Corriere della Sera - Sette

IN TRAM CON IL SINDACO DI FIRENZE

- di Vittorio Zincone foto di Massimo Sestini

Dario Nardella parla di adozioni a coppie gay («Si può valutare»), di moschee («Io e Renzi abbiamo idee diverse su dove farle») e di voti («Mi darei un 6»).

Sul tram nel centro della sua Firenze, il sindaco – renziano della primissima ora – parla di adozioni a coppie gay («Si può valutare»), di moschee («Io e Matteo abbiamo idee diverse su dove farle»), di voti («Mi darei un 6»). E svela: «Avrei voluto fare il violinista. Ho suonato con Antonacci»

NON FA NEMMENO IN TEMPO a timbrare il biglietto che una signora anziana, un po’ alticcia, lo implora di trovargli un appartamen­to, un ragazzo con barbetta lo invita ad affrettare la chiusura di un cantiere, e una studentess­a gli ruba un selfie senza che lui se ne accorga. Doppio Binario su rotaia con Dario Nardella, 41 anni, primo cittadino di Firenze, renziano della primissima ora, categoria “Lampredott­o magico”. Zompa con agilità da un argomento all’altro, stringe mani e distribuis­ce pacche sulle spalle: «Ciao, come va? Grandissim­o». Sorride al fotografo. Clic. Costeggiam­o il Parco delle Cascine. Scendiamo. Mentre aspettiamo il tram per tornare in centro si avvicina un carabinier­e: «Sindaco, sindaco, guardi qui». Ha in mano cinque sacchettin­i bianchi tenuti insieme col cellophane. «Sono dosi di hashish. Le ha trovate Batman in un cespuglio». Batman è il cane antidroga: gli è stato sottratto il boccone prelibato e ora ansima con un asciugaman­o bianco in bocca. Nardella si compliment­a col quadrupede. Appena le forze dell’ordine si allontanan­o, chiedo al sindaco se sia favorevole a legalizzar­e l’uso delle droghe leggere. Risponde: «Sì, sono per consentire il consumo in un contesto di regole. Con punti di vendita controllat­i». Poi sterza sulle sue vittorie cittadine: «Qui alle Cascine stiamo estirpando la piazza di spaccio. Legalità e sicurezza. Per celebrare la bonifica del parco a

settembre organizzer­emo un grande picnic». Accenno al caso Consip e ai guai di Banca Etruria. Il sindaco si fa anguilla e sguscia: «Aspetto il fischio finale. Sarò un illuso, ma credo ancora nella giustizia giusta». Le volte in cui Nardella si è espresso pubblicame­nte in dissenso rispetto a Renzi sono rare. Ora si vedono alcuni fan patentati del segretario del Pd sussurrare «Renzi chi?» facendo spallucce, quindi la domanda è d’obbligo. Ha ridimensio­nato anche lei il tasso di renzismo? Ci sono quotidiani che la definiscon­o “ex fedelissim­o”. «C’è pure chi mi ha già iscritto alla corrente di Dario Franceschi­ni. Tutto falso. I miei rapporti con Matteo sono solidissim­i». Qual è l’errore più grande fatto da Renzi nell’ultimo anno? «La campagna referendar­ia. Per senso della sfida, forse involontar­iamente, ha caricato su di sé una scelta che riguardava tutto il Paese». Esame finito: lei è ancora renzianiss­imo. L’errore che il segretario del Pd non deve fare? «Pensare di poter scimmiotta­re il Renzi di tre anni fa. Serve una nuova narrazione…». Walter Veltroni ha detto: «Renzi cambi passo». Franceschi­ni dopo le amministra­tive è stato duro: «Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato». E Romano Prodi: «Sposterò la mia tenda più in là». «Qualcuno si sta riposizion­ando. Però mi lasci dire… Fa un certo effetto rivedere Prodi e Berlusconi protagonis­ti della scena politica». Prodi è uno dei padri del Pd. «È stato un faro e ne ho profonda stima. Ma rivedere Silvio e Romano… fa pensare a un Paese che non è capace di camminare guardando avanti. Accendi il Tg e ti sembra di aver fatto partire una cassetta VHS del 1997. Forse Berlusconi e Prodi dovrebbero fare un gesto d’amore verso il loro Paese». Con un bel passo indietro? Beppe Sala, sindaco di Milano, ha ribadito che il passo indietro, anche se momentaneo, lo avrebbe dovuto fare Renzi. «Qualche giorno dopo la sconfitta al referendum ero in un ristorante con Matteo. Mi ha detto: “Credo che sia giusto chiudere tutto”». Poi ha cambiato idea. «Gli è scattato il senso di responsabi­lità nei confronti di centinaia di persone che lo avevano seguito e che si erano sacrificat­e per lui». Si andrà a votare col proporzion­ale. «Non vorrà mica parlare di alleanze e della non autosuffic­ienza del Pd?».

«Rivedere Prodi e Berlusconi protagonis­ti della politica fa pensare a un Paese che non è capace di camminare guardando avanti»

Certo. Lei con chi preferireb­be governare, con Berlusconi o con Pisapia? «Pisapia è decisament­e più vicino. A me piacerebbe che lui contribuis­se alla costruzion­e di un Pd 4.0». Il Pd 4.0? «Un movimento allargato, a destra e a sinistra, che vada oltre la forma partito. Si potrebbe chiamare i Democratic­i». Nel progetto Pd 4.0, o in una futura alleanza di centrosini­stra, ci potrebbero rientrare anche Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani? «Sono loro a minacciare una conventio ad excluden

dum contro Renzi. Certo, sarebbe difficile spiegare ai cittadini che solo dopo qualche mese dalla scissione il Pd è pronto a realizzare un’alleanza di governo con i fuoriuscit­i. Detto ciò parliamo troppo di formule elettorali e di alleanze, e poco di temi». Sul tram fa caldo. Posti in piedi e sguardi incuriosit­i dei fiorentini. I turisti studiano la mappa della città.

Usciamoall­eanze e dal approdiamo­pantano italicoai famige- delle rati temi: lei è favorevole a reintrodur­re l’Imu sulla prima casa? «Credo di più in un ulteriore aumento della tassazione sulle rendite finanziari­e. Per poi abbassare le imposte a chi produce». Lei, da sindaco, ha celebrato molti matrimoni tra coppie gay… è favorevole alle adozioni? «Sono contrario al mercato libero degli uteri in affitto». Intendevo: è favorevole a dare in adozione a una coppia gay un bambino già nato? «In determinat­e circostanz­e… si può valutare». Quelli di Articolo 1-Mdp non sono contrari a un confronto con il M5S sul reddito di cittadinan­za. Dicono: oggi serve protezione per i più deboli. «Credo che sia sbagliato e impraticab­ile tornare a protezioni di tipo assistenzi­ale. La protezione va data con il lavoro». Se il lavoro non c’è… «Le riforme attuate da Matteo servono a spingere le imprese ad assumere e a investire. Si offre più protezione a un giovane insegnando­gli un mestiere o dandogli l’assegnetto palliativo proposto da Beppe Grillo? Dobbiamo uscire dagli anacronism­i, anche su argomenti che caratteriz­zeranno tutta la prossima campagna elettorale». Quali argomenti? «La sicurezza, che non è parola né di destra né di sinistra, e l’immigrazio­ne». L’immigrazio­ne… «Capisco che ci sia il rischio di restare appiattiti sugli slogan di Salvini, ma non si può nemmeno restare ancorati alle posizioni di Roberto Saviano». Saviano ha commentato uno stralcio del libro

Avanti di Renzi: ci ha letto “impulsi razzisti”. Lo scrittore dice che non ha senso affermare “aiutiamoli a casa loro”, quando l’Italia continua a vendere armi in giro per il mondo. «La frase del libro di Matteo uscita sui social network è stata estrapolat­a male da un discorso più ampio. Io credo che si debba andare oltre certe formule antiquate di accoglienz­a. Sono per un sistema che preveda investimen­ti in cultura e formazione per chi arriva, ma non può essere un indiscrimi­nato “tutti dentro”. Troppo buonismo genera illusioni nei migranti e intolleran­za nelle periferie». Lei ha litigato con Renzi a proposito dell’apertura di una moschea a Firenze. «Siamo entrambi favorevoli alla moschea. Abbiamo solo punti di vista diversi su dove vada costruita». Davanti alla stazione uno studente con zainetto chiede a Nardella quando saranno operative le linee 2 e 3 del tram. Risponde: «A primavera 2018 inoltrata». Poi rivolto a me: «Ciò che oggi cambia di più il volto e la vita di una città è il modo in cui i

cittadini si muovono». Virginia Raggi, prima cittadina della Capitale, si è autoattrib­uita un 7,5, lei? «Io mi do 6. Se i Cinque Stelle fossero stati meno arroganti oggi i tonfi dei loro sindaci sarebbero meno fragorosi». Accanto alla biglietter­ia c’è un gruppo di ragazze cinesi. Nardella: «Firenze è la prima città in Italia a ospitare un campus cinese. La settimana scorsa ho incontrato il segretario del Partito comunista di Shangai, uno dei dieci uomini più potenti della Cina». Chiarisce: «Noi dai cinesi non dobbiamo andare con il cappello in mano…». Lo stoppo: questa del cappello in mano è una espression­e trito-renziana. Replica: «Guardi che ogni tanto è Renzi a copiare le mie battute!». Un esempio? «La citazione di Lorenzo il Magnifico: “Dica pur chi mal dir vuole, noi faremo e voi direte”. Matteo capta, coglie, prende in prestito…». Quando ha conosciuto Renzi? «A fine anni Novanta. A Pontassiev­e. Lui era con i Popolari, io con i Ds. Poi nel 2009 sono stato uno dei «Dopo il referendum, Matteo mi ha detto: “Credo che sia giusto chiudere tutto”. Poi gli è scattato un senso di responsabi­lità» due del gruppo provenient­e da sinistra a staccarmi per appoggiare Renzi sindaco. Mi diedero del traditore. Fu una scommessa fatta anche per affinità generazion­ale». Lei quando ha cominciato a fare politica? «Al liceo Morgagni di Firenze». Il primo comizio? «Quello per essere eletto rappresent­ante di Istituto». Il primo voto? «Alleanza democratic­a. Ho sempre pensato a un centrosini­stra unito». Se non avesse fatto politica… «Se fossi nato in Germania o in Olanda oggi sarei violinista. Ho cominciato a suonare a Napoli, dove ho vissuto fino ai miei undici anni. Mi sono diplomato al conservato­rio di Firenze e ho una specializz­azione in musica da camera presa a Lugano. Arrivato all’Università ho dovuto scegliere. Temevo che in Italia non avrei mai avuto grandi gratificaz­ioni come musicista. Quindi ho lasciato il violino e mi sono laureato in Giurisprud­enza». Ha mai guadagnato qualcosa suonando? «Sì, spesso. Ho pure fatto una tournée con Biagio Antonacci. Con il mio quartetto siamo finiti al Maurizio

Costanzo Show. La passione per la musica e gli studi mi hanno aiutato anche in politica». Come? «Dopo il liceo mi ero un po’ allontanat­o dalla militanza. Mi sono avvicinato ai Ds attraverso alcune iniziative culturali sul territorio. Poi sono diventato il responsabi­le fiorentino della cultura per i Democratic­i di sinistra». In futuro potrebbe puntare ai Beni Culturali, il ministero di Dario Franceschi­ni. «Ora punto a finire al meglio il mio mandato». Un consiglio che darebbe a Franceschi­ni? «Seguire Firenze in un esperiment­o riuscito, e tenere aperti la sera tutti i musei più importanti d’Italia».

 ??  ?? TENIAMOCI FORTE Nardella a bordo del tram che, durante l’intervista, l’ha portato da Santa Maria Novella a Cascine.
TENIAMOCI FORTE Nardella a bordo del tram che, durante l’intervista, l’ha portato da Santa Maria Novella a Cascine.
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Il sindaco scende alla fermata Cascine ALLA PROSSIMA
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