SU MOSUL CADE UNA PIOGGIA DI PAROLE
COME CORIANDOLI DI PAROLE, simboli che riempiono l’aria e non solo il fotogramma, questi volantini svolazzanti nella carlinga di un aereo militare sono destinati ai terroristi dell’Isis ancora asserragliati nel cuore della vecchia Mosul, Iraq del nord. Siamo su un velivolo delle forze regolari irachene, impegnate nella distruzione dell’ultima resistenza del califfato in una loro città simbolo, martirizzata in questi anni da tagliagole e foreign fighters al servizio di un delirio islamista. C’è sempre un momento in cui, dall’alto, un esercito fa piovere parole: accadde nella Francia occupata, nell’Italia della linea gotica, nel Vietnam spezzato in due. Guerra psicologica. Arrendetevi! Oppure: ribellatevi! La propaganda di carta, al tempo dei social network, è qualcosa che fa riflettere: c’è una parte di mondo che è tagliato fuori dal nostro universo azzurrino fatto di app, insulse chat e aria condizionata. C’è un mondo che raccoglie volantini lanciati da un aereo, e in silenzio spera o trema. È l’altra faccia del Nasdaq, il rovescio di una medaglia che vista distrattamente può sembrare un microchip e che invece, avvicinandosi, è un impasto di sangue e lacrime. Come la vita (e la morte) degli abitanti di Mosul.