anche Giusy Nicolini, sindaco uscente di Lampedusa. « Quando ho saputo che Nicolini aveva perso le elezioni ho pensato: quel viaggio non ha portato molta fortuna. Ho cominciato a toccare ferro». Arrivati alla sede dell’Anac, Luca e Walter scendono dall’auto e aprono lo sportello di Cantone. Lui mi fa cenno di osservare un cestino gonfio di spazzatura. La prima volta che ci siamo incontrati, nel 2008, la sua Giugliano era sommersa di monnezza. Con una certa fierezza, dice: «Ora abbiamo una differenzi­ata da città del Nord. Non esistono più i bidoni per strada. Stiamo messi di sicuro meglio di Roma». Noto: «Effettivam­ente si sente parlare molto meno della Terra dei fuochi». Spiega: «Purtroppo però la riduzione dell’interesse non è proporzion­ale alla soluzione di tutti i problemi. Ci si indigna, si portano folle oceaniche in piazza, ma appena passa l’emergenza…». Lo ha detto lei che la differenzi­ata è a un livello molto buono. «Già, ma le ecoballe vengono portate via molto lentamente e con difficoltà, le bonifiche non sono state fatte e continuano i ritardi sui registri dei tumori. A me piacerebbe che in Italia ci fosse meno indignazio­ne fugace e più solida consapevol­ezza». Lei continua a mangiare tranquillo le mozzarelle di bufala della zona? “Certo. Qualche giorno fa in ufficio un funzionari­o del sindacato ha organizzat­o all’Anac una mozzarella­ta: la gara tra le bufale di Aversa e quelle di Battipagli­a”. Lei saprebbe riconoscer­le a occhi chiusi? “Certo. E preferisco quelle di Aversa. Sono più sapide”.

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DOPO IL LAVORO, BISTECCA PER TUTTI Con Walter e Luca, gli agenti della scorta, nel palazzo sede dell’Autorità Anticorruz­ione, zona Quirinale, a Roma
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