Corriere della Sera - Sette

Inter vista in movimento

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E tendiamo a scimmiotta­re modelli esteri: Renzi ha avuto il periodo obamiano, ma non riusciva neanche ad abbottonar­si il cappotto come Obama. Ora Macron. A destra… stesso discorso». Partiamo.

I popolari europei vogliono Berlusconi lontano da lei e da Salvini.

«Questo perché c’è chi ha avuto qualche soddisfazi­one a Strasburgo».

Sta parlando di Antonio Tajani, azzurro, neo presidente del Parlamento europeo?

«Ritiene di dover garantire che Forza Italia non prenda posizioni troppo critiche con l’Ue. Ma c’è un fraintendi­mento di fondo. A differenza che in Francia e in altri Paesi, in Italia le esperienze legate al popolarism­o e quelle cosiddette populiste possono marciare insieme. È già successo».

Berlusconi ha detto che vuole un centrodest­ra moderato e liberale.

«Ancora con questa “moderazion­e”? Ricordiamo­ci che Berlusconi, che ora sembra non poter essere altro che popolare, ai suoi esordi era considerat­o un populista».

Berlusconi, da sempre, gioca su due scacchiere. La legge elettorale proporzion­ale gli permette di andare a elezioni e decidere, a risultati acquisiti, se stare con lei e con Salvini o se cercare un nuovo patto del Nazareno.

«La gente non è cretina. Questo giochetto si è rotto. E le amministra­tive dovrebbero aver chiarito a Berlusconi dove gli italiani vogliono che lui si collochi. Per favorire l’unione del centrodest­ra ho proposto il “Fratelli d’Italicum”».

È una legge elettorale?

«Sì. Premio di maggioranz­a fino al 51% dei seggi al partito, o alla coalizione, che raggiunge il 37% dei voti. E preferenze».

Berlusconi qualche settimana fa ha proposto Luca Zaia, governator­e del Veneto, come leader della coalizione.

«Sono contraria all’indicazion­e dei candidati leader a mezzo intervista. Preferisco una scelta dal basso».

Lei, da anni, propone le primarie del centrodest­ra.

«Confermo, ma faccio un passo in più. Se alle elezioni ci fosse una lista di centrodest­ra e la possibilit­à di indicare le preferenze, in caso di vittoria potremmo far fare il premier a chi prende più voti personali».

Secondo lei perché Berlusconi è così titubante nel concedersi a un’alleanza solida con lei e con Salvini?

«Credo che in questo dibattito ci sia un elemento un po’ infantile: la questione è “chi è il capo?”. Sulla mia candidatur­a a Roma è scattato lo stesso meccanismo».

Lei era una candidata forte. Aveva fatto un passo indietro, a causa della gravidanza, e quando ha deciso di correre per diventare sindaco, le hanno messo tra le ruote…

«…prima Guido Bertolaso e poi Alfio Marchini. Hanno pensato: se Meloni diventa sindaco di Roma potrebbero cambiare i rapporti di forza nel centrodest­ra». Ci fermiamo sulla salita che porta in Campidogli­o. Un gruppo di turisti si avvicina alla ringhiera che si affaccia sui Fori Imperiali. Due cinesi si appoggiano sul fianco dell’auto. Meloni abbassa il finestrino: «Comodi, eh». Lo richiude, fa caldo. In lontananza si vede il celebre terrazzino del sindaco. Virginia Raggi è in carica da un anno. «Avevo messo in conto un certo grado di incapacità, ma non a questi livelli».

Non che Gianni Alemanno, sindaco di centrodest­ra, brillasse.

«Non è la stessa cosa. Raggi sindaco è come se dessero a me la direzione della ricerca nucleare al Cern».

«Non sono sposata, Perché rimprovera­te me, è lui che dovrebbe... Come lo presento? È il mio compagno. Sì, lo so, io sono di destra...»

Raggi ha presentato il bilancio di Roma Capitale in tempo. Alemanno non c’è mai riuscito.

«I revisori del Comune hanno chiesto di rimettere mano su quel bilancio. È come se alla maturità tu fossi contento di presentare per primo il compito… in bianco».

Raggi si è data un bel 7,5.

«Io le do un N.C., non classifica­ta. Come sindaco non è pervenuta: gli appalti più importanti devono ancora partire, la maggioranz­a perde intere sedute del Consiglio per cose irrilevant­i: ne hanno impiegate tre solo per dare la cittadinan­za onoraria a Nino Di Matteo, il pm palermitan­o. Sulla manutenzio­ne delle strade hanno fatto alla romanella».

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UN PUPAZZETTO COMBATTIVO Meloni mostra il suo portachiav­i a forma di guerriero

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