Erano davvero matematici e avvocati?
Gentile Redazione, ho letto l’articolo Aspiranti Cit
tadini (1 giugno), impostato in modo fuorviante. Lavoro da un anno come insegnante presso un Centro Provinciale Istruzione Adulti (Cpia), dove i migranti su base volontaria si iscrivono per imparare la lingua italiana e, sinceramente, di immigrati architetti, matematici e avvocati, che il taglio dato all’articolo fa credere siano quantomeno numerosi nel nostro Paese, non ne ho incontrati. Invece, continuo a venire a conoscenza di giovani laureati della mia città che emigrano per trovare un lavoro. Avrei preferito un articolo supportato da evidenze statistiche, care alla stampa anglosassone. Nelle ultime righe leggo: « Tutti i volti fotografati in queste pagine frequentano il Cpia 5, la scuola pubblica per adulti di Milano, tra una marea di semianalfabeti». Questo benché il titolo citi: « Architetti, matematici, calciatori, avvocati: i migranti sono i potenziali motori del nostro Pil…». Ci terrei a mantenere la fiducia di leggere contenuti aderenti alla realtà dei fatti. Diana Bordoni diana.bordoni@gmail.com Ha ragione, cara Diana: l’analisi, basata sui numeri, è più ficcante (e sintetica) della testimonianza. Per questo 7 ha abbinato, sul tema dei migranti, due articoli. Uno di analisi, in forma di racconto teatrale, elaborato dalla redazione sui dati dei ricercatori Proverbio e Lancellotti (ex McKinsey); l’altro di testimonianza diretta (il mio, che non l’è piaciuto). Abbiamo considerato interessanti quegli « architetti, matematici, calciatori, avvocati » , proprio perché persino una professoressa che lavora nell’inserimento come lei non li aveva ancora incontrati. Sono rari? Sì. Abbiamo nascosto la « marea di semi analfabeti » ? No. Abbiamo solo cercato di ampliare i punti di vista. Andrea Nicastro