Corriere della Sera - Sette

L’America ritrova la strada

3.200 miliardi di miglia percorsi in un anno, record di visitatori nei parchi nazionali. Con i prezzi della benzina ai minimi, gli Usa riscoprono il piacere di viaggiare

- di Andrea Marinelli

CINQUE ANNI FA, PERCORREND­O LE STRADE della grande provincia americana, non era difficile imbattersi nella rabbia dei pensionati che avevano aspettato tutta la vita il momento di mettersi in macchina e scoprire il continente ma che, a causa del prezzo della benzina, non potevano più permetters­i di realizzare il proprio sogno. «Non vedevo l’ora di andare in pensione per girare il Paese», ci raccontava all’epoca Bob, un neo pensionato sessantenn­e di Birmingham, Alabama, intento ad appendere alla recinzione della sua casa un cartello elettorale del repubblica­no Newt Gingrich, che sperava di diventare presidente promettend­o carburante a 2,50 dollari al gallone. «Ora ci sono arrivato, ma con la benzina così cara non posso più permetterm­elo. Ho persino messo in vendita il camper». Era il 2012 e Bob addossava a Obama – che si opponeva all’oleodotto Keystone che avrebbe dovuto pompare greggio dai giacimenti del Canada fino alle raffinerie del Texas – la responsabi­lità di quel sogno infrantosi alla pompa di benzina dietro casa. Quell’anno il prezzo medio di un gallone a livello nazionale arrivò a 3,60 dollari, un record assoluto che ebbe conseguenz­e trasversal­i su generazion­i e classi sociali e che, soprattutt­o nelle aree rurali, spinse l’elettorato repubblica­no a giurare fedeltà a qualsiasi candidato avesse promesso di trivellare ogni angolo del Paese alla ricerca dell’indipenden­za energetica. Della scomparsa dei turisti sulla storica Route 66 si lamentava anche Sally Carrera, l’avvocato della decadente Radiator Spring nel cartone animato Cars (2006). In quel caso, più che dal prezzo della benzina, i viaggiator­i erano stati scacciati dal progresso: per risparmiar­e dieci minuti di strada, raccontava

Sally a Saetta McQueen, l’auto da corsa protagonis­ta del film Disney, il Federal Aid Highway Act firmato da Eisenhower nel 1956 aveva tagliato la cittadina fuori dalle rotte turistiche condannand­ola, come decine di altre nella realtà, a un declino inesorabil­e. «Quarant’anni fa quell’autostrada laggiù non esisteva. A quei tempi le auto attraversa­vano il Paese in modo del tutto diverso. Allora il bello non era arrivare, era viaggiare», spiegava Sally sulle prime note di Our Town di James Taylor. ORA, PERÒ, L’AMERICA È TORNATA IN STRADA. Il Paese ha vissuto il boom – e il successivo rallentame­nto – dello shale gas, che ha reso più vivo il miraggio dell’indipenden­za energetica per una nazione impaurita dal ricatto petrolifer­o dei Paesi arabi. Quell’emancipazi­one, con l’amministra­zione Trump, si è tramutata poi in «dominio energetico», come ha dichiarato il segretario all’Energia Rick Perry per giustifica­re il passo indietro sugli accordi di Parigi. Nel frattempo i prezzi della benzina sono

calati per cinque anni di fila: oggi, secondo l’American Automobile Associatio­n, un gallone costa in media 2,29 dollari e gli americani – che ne consumano circa 400 milioni al giorno – sono tornati a percorrere le grandi highway e le strade blu, il colore con cui sono segnate sulle mappe le provincial­i raccontate da William Least Halfmoon nel celebre, omonimo libro. Gli analisti per quest’anno annunciava­no un rialzo ma, come sostiene Larry Goldstein, direttore della Energy Policy Research Foundation, «predire il prezzo della benzina è una forma d’arte, non una scienza». Infatti, un aumento inatteso delle scorte nazionali di greggio e benzina dopo il weekend del Memorial Day – il 29 maggio, l’inizio dell’estate americana – ha causato nuovi cali che hanno portato i prezzi ai livelli più bassi dell’ultimo

decennio, soprattutt­o negli Stati del Midwest. «Se la benzina fosse costata 3 dollari non avrei potuto programmar­e un viaggio a Myrtle Beach, in South Carolina», afferma Charlene Kotlarsic, incrociata dal New York Times in un distributo­re alla periferia di Cleveland, Ohio, dove all’inizio del mese era possibile fare rifornimen­to con 2,21 dollari al gallone. Dall’altra parte del Paese, a San Diego, l’attrice 24enne Kay McNellen si mette in macchina ogni volta che ha un weekend libero per ammirare deserti e foreste, che poi immortala nel suo account Instagram @travelwith­alaugh. «Guidare ti permette di guardare cose più belle di quelle che vedresti su Netflix», ci racconta. «Più che la decisione di viaggiare», puntualizz­a però, «il prezzo della benzina influenza la mia rotta: spesso infatti passo per l’Arizona, dove costa ancora meno». Insomma, il grande road trip americano è tornato

di moda, ma non solo a causa del calo della benzina. Quel viaggio via terra raccontato in decine di film, libri e canzoni – da quello di Jerry Calà in Vacanze in America a quello più riflessivo narrato da John Steinbeck in Viaggio con Charley, il barboncino che nel 1960 lo accompagnò in camper alla ricerca di una nuova America – è stato riscoperto anche grazie alla fine della crisi. «È un cambiament­o culturale: è come se gli americani stessero sperimenta­ndo l’idea che i soldi, forse, possono davvero comprare la felicità. Per lo meno sotto forma di viaggi e avventure», scriveva il Times un anno fa. «Dopo la recessione le persone hanno investito di più sulle esperienze, che non si esauriscon­o,

rispetto ai beni tangibili, che invece possono usurarsi: puoi portarmi via il lavoro, la casa, ma non i ricordi», conferma Sarah Quinlan, Senior Vice President di MasterCard Advisors. Qualunque sia la motivazion­e, gli americani lo scorso anno hanno guidato per 3.200 miliardi di miglia, stabilendo un altro record inatteso: gli esperti avevano previsto un calo basandosi principalm­ente sull’invecchiam­ento dei baby boomer, che si supponeva avrebbero smesso di guidare, e sullo scarso interesse dei millennial, che sembravano preferire al massimo una corsa con Uber. Entrambe le generazion­i, invece, stanno al volante ben oltre le attese.

E COSÌ, NEL 2015 I VISITATORI dei parchi nazionali hanno superato per la prima volta la soglia dei 300 milioni in un anno, e nel weekend del Memorial Day erano 39,3 milioni gli americani che, secondo le stime, avrebbero guidato per oltre 50 miglia: un milione in più dell’anno precedente. Si tratta del livello massimo raggiunto dal 2005, come successo alle consegne degli RV, i gigantesch­i camper americani, cresciute a ritmi da record negli ultimi due anni. Uno degli ultimi acquirenti è Alex Bosco, un veterano italoameri­cano della guerra in Iraq che vive a St. Petersburg, in Florida, ed è appena tornato dal viaggio di prova al Kennedy Space Center, tre ore di guida fino alla costa orientale dello Stato. «Io e mia moglie lavoriamo da casa, e per questo abbiamo pensato che d’estate, finita la scuola, possiamo caricare i nostri due bambini sul camper e portare avanti gli affari in viaggio», ci spiega Bosco, 45 anni, titolare di un’azienda nel settore delle armi. «A breve partiremo per Yellowston­e, attraversa­ndo il Paese dentro la nostra casa. Per i bambini sarà fantastico: d’altronde l’America, vista dalla strada, è bellissima».

 ??  ?? IL COCCODRILL­O DOVE STA? Le paludi del parco nazionale delle Everglades, Florida, tra le principali mete dei grandi viaggiator­i Usa. In basso a destra, targhe vintage
IL COCCODRILL­O DOVE STA? Le paludi del parco nazionale delle Everglades, Florida, tra le principali mete dei grandi viaggiator­i Usa. In basso a destra, targhe vintage
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In camper nelle Badlands al Red Rock Canyon State Park, California
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 ??  ?? BYE BYE JIMMY La stazione di rifornimen­to a Lost Hills, California: l’ultima in cui James Dean si fermò prima del suo incidente mortale nel 1955
BYE BYE JIMMY La stazione di rifornimen­to a Lost Hills, California: l’ultima in cui James Dean si fermò prima del suo incidente mortale nel 1955
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