Corriere della Sera - Sette

QUESTO NON LO SCRIVA - INTERVISTA CLASSICA

Mogol: «Ho rischiato di chiamarmi Zippo»

- di Roberta Scorranese

di Roberta Scorranese foto di Juan Carlos Jones

OGGI, NELLA PACE ODOROSA della campagna umbra, ne parla con serenità. Ma più di cinquant’anni fa, all’inizio della sua carriera, Mogol rischiò il disastro. «Bisognava scegliere un nome d’arte e così inviai alla Siae un elenco di possibilit­à. Tra queste c’era anche Zippo. Per fortuna non lo accettaron­o». Ma ve lo immaginate? I versi più famosi dell’italiano contempora­neo (“continuai a camminare lasciandot­i attrice di ieri” - I giardini di marzo - o “come può uno scoglio arginare il mare” - Io vor

rei... non vorrei... ma se vuoi) firmati da uno che porta il nome di un accendino? Non è una faccenda da poco. A quasi 81 anni (li compie giovedì prossimo), dopo milioni di dischi venduti in tutto il mondo, una scuola di formazione internazio­nale e persino una candidatur­a al premio Nobel, Giulio Rapetti ne è convinto: «Il successo

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