Tormentati dai tormentoni
Giovedì scorso il latinista Nicola Gardini suggeriva come trascorrere l’estate con l’aiuto dei grandi autori del passato. Oggi, invece, alla vigilia di una stagione ricca di motivi orecchiabili, ci lasciamo guidare per una giornata dalla musica pop
MENO MALE CHE C’È L’ESTATE!
Cominciava così la nostra guida alle vacanze a base di letteratura classica, in copertina la settimana scorsa. Apuleio insegnava a “de-asinizzarsi”, Orazio a non abbuffarsi, Ovidio a corteggiarsi. Ma diciamo la verità: il tempo che in estate ci è restituito (o imposto) è quello dell’adolescenza. Eterna, collettiva. Animata da amorazzi e gelati, mode, paturnie estetiche. Possiamo opporci, ma l’estate è più facile per tutti se ci si sforza di avere l’attività cerebrale di Homer Simpson e il bikini di Shakira. E se dunque la nostra guida per una giornata di vacanze fossero i tormentoni? I loro protagonisti sono persone come noi, con bisogni elementari come i nostri: svagarsi, riposarsi e (soprattutto) riprodursi. Quest’anno, poi, sono tantissimi: da molte stagioni le cronache musicali si dolevano dell’assenza di un tormentone estivo e invece il 2017, già prima del solstizio, ci ha regalato Despacito di Luis Fonsi, Pamplona dei TheGiornalisti con Fabri Fibra, Partiti adesso di Giusy Ferreri già prima del solstizio. “Quest’estate ci porterà/ nuovi gradi di sciocchezze e fragilità” si sgola Ferreri. Una promessa o una minaccia?
IL RISVEGLIO
Nicola Gardini, il classicista di Oxford che ci ha guidati giovedì scorso, proponeva di svegliarsi con Apuleio. Noi proviamo con
l’onirica Tropicana (Gruppo Italiano, 1983): “Ma che strano sogno, un vulcano e una città, gente che ballava sopra un’isola...” Ma il sogno lo scioglie la radiosveglia, con un ritornello ormai quasi vintage (2013): “In radio c’è un pulcino. Il pulcino pio il pulcino pio...”. Avevo pensieri, persino idee, ma il mio fanciullino interiore li sbaraglia: li so i versi degli animali, li so da quando avevo tre anni! Il pulcino pio, la gallina co-co, evviva. L’estate è spensierata.
IL CAFFÈ E IL GIORNALE
Anziché leggermi il giornale, dunque, il massimo che faccio è ascoltare i TheGiornalisti. Che insieme a Fabri Fibra quest’anno ci torment(on)ano con
Pamplona. Qualcosa sulla società lo imparo: “La politica ci vuole divisi/ In tv sento parlare di Isis”. E poi: “Lavoravo in un ufficio” canta Fibra, “Giuro stavo diventando pazzo/ ci pagavo a malapena l’affitto/ in Italia non funziona un c.”. Com’è riposante, dicono le stesse cose che sento al bar! Mi sento genericamente indignata.
LA PAUSA PRANZO
“Voglio un pic-nic, fanculo Just Eat”, scandisce Ghali ( Happy Days), tormentone 2017 ignoto ai non giovanissimi. “Sboccio acqua minerale”, rimava Rovazzi la scorsa estate. Meglio mangiare poco: almeno da La
Flaca (1996) la magrezza è il solo, grande mito estivo. “Flaca” vale “magra”: “una cerveza tras otra, pero ella nunca engorda”, beve beve e non ingrassa, cantava Jarabe de Palo. Beata lei.
LA NOIA POMERIDIANA
La vacanza, ci hanno insegnato i classici, è
otium; ma l’otium, se non si è ancora partiti, annoia. Dai tempi di Azzurro (Celentano, 1968), “cerco un po’ d’Africa in giardino”; a quelli di Spiagge (Fiorello, 1993), “la noia resta in città”, la noia è passata dallo stato di incubatore poetico a quello di nemico mortale. Noi “tormentonisti” (si può dire?) la combattiamo a ritmo di nonsense: sole cuore amore, bokucu ramaya, zale-zalelè, oppan gangnam stail, majabi an de bugui an de buididipí (li riconoscete?).
LA SERA E LA NOTTE
I tormentoni sono una summa philosophica sulla notte. “Vamos a bailar”, cantano in tanti (Enrique Iglesias, 2015; Paola e Chiara, 2000; “mama insegname a bailar”, scimmiottavano i Tribà nel 2001); ogni anno ha il suo ritmo, e il 2017 ci porta la dominicana Pònteme, pseudo-macarena decisamente esplicita. Impararne i passi fa sentire “muy sensual”. E impegna la mente più di un sudoku. E così “pasito a pasito, suave-suavecito”, un passo dopo l’altro, dolcemente, scorrerà l’estate. Forse non “de-asinizzata”, di certo sopportabile. Sorry, Apuleio.