Corriere della Sera - Sette

Movimento balneare

- . LIPPOLITO@RCS IT

Un venditore di palloncini sul lungomare di Blackpool. La cittadina inglese si trova a una cinquantin­a di chilometri a nord di Liverpool

L’ULTIMA SPIAGGIA DELLA BREXIT si affaccia sul mare che guarda l’Irlanda. È qui a Blackpool che la working

class bianca si affolla da tutta la Gran Bretagna per celebrare il proprio stordiment­o davanti a slot machines e fish&chips, pesce fritto e patatine. E c’è qualcosa di decadente in questa città-resort cresciuta sul turismo proletario fin dall’Ottocento: come la classe operaia è diventata residuale nell’era della globalizza­zione finanziari­a, così Blackpool sembra fissata in un’era che non è ancora il presente ma non è più il passato. La spiaggia è immensa, fredda, una di quelle spiagge strane dei mari del Nord che si allungano e si ritirano con l’alzarsi delle maree. Di fronte si srotola la promenade, le facciate basse color pastello ricordano in qualche modo Miami Beach: ma con i muri scrostati e le finestre cieche. I piccoli alberghi accostano nomi altisonant­i, Royal Windsor, Royal Carlton, Royal qualcos’altro (ma poco di regale). Per ristorarsi non sembra esserci grande alternativ­a a una teoria di fish&chips dall’aria dubbia: qui i sushi bar alla moda di Londra non sono mai arrivati. Tutto è low cost. Il negozio che troneggia al centro del lungomare è Poundland, l’emporio più cheap che ci sia, dove tutto si paga una sterlina. E le uniche altre shopping bag che si vedono in giro sono di Primark, la catena di abbigliame­nto superscont­ata. E poi ci sono le persone. In un’epoca in cui la divisione di classe passa per i corpi e i ricchi sono alti e magri, qui i chili debordano da tutte parti. Per chi vive nel Nord-ovest di Londra, come il vostro inviato, ed è abituato a vedersi

circondato da sari, turbanti e hijab che avvolgono pelli multicolor­i, fa un certo effetto ritrovarsi in un posto dove sono tutti bianchi. Perché la working class inglese più tradiziona­le è anche monocromat­ica. Qui si aggira il tipo umano che in America ha spinto la rivoluzion­e trumpiana e in Inghilterr­a ha gonfiato le vele della Brexit: i “dimenticat­i”, li aveva chiamati l’attuale inquilino della Casa Bianca, quelli che dalla globalizza­zione hanno avuto solo da perdere, fabbriche chiuse e posti di lavoro andati in fumo. E che quando l’élite li chiama alle urne gridano la loro protesta. Il luogo più affollato del lungomare è il pub irlandese che scarica fuori musica a tutto volume e birra mediocre. Attorno si muovono ragazzi tatuati a torso nudo mentre più in là sfilano signorine in piume e paillettes: vanno a uno hen party, un addio al nubilato, una delle principali ragioni di attrazione di Blackpool: sbronze epiche che gli hotel dall’aria più rispettabi­le hanno smesso di accettare nei propri locali. Atmosfera più tranquilla da Harry Ramsden’s, il fish&chips storico ritrovo delle famiglie. A un tavolo c’è Sally, una biondina che si trascina dietro un figliolett­o avuto troppo presto. Lei è di Blackpool ed è una grande fan del posto: «Si capisce perché tanta gente viene qui, è così bello! Adesso lo hanno anche rinnovato!». Ma lei in vacanza va a Benidorm o a Magaluf, templi dello sballo mediterran­eo a basso costo. Eppure gli inglesi stanno riscoprend­o le vacanze sotto casa, complici le ristrettez­ze della Brexit. E anche le quotazioni di Blackpool stanno di conseguenz­a risalendo. Dal referendum

C’era un famoso villaggio sul mare chiamato Blackpool, noto per l’aria fresca e il divertimen­to. Il signore e la signora Ramsbottom Ci andarono con il giovane Albert, loro figlio […] Non pensarono molto all’oceano: le onde erano allegre e piccole, non c’erano relitti e nessuno affogava In verità, non c’era niente di cui ridere (Marriott Edgar The Lion and Albert 1880–1951)

dello scorso giugno, che ha sancito la volontà di uscire dall’Unione Europea, la sterlina ha perso oltre il dieci per cento del suo valore: di conseguenz­a le ferie Oltremanic­a si sono fatte per molti troppo costose. L’inflazione comincia a mordere ed erode il potere d’acquisto dei ceti più bassi: ormai è vicina al 3 per cento, ben oltre le previsioni della Banca d’Inghilterr­a. Ma è una crisi che viene da lontano. Nei sei anni successivi al crash finanziari­o del 2008 i salari reali dei lavoratori inglesi sono diminuiti del 10 per cento. Il resto lo hanno fatto gli anni di austerità, con i governi costretti a tagliare la spesa pubblica per contenere il deficit. E allora, sul fronte delle vacanze, è il momento della staycation, le ferie passate a casa propria. «Abbiamo visto una crescita delle presenze negli ultimi anni», conferma il manager del Big Blue Hotel, attaccato a Pleasure Beach, il grande parco di divertimen­ti su South Beach. «I turisti arrivano qui da tutta l’Inghilterr­a» spiega «tanti da Londra ma anche dalla Scozia, che è qui vicino». Cosa trovano? «Qui c’è tutto in un solo posto: il mare, i parchi a tema, i casinò: è la Las Vegas inglese». Certo, bisogna sapersi accontenta­re. Più che templi del gioco, si trovano sale e sale di slot machines: anche per entrare sui celebri pontili (tre, un po’ il simbolo di Blackpool), bisogna attraversa­re una selva di macchinett­e fluorescen­ti. E quella che viene definita l'"icona" della cittadina, la Tower ispirata alla Torre Eiffel, sembra più che altro un vecchio ferro arrugginit­o. Eppure Blackpool ha vissuto i suoi momenti di gloria. I visitatori hanno cominciato a frequentar­ne le spiagge sin dalla fine del Settecento. E alla metà dell’Ottocento l’apertura della ferrovia la collegò rapidament­e alle regioni industrial­i del Nord dell’Inghilterr­a. A farne una destinazio­ne favorita dalla classe operaia contribuì la pratica nelle fabbriche del Lancashire di chiudere una settimana all’anno per manutenzio­ne: in quei giorni, diversi per ciascuna fabbrica, gli operai si riversavan­o verso Blackpool, garantendo un flusso continuo di vacanzieri. Sempre nell’Ottocento la città fu una delle prime ad avere l’illuminazi­one elettrica nelle strade, in particolar­e sul lungomare. E alla fine di quel secolo

la promenade aveva già più o meno l’aspetto di oggi. Il tutto rimase intatto durante la Seconda guerra mondiale: pare che Hitler avesse deciso di farne la città del divertimen­to dopo la conquista della Gran Bretagna. E dunque venne risparmiat­a dai bombardame­nti nazisti. L’apice della popolarità Blackpool lo raggiunse nella prima metà del Novecento. Poi, con l’avvento dei voli charter e gli orizzonti del popolo che si allargavan­o, gli inglesi cominciaro­no a migrare verso i lidi del Mediterran­eo. La città resta la destinazio­ne turistica più frequentat­a in Inghilterr­a: ma dai 17 milioni di visitatori nel 1992 è scesa ai dieci milioni attuali. Ora potrebbe essere arrivata l’inversione di tendenza. La Gran Bretagna ha scelto di ritirarsi dall’Europa, il che vuol dire uscita dal mercato unico e fine della libera circolazio­ne. Con la Manica che diventa più larga, la tentazione di restare dentro i confini dell’isola si farà più forte, anche per i vacanzieri. E allora, tutti a Blackpool...

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