OCCHIO NON VEDE
Silenzio, si balla. Ognuno per sé di Giuseppe Di Piazza
LA DISCOTECA che tutti i vicini di casa sognano è in Polonia, a Gdynia. Non vola una mosca, solo il frusciare degli abiti dei ragazzi quando si sfiorano. Da fuori, un passante potrebbe pensare che il locale sia chiuso. Invece i ragazzi ballano, ma ognuno per sé, con la propria musica (si spera la stessa per tutti) nelle orecchie.
La foto, scattata durante un “silent disco stage”, non lascia intendere quanto si stiano divertendo.
Certo, la qualità dell’audio sarà perfetta: hi-fi + wi-fi. E magari i danni ai timpani saranno limitati, sempre che ognuno possa regolare il proprio volume. Se poi mai dovesse partire un lento, il guancia-a-guancia diverrebbe però, giocoforza, un cuffia-a-cuffia: esperienza interessante, non si sa quanto seduttiva. L’importante è condividerle, le esperienze. Parola chiave dei nostri anni, alla base delle relazioni social, la condivisione qui viene spinta verso un nuovo confine. Bret Easton Ellis in Meno
di zero aveva descritto due fidanzati che vanno in albergo, prendono una stanza, si stendono vicini e ognuno fa sesso da solo. Però accanto. C’è qualcosa di simile: ognuno sente musica da solo, però accanto.