Le visioni di un meccanico digitale
LA INDOSSAVA ANCHE SCHUMACHER Una scarpa progettata da Yamauchi, prodotta nel 2004 e poi indossata in F1 da Michael Schumacher
patologici. I suoi “figli” arrivano sempre in ritardo sulle date attese dai fan (e dalla casa madre Sony PlayStation) perché tutto deve essere solo perfetto. Ogni singola auto – nel nuovo titolo sono 150 – è ricostruita punto per punto in digitale dalle migliaia di fotografie scattate e
dalle scansioni laser. E così anche i circuiti su cui i bolidi corrono. Ma ancora non basta: in GT Sport per esempio c’è un museo virtuale per ogni marchio d’auto, e associato a questo ci sono schede storiche e culturali che raccontano cosa succedeva nel mondo quando è uscito un nuovo modello. «Le automobili sono uno dei frutti più complessi della nostra società, raccontano come siamo diventati e per raccontarle a loro volta bisogna inserirle nel contesto in cui nascono». Il rapporto uomo-macchina è una costante che ritorna, e alla fine chi giocherà a “Gran Turismo” si troverà tra le mani una delle enciclopedie sulla mobilità moderna più ricche mai viste. «Il mio lavoro lo concepisco solo così, completo, in ogni sua parte». Sembra una follia, e in parte forse lo è. Concepita da un giapponese magro e rifinito che vive spesso chiuso nel suo ufficio (dove a volte si ferma anche a dormire), l’unica stanza con porte nell’enorme open space dove più di 200 persone – designer, artisti e programmatori – stanno ultimando “Gran Turismo Sport”, il settimo capitolo atteso da oltre 4 anni. Lì Yamauchi coltiva le altre sue passioni. La musica, spesso suonata in cuffia attraverso due tastiere che avrebbero fatto invidia a Keith Emerson. E il vino, bottiglie preziose e da vero intenditore che conserva - sotto chiave, perché non si sa mai - in un mobile ipertecnologico che occupa un’intera parete dell’ufficio.
SE NON LO SI TROVA LÌ, è probabile che Kazunori Yamauchi sia in una qualche pista nel mondo a correre. Perché, ovviamente verrebbe da dire ora che abbiamo conosciuto meglio il personaggio, il game designer è anche un pilota professionista. E non proprio di secondo piano: perfezionista com’è non potrebbe essere diversamente. Dal 2009 a oggi lo si vede spesso gareggiare per esempio al Nurburgring, in Germania, dove nell’anno dell’esordio ha fatto segnare il giro più veloce della giornata - 10’ 9” - a bordo di una