TRITTICO PRAGHESE
«IL RAGAZZO ASCOLTAVA ATTENTO, i libri di storia, e si faceva le sue idee. “I ribelli boemi protestanti defenestrarono, precipitandoli nel fossato del castello, i due luogotenenti imperiali cattolici conte Martinic e conte Slavata, accanto segretario Fabricius”. Così si leggeva sul manuale di storia. E non era ben chiaro se quell’“accanto” si riferisse al segretario o ai due conti. Tuttavia appariva più probabile che come figura accessoria andasse intesa quella del segretario. [...] Eppure quell’“accanto” tornava di continuo a occupare i pensieri del ragazzo. Gli pareva appartenesse alla categoria delle parole ausiliare indispensabili a una certa concezione della storia e della vita, allo stesso modo di “solamente”. “Nel crollo della Karlsbrücke, avvenuto di prima mattina, nessuno rimase ferito. Solamente un garzone di fornaio, che faceva il suo solito giro di consegne, cadde nel fiume e annegò”. Così riferiva l’articolo di giornale. Segretari e garzoni di fornai esistevano solo “accanto”, erano “nessuno” e morivano “solamente”. Ma, sintassi sociale a parte, odio e discordia avevano continuato anche dopo la guerra dei Trent’anni a trovare il loro velenoso nutrimento nel Paese e nella capitale. Cèchi e tedeschi avevano continuato a maltrattarsi reciprocamente, gli uni e gli altri maltrattavano gli ebrei, e tutti insieme erano disprezzati dalla nobiltà imperiale, a sua volta disprezzata e, a onta di ogni sottomissione (o anzi proprio per questo), abbondantemente odiata dai cèchi».