Gli scrittori sono un po’ strani (i lettori pure)
Dal sosia impostore all’autore che manda al suo posto un amico, bizzarrie e paradossi degli eventi letterari estivi
ELEGANTE E SORNIONE, Tony Harrison arrivò in piazza a Pordenone sul presto, in quella mattina di settembre 2015. Sedette al tavolino di un bar e ordinò un caffè. Poco alla volta, intorno a lui, cominciò a riunirsi una piccola folla. Lo aveva riconosciuto: il grande poeta di Leeds era ospite della rassegna Pordenonelegge, da giorni la sua faccia stava sui giornali. « Bene bene» si diceva in giro « l’incontro del pomeriggio sarà un successo!» Peccato che il gentiluomo al bar non fosse l’autore di versi suggestivi come: «Nella storia i muti soccombono e spariscono». A Pordenone era arrivato un sosia. «Meno male che ce ne siamo accorti in tempo», sospira Gian Mario Villalta, direttore artistico della rassegna friulana.
OGNI GRANDE FESTIVAL LETTERARIO
ha le sue piccole storie: alcune davvero bizzarre. Festivaletteratura di Mantova – giunto alle 21° edizione, forse l’incontro più amato d’Europa nel suo genere – ne ha una lunga collezione. Hanif Kureishi, autore anglo-pakistano (è appena uscito Uno zero, ed. Bompiani), venne bloccato all’ingresso dell’incontro che lo vedeva protagonista. «Non era stato riconosciuto!», ricorda Marella Paramatti, una dei co-fondatori. Durante la prima edizione, nel 1997, Salman Rushdie, minacciato dalla fatwa dell’ayatollah Khomeini per i Versetti satanici, viaggiava in incognito e sotto scorta. Ma non seppe resistere alla tentazione di ascoltare il collega Ian McEwan nel Cortile della Cavallerizza. Pensò bene di eludere i controlli, sgattaiolare fuori dall’albergo e attraversare da solo la città. Panico. Il passaggio da «dov’è finito?» a «l’hanno rapito!» fu breve. Lo ritrovarono beatamente sdraiato sul prato dentro Palazzo Ducale. La giornata di quello che era, ai tempi, il più famoso scrittore al mondo finì mestamente nella Questura di Mantova. «Nei festival letterari bisogna tenere assieme l’impalpabile vena creativa di un autore e la rigorosa logistica dell’organizzazione», spiega Marcello Fois, che è l’uno
e l’altro: scrittore di successo e curatore de L’isola delle storie, uno splendido incontro che si tiene ogni anno a Gavoi, e coinvolge tutta la Barbagia, terra ospitale. Fois racconta di «una scrittrice che, per questioni di feng shui ed energia positiva, pretese che ogni singolo mobile della camera d’albergo venisse spostato o addirittura sostituito». Meglio non fare nomi in questo caso, e in un altro episodio avvenuto a Pordenone. Ancora Villalta: «La moglie di un notissimo autore fece shopping per due giorni nei negozi più belli della città, lasciando poi il conto da pagare agli organizzatori del festival».
GIÀ CHE CI SIAMO: IL CAPITOLO MOGLI/FIDANZATE/AMICHE
e via innamorando è importante, in ogni rassegna. J. R. Moehringer, premio Pulitzer e co-autore dell’autobiografia di Andre Agassi Open, dopo un incontro a Mantova ha raccontato al nostro Beppe Severgnini: «Una città degli Stati Uniti, qualche anno fa. Ero impe- gnato nel firma-copie, e una giovane donna mi porge il volume da autografare. Senza alzare gli occhi, pronuncio la frase di circostanza: “Il suo nome?”. Lei, asciutta: “Lo sai benissimo”». Eh, già: era la sua ex. Seguirono discussioni e recriminazioni. La ragazza non voleva andarsene. «La gente in coda per la firma cominciava a rumoreggiare… Io non sapevo cosa fare. Giornataccia». Durante la serie d’incontri Un libro un rifugio, un classico estivo in Alta Badia, accadde invece un episodio surreale. Lo ricorda la direttrice artistica della rassegna, la scrittrice e psicoterapeuta Gianna Schelotto. Sul palco a Corvara, insieme al giornalista Alberto Faustini, era stato invitato Alessandro Zanella, autore de L’ora di Dongo, un’opera sulla parte finale della vita di Benito Mussolini. L’intervista procedeva in tono dimesso, a dispetto del tema; l’autore sembrava reticente. A un certo punto il conduttore Faustini pose la domanda diretta: «Ma insomma: questo oro di Mussolini esiste davvero?».