Manuale di conversazione
Il miglior romanzo sui serial killer? Uno inglese. Imperdibile, ma introvabile
DICENDO CHE IL ROMANZO PIÙ BELLO sui serial killer è l’introvabile Riti notturni di Colin Wilson, sapevo quello che stavo dicendo (non mi capita spesso). Riti notturni è la Londra fine Cinquanta dove tutto cominciò: Sillitoe e I Giovani Arrabbiati, Beatles & Stones & Mary Quant. Ecco le reazioni dei lettori. Carlo Martinelli (già latore della cartolina di feroci insulti di un tifoso a Gianni Brera entrata nella hit parade di questa rubrica), scrive: «Alte lodi per lo spazio a Colin Wilson. Conservo come oracolo la copia Longanesi 1974 de La filosofia degli assassini ». Silvano Calzini: «Non ho letto Colin Wilson, ma ne ho sentito parlare parecchio e mi sono fatto l’idea di un incrocio tra Luciano Bianciardi e Giorgio Scerbanenco con un vago retrogusto alla Umberto Simonetta, il più che dimenticato autore del bellissimo Tirar mattina, l’Ulisse di Joyce giocato in notturna, con quell’Aldino che è un po’ il nostro Leopold Bloom in versione risotto alla milanese con ossobuco. Se ho detto una montagna di fesserie mi appello alla clemenza della corte». Assolto con formula piena. Colin Wilson a Milano avrebbe tirato mattina con Simonetta, tramato delitti con Scerbanenco, scommesso, perdendo, allo Sferisterio della pelota basca in via Palermo con Bianciardi. STESSA SPIAGGIA STESSO MARE. Gita a uno dei 111 luoghi della Versilia e dintorni che devi proprio scoprire di Dante Matelli: il fosco Castello Malaspina a Fosdinovo. Ci dormì Dante (Alighieri) e una statua, sonnambula, lo ricorda. Sul soffitto del salone si intravede la silhouette della marchesina Bianca Maria Aloisia, una pre-Lady Chatterley, murata viva dal padre (assieme a un cinghiale e a un cane) perché innamorata di uno stalliere. Un’altra marchesa, Cristina Pallavicino, riceveva in camera gli amanti. Alla fine dell’appassionato incontro si apriva una botola e il malcapitato atterrava su una selva di coltelli acuminati e letali. «La marchesa era vedova e teneva molto alla sua reputazione», scrive Dante (Matelli).