Lo street food del borgo segreto
Baccalà in tre cotture
Primo “street food” della storia nella provincia di Perugia. Questo pesce, al ristorante Serpillo, viene prima fritto con una pastella di farina di mais, poi mantecato in padella e alla fine passato alla griglia. Poi lasciato raffreddare, e servito con insalata di pinoli e uvetta.
NON È LA RECENSIONE di un locale, un bar o un ristorante, meglio dirlo subito. È un consiglio: raggiungere un luogo, un borgo medioevale dove, se ci si trova in Umbria, e anche venendo da più lontano, vale la pena fermarsi il più tempo possibile. A mangiare, a dormire e a girare; a piedi, in bici, in auto, come si preferisce. Torre del Colle è a metà strada tra Spoleto e Assisi, a tre km da Bevagna, su un colle alto circa duecento metri, e all’incrocio tra natura e cultura. È circondato dalle mura: alle spalle, dietro alla Torre, si trovano boschi, vigneti e sentieri che vanno verso i colli Martani e Todi. Davanti ci sono le città d’arte; Assisi è inquadrata nelle finestre delle camere. A Torre del Colle ci vivevano 300 abitanti, da sempre, più o meno dall’anno 1000, fino agli Anni 40 del ‘900. Poi fine della storia, o quasi: otto residenti rimasti, case e scuola abbandonate, finite male, in rovina. Fino al 2006, quando il vecchio frantoio è
stato rimesso in sesto ed è stato aperto un ristorante. Attorno è poi rinato quello che oggi si chiama Ostello Diffuso (www.ostellodiffuso.com), che può ospitare fino a 21 persone. Questo luogo è tornato a vivere sorprendendo viaggiatori e turisti. Bisogna conoscerlo però, perché altrimenti non si fa una deviazione di 20 metri dalla strada su cui passano le auto e non si entra nelle mura che lo nascondono
alla vista. La vita dei vecchi residenti si mischia con chi qui si ferma solo per qualche giorno. Uno strano spirito di comunità, non più tanto comune. La signora Pasquina, che gestisce il bar tabacchi, d’inverno esce ancora a far legna e, quando la prepara, offre una fetta di torta tradizionale al formaggio cotta nel forno a legna. Gli ospiti sono accolti dal borgo nel suo insieme, più che da chi gestisce l’Ostello Diffuso. Si ha la sensazione di trovarsi a casa, anche se in mezzo a mura medioevali.