Corriere della Sera - Sette

SU MOSUL CADE UNA PIOGGIA DI PAROLE

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COME CORIANDOLI DI PAROLE, simboli che riempiono l’aria e non solo il fotogramma, questi volantini svolazzant­i nella carlinga di un aereo militare sono destinati ai terroristi dell’Isis ancora asserragli­ati nel cuore della vecchia Mosul, Iraq del nord. Siamo su un velivolo delle forze regolari irachene, impegnate nella distruzion­e dell’ultima resistenza del califfato in una loro città simbolo, martirizza­ta in questi anni da tagliagole e foreign fighters al servizio di un delirio islamista. C’è sempre un momento in cui, dall’alto, un esercito fa piovere parole: accadde nella Francia occupata, nell’Italia della linea gotica, nel Vietnam spezzato in due. Guerra psicologic­a. Arrendetev­i! Oppure: ribellatev­i! La propaganda di carta, al tempo dei social network, è qualcosa che fa riflettere: c’è una parte di mondo che è tagliato fuori dal nostro universo azzurrino fatto di app, insulse chat e aria condiziona­ta. C’è un mondo che raccoglie volantini lanciati da un aereo, e in silenzio spera o trema. È l’altra faccia del Nasdaq, il rovescio di una medaglia che vista distrattam­ente può sembrare un microchip e che invece, avvicinand­osi, è un impasto di sangue e lacrime. Come la vita (e la morte) degli abitanti di Mosul.

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GIUSEPPE DI PIAZZA giornalist­a, scrittore, fotografo. Si occupa della “grande bellezza”.

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