Ferrari!
Una giornalista di 7 è stata catapultata nell’autodromo di Monza, dove a 250 all’ora si va come in caduta libera. Ma, dopo i primi brividi di paura, ci ha preso gusto. E chiede: posso tornare in pista?
gnali stradali in genere; trovo inutili caratteristiche tecniche come “da 0 a 100 in pochi secondi” e mi sono sempre sembrate ridicole le sfide al testosterone di chi usa la mia auto in movimento come paletto per i propri slalom tra corsie. Lo racconto solo per spiegare perché una come me, a un evento chiamato Ferrari Challenge, ci sta come una sogliola in cima alle Dolomiti. La giornata all’autodromo di Monza a cui è stato invitato 7 prevede una full immersion nel mondo del Cavallino. Visita ai paddock, gare, nuova collezione abbigliamento uomo-donna, fino al momento clou: un giro in pista. Di questo Challenge, ammetto, neanche conoscevo l’esistenza: è una specie di campionato
NON SO PERCHÉ IN REDAZIONE ho detto: vado io. L’unica volta in cui ho provato qualche interesse per le auto da corsa è stata quando ho intervistato Chris Hemsworth per Rush (Hemsworth, avete presente? Quella specie di dio biondo australiano prestato a un film sulla Formula Uno). Ma le corde vocali a volte vibrano di suoni propri e così quando il direttore, giustamente stupito, mi ha chiesto: « Tu? Ci vai volentieri?», le ho sentite confermare: « Certo, se non rispondo di eventuali danni alle macchine». Chiarisco: guidare mi piace. Percorro centinaia di chilometri quasi ogni weekend. In auto sono partita per belle vacanze lunghe e brevi. Ma rispetto i limiti di velocità, i semafori, le precedenze, i se-
Aiuto! Mi hanno messa su una
CUFFIETTA HORROR Sopra, la Ferrari 488 Challenge. A destra, il pilota Beppe Schenetti e l’autrice di questo articolo con casco e, purtroppo, cuffietta a tappe in sette autodromi europei dove si svolgono due tipi di gare, una per piloti con il modello 488 e una per proprietari di Ferrari che vogliono concorrere con la propria auto. Partecipare a una gara costa 40mila euro ma se ti iscrivi a tutto il campionato c’è lo sconto, solo 200mila. E poi si può sempre puntare sugli sponsor: Fabienne Wohlwend, 19 anni appena, una delle tre donne in gara, ne ha trovati alcuni. Le altre due signore non ne hanno bisogno: Tina Kok, 60, fa l’infermiera ma ha un marito facoltoso, Deborah Mayer commercia in arte e collezionismo (anche di auto).
un sabato molto caldo. Lascio la mia macchina nel parcheggio per non milionari e attraverso un arco rosso. Un passo e cambi mondo, come il binario 9 e tre quarti di Harry Potter: ovunque, solo Ferrari. Da notare, soprattutto, una bianca tipo Supercar, con i portelloni alzati; un’altra parecchio accessoriata con il nome del proprietario sul retro, Josh Cartu, pilota canadese straricco grazie a settori business non ben definiti. La prima parte della giornata scorre tranquilla: bar-ristorante, stand di abbigliamento e accessori per la famiglia ferrarista, esposizioni per i 70 anni del marchio, appassionati che passeggiano come in paradiso. Visita ai paddock. Un pilota, Rino Mastronardi, ci mostra esterni ed interni della 488 Challenge. Sul volante ci sono due manopole e otto bottoni
Velocità pazzesca fino alla curva, poi si frena di colpo. E si usa ogni centimetro di pista disponibile appena 11,4 litri per 100 km ( « sì, quando è ferma», mi diranno amici più esperti poi). « Ciao sono Beppe» si presenta il pilota. « Prima volta? Vedrai che emozione. Se vado troppo forte dimmelo». Ma non è il posto per far conversazione: la fase 60 km all’ora dura giusto il tempo per immettersi in pista, poi Beppe dà una tale accelerata che nello stomaco scatta l’effetto salto nel vuoto. E il rettilineo è niente: scopro che si arriva in velocità pazzesca fino alla curva e poi si frena di colpo, che quasi ci si sfiora nei sorpassi, che guidare sul ciglio della strada è normale « perché se non usi tutti i centimentri lo fanno gli altri e non vinci. Guarda il contachilometri!» continua Beppe esaltato. Anche no, grazie, sono troppo impegnata a controllare che l’auto resti in carreggiata. Poi lo guardo: 256. Per me, un record. L’indicatore scende. Il giro è finito. In effetti, uno è bastato. « Allora, come va?». Una favola. « Non sono andato troppo forte?». Si figuri, sapesse io. Giornata conclusa. Relax, finalmente. Potrò tornare a Milano scalando in serenità dalla quinta alla seconda a ogni curva, rispetterò i 90 e perfino i 50. Non dovrò indossare né casco né, soprattutto, cuffietta. Metto in moto la mia 1600. Parto. Scantono ciclisti, cani e pedoni. Esco dal parco di Villa Reale. Code ai semafori. Mi fido dei cartelli per la tangenziale che mi costringono a un giro assurdo. Arrivo al casello. Apro il finestrino. Sono troppo lontana e non riesco a introdurre il bancomat. Apro la portiera. Sbatte contro il muretto. Mi scappa un “vaffa”. Sento la voce del casellante: « Pronto?». Stacco la cintura, mi allungo e finalmente pago. Quasi quasi, però, torno in pista. colorati. Uno per l’accensione, uno per il grip, uno per il tergicristallo... Al terzo ho già perso il filo. Per fortuna non guiderò io. Prima di scendere in pista c’è una gara da vedere. Vorrei poter parlare di brividi ed emozioni ma non sono mai riuscita a guardare per più di dieci minuti un Gran premio causa noia – qui è uguale. Fino a quando vedo un gran fumo in fondo al rettilineo: incidente. Anzi due (piloti illesi). Proprio adesso? Adesso che tocca a me?? Ma ormai sono qui, mica posso tirarmi indietro. LADY SPRINT Enrico Galliera, direttore commerciale e marketing della Ferrari, premia Fabienne Wohlwend, vincitrice della Ladies’ Cup. Sopra, alcune Ferrari
È ORA. ECCOCI AL NOSTRO PADDOCK. Rumore assordante. « Faccia dei bei respiri» consiglia con cadenza modenese il signore incaricato di sistemarmi il casco. Purtroppo non c’è solo il casco: solo dopo, guardando le foto, scoprirò che il vero momento horror della giornata non sarà stato il giro ad alta velocità, ma la cuffietta. La tremenda cuffietta bianca che il signore con accento modenese non mi ha detto di nascondere: ma come si fa a salire su una Ferrari conciati così? Impietosi i colleghi in redazione: « La foto va pubblicata lo stesso, altrimenti chi ci crede che eri lì?». Lì, comunque, penso ad altro: quanti giri farò? « Uno, vedrà che basta». Uno solo? Son quasi delusa. Sistemo il casco, salgo, metto la cintura. L’auto è una 488 Gran Turismo Berlinetta da poco più di 200mila euro che persino io, giurano, potrei usare su strada e a cui bastano