Questo non lo scriva Inter vista classica
sostegno ai bambini autistici. Vorrei fare di più per chi soffre. Prego molto: ogni giorno almeno un quarto d’ora. Ma sto bene solo in mezzo a... Un’avventura. Così si chiama la mia barca con la quale mi sono lanciato con mare a forza otto. Ho sfidato il Meltemi e sono arrivato in Turchia. A cavallo ho attraversato l’Italia due volte, una con Lucio e una con Daniela. Non ho paura della morte. E non ho creato il Cet come monumento a me stesso: l’ho fatto per lasciare un’eredità».
E con la sua scuola ha lanciato molti artisti, Arisa compresa.
«O l’autore Giuseppe Anastasi, bravissimo. Poi a volte ho aiutato gli amici. Lo stesso Gianni Morandi ammette oggi che, quando lasciò la canzone, io andai a trovarlo per convincerlo a tornare. Scrissi per lui Canzoni stona
te. E tornò.»
Le manca Battisti?
«No, perché lui è con me. Quasi vent’anni fa una medium mi contattò dicendo che Battisti le aveva detto di scri- vere una canzone dal titolo L’arcobaleno. Stessa cosa me la disse un giornalista, fervente cattolico. La scrissi, per Celentano, in un quarto d’ora. Per strada, in una giornata azzurra, mi imbattei in due arcobaleni. L’anno scorso, mio figlio decise di raccogliere per me in un cd tutte le canzoni che ho scritto per Mango. Ci mettemmo in auto, le ascoltammo e, arrivati, notammo un grandissimo, coloratissimo arcobaleno. Quella sera stessa mi giunse la notizia che Mango era morto.»
Era... stato Lucio?
«Dico solo una cosa. Lucio aveva una straordinaria capacità tecnica, sapeva far funzionare tutto. Secondo me ha trovato il modo di fare anche questo». Quel gran genio del mio amico che “con un cacciavite in strada fa miracoli” ( Sì, viaggiare).
«A volte ho aiutato gli amici. Quando Gianni Morandi lasciò la canzone, andai a trovarlo per convincerlo a tornare. Scrissi per lui Canzoni stonate. E tornò»