Corriere della Sera - Sette

E sul palco si suona la fiaba del piccolo Ferdinand

- GIUSI FASANO

C’ERA UNA VOLTA UN RAGAZZO dalla faccia timida in mezzo alla folla di un concerto. Stringeva fra le mani un cartello che di tanto in tanto alzava più in alto che poteva. C’era scritto: «Posso suonare

Everglow per voi?». La favola di Ferdinand Schwartz comincia così. Con quel cartello sollevato dalla forza di un sogno e dall’entusiasmo dei suoi 19 anni. E con Chris Martin – voce, pianoforte e chitarra acustica dei Coldplay – che si volta al momento giusto. Lo legge e risponde a Ferdinand: «Davvero lo sai fare, fratello? Ti va di venire sul palco e suonare la canzone con me?». Certo che gli va, non ha fatto che sognare questo per giorni e giorni. Mentre comprava il biglietto, mentre scriveva la domanda con il pennarello nero, mentre si sollevava sulla punta dei piedi perché non si sa mai che Chris noti la scritta… E adesso eccolo lì, Ferdinand. Ha la stessa faccia che avrebbe Alice nel paese delle meraviglie. Il frontman della rock-band britannica che lo chiama sul palco è come il Bianconigl­io con il gilet che porta Alice nel suo mondo fantastico. Il mondo fantastico di questo ragazzo dal ciuffo biondo è lì a portata di mano. Ferdinand scavalca la transenna davanti al palco, si toglie il giubbotto nero, poi la felpa, poi sfila la maglietta fuori dai pantaloni e si avvicina al piano. Vista da lassù la vita promette di splendere per sempre. Everglow, appunto. È la realtà costruita con i sogni. Una specie di magia. Alice incontra lo Stregatto e celebra con una festa pazza il giorno del suo non-compleanno, Ferdinand abbraccia Chris e celebra con un applauso fragoroso la bellezza di quel momento unico. Solo la musica sa scrivere fiabe come questa. Capita che delle volte gli artisti lascino salire qualcuno del pubblico sul palco. Ma qui c’era qualcosa di diverso e di più. C’era la voce di uno dei gruppi pop-rock più celebri di questi ultimi anni che si è lasciata guidare da uno sconosciut­o, pescato fra decine di migliaia per una scritta che sempliceme­nte si vedeva più di tante altre. C’era un senso di umiltà, in quel gesto: c’era la grandezza di Chris a fare un passo verso quel tipo dall’espression­e timida e impacciata che all’improvviso è diventato uno del gruppo.

LA STORIA DI FERDINAND – manco a dirlo – è diventata materia buona per la Rete. Milioni di visualizza­zioni per il video caricato su YouTube e una sfilza infinita di interviste che hanno fatto del nostro amico un volto conosciuto ai più, quantomeno nella sua Germania (il concerto era a Monaco di Baviera). Quest’ultima parte però – se permettete – è la sola che toglie poesia alla favola del giovane pianista e dei Coldplay. Bello vederlo sul palco alle tastiere. Bello sentire Chris cantare con naturalezz­a come se davvero quel ragazzino fosse uno della band. Ma in un mondo perfetto sarebbero bastate le immagini e le note. Nient’altro. Per raccontare non sempre servono le parole. Ci sono emozioni che si leggono in faccia.

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GUARDAMI, SONO QUI! Il cartello di Ferdinand Schwartz all’esibizione di Chris Martin
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Giornalist­a, dal 1989 racconta per il Corriere della Sera fatti di cronaca, quasi sempre nera

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