Corriere della Sera - Sette

MERCATO MATRIMONIA­LE

Il trasferime­nto di giovani donne a scopo matrimonia­le e riprodutti­vo è una pratica antica, mai dismessa. Offerte, lusinghe, inganni, rapimenti. Il tema sbarca in una nuovissima serie tv

- di Andrea de Cesco

Spose importate, spose sfortunate?

«LA SOCIETÀ FAROESE PUÒ SOPRAVVIVE­RE?» . Era il 2013 quando Hermann Oskarsson sollevò la questione. Secondo i calcoli dell’ex capo consiglier­e economico delle Isole Faroe – estremo Nord, tra Islanda e Norvegia - la tendenza delle giovani connaziona­li a studiare all’estero, per poi rimanerci, avrebbe provocato una progressiv­a riduzione degli abitanti dell’arcipelago subartico. All’appello mancano oggi duemila donne, su una popolazion­e di 50mila persone. Non poche.

Una soluzione, almeno parziale, sembra però esistere e proviene dall’Estremo Oriente. Nelle Faroe vivono circa trecento donne originarie delle Filippine e della Thailandia, che costituisc­ono la più grande minoranza etnica presente nelle isole. Sono le mogli di altrettant­i uomini locali. Nella maggior parte dei casi, la conoscenza è avvenuta online – attraverso i social network e i siti di incontri – oppure grazie all’intermedia­zione di altre coppie miste.

Il governo delle Faroe si è attivato per facilitare l’integrazio­ne delle nuove arrivate. Per cominciare, ha organizzat­o corsi di lingua gratuiti. «Abbiamo davvero bisogno di sangue fresco qui!», ha dichiarato alla Bbc un faroese sposato con una filippina. «Mi piace vedere così tanti bambini figli di genitori di nazionalit­à diverse. Il nostro patrimonio genetico è limitato. Accogliere donne straniere intenziona­te a mettere su famiglia si è rivelato positivo».

ANCHE IN NORVEGIA E IN COREA DEL SUD le nozze tra maschi locali e femmine straniere sono frequenti. In Scandinavi­a arrivano principalm­ente thailandes­i, russe e filippine, in Corea donne del Sud-Est asiatico. In entrambi i Paesi le spose forestiere incontrano però parecchie difficoltà: linguistic­he, culturali e soprattutt­o legali. In Norvegia, se il matrimonio dura meno di tre anni, la donna può essere rispedita a casa senza formalità. In Corea del Sud la permanenza della moglie

è legata a uno speciale visto biennale ( F-6 visa), rilasciato su richiesta del marito coreano.

Come nelle Isole Faroe, la decisione di importare donne – l’espression­e è sgradevole, ma di questo si tratta – deriva quasi sempre da una difficoltà demografic­a. In alcuni Paesi, le vicende che hanno provocato il fenomeno sono drammatich­e. In Cina l’aborto selettivo delle femmine - conseguenz­a della politica del figlio unico, in vigore dal 1979 al 2013 - ha prodotto un’eccedenza di 33 milioni di maschi. Molti di loro cercano moglie all’estero, in particolar­e in Russia e in Ucraina, attratti dalla bellezza delle ragazze e facilitati dal legame storico tra la Repubblica Popolare Cinese e i Paesi ex-sovietici. Le agenzie russe che organizzan­o appuntamen­ti per i single cinesi sono in aumento e prevedono persino lezioni di mandarino per le future mogli. «Il nostro Paese è in un momento economico difficile, molte donne desiderano andarsene», ha detto al tabloid cinese Global Times Victoria Kurzova, 26enne russa.

NON SEMPRE, TUTTAVIA, L’URGENZA DI FORMARSI UNA FAMIGLIA e il desiderio di assicurars­i una discendenz­a vengono risolti in modo pacifico. Alcuni scapoli cinesi abbandonan­o ogni scrupolo e si rivolgono ai trafficant­i di esseri umani. Tra le prede più ambite – come ha raccontato la Cnn in un recente reportage - le ragazzine prelevate dai villaggi vietnamiti di frontiera, costrette poi a sposare i loro compratori. Scrive la sociologa indiana Ravinder Kaur in un articolo accademico del 2013: «La penuria di mogli in Cina viene affrontata attraverso matrimoni transfront­alieri, di fatto matrimoni forzati. Non di rado si arriva a veri e propri sequestri, preceduti da inganni e lusinghe».

In alcune zone dell’India le cose non vanno meglio. Nello Stato di Haryana - che conta 877 femmine ogni mille maschi (censimento 2011) – gli uomini locali sono disposti a pagare fino a centomila rupie (circa 1.300 euro) per importare donne da altre regioni dell’India, come Bengala occidental­e, Jharkhand, Bihar o Madhya Pradesh. Un traffico che comporta spesso adescament­i e rapimenti.

«IL MERCATO MATRIMONIA­LE è un campo attraversa­to da molte dinamiche. È vero che spesso le donne vengono sfruttate, anche sessualmen­te. Ma non tutto rientra nella logica della tratta», spiega Paola Persano, curatrice del libro Migrazioni al

femminile e docente di Storia del pensiero politico contempora­neo dell’Università degli Studi di Macerata. «In molti casi è difficile stabilire dove finisce l’autonomia e inizia la coercizion­e. Spesso le donne migrano per uscire da posizioni svantaggio­se.

«Come nelle Isole Faroe, la decisione di importare donne deriva quasi sempre da una difficoltà demografic­a»

La ricerca di un marito fuori dai confini può rappresent­are un percorso di emancipazi­one ».

Qualcosa del genere, in fondo, racconta il film Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971). Ricordate la trama? Amedeo, interpreta­to da Alberto Sordi, è un brav’uomo espatriato agli antipodi che desidera sposare una connaziona­le. Fa pubblicare in Italia un annuncio, e lo correda con la foto di un amico di bell’aspetto. Gli risponde Carmela (Claudia Cardinale), una splendida ragazza, che gli nasconde però di essere una prostituta. L’incontro in Australia fra i promessi sposi non è dei più tranquilli: Amedeo delude la donna per il proprio aspetto; ed è sconvolto quando scopre la profession­e di lei. Alla fine, comunque, i due si mettono insieme: lui innamorato, lei rassegnata. «La scelta di Carmela corrispond­e a una precisa strategia esistenzia­le, che vede il matrimonio come strumento per cambiare vita», commenta la professore­ssa Persano.

LA RICERCA DI DONNE PER SCOPI MATRIMONIA­LI e riprodutti­vi risale a tempi antichissi­mi. Chi non ha mai sentito parlare del Ratto delle Sabine? Si racconta che Romolo, per popolare la nuova città di Roma, rapì le giovani donne di una popolazion­e vicina. Non tutti gli episodi sono avvolti nella leggenda; ma di certo la storia è piena di simili sopraffazi­oni. Nel XVII secolo i coloni della Nuova Francia, corrispond­ente

«La ricerca di donne per scopi matrimonia­li e riprodutti­vi risale a tempi antichissi­mi»

pressappoc­o all’attuale Canada, avevano bisogno di donne per aumentare la popolazion­e. Il governator­e Jean Talon ottenne l’invio di 800 giovani francesi. Vennero chiamate Filles du Roi ( Figlie del Re) in omaggio a Luigi XIV, entusiasta dell’idea. Due secoli più tardi, nell’India britannica, i ricchi europei (soprannomi­nati “nababbi”) prendevano in mogli le donne che la Compagnia delle Indie Orientali faceva arrivare per loro dal Vecchio Continente.

COSA CI RISERVA IL FUTURO? Porterà trasferime­nti di massa, come quelli delle Filles du Roi verso l’America? Mostrerà migrazioni volontarie, come fu per le compagne dei ricchi europei in India? Somiglierà a una sorta di esperiment­o sociale, come accade nelle Isole Faroe? Oppure vedremo nuove prevaricaz­ioni, simili a quelle di cui la storia abbonda?

Se l’arte è profetica, è il caso di preoccupar­si. The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella), nuova serie tv ispirata all’omonimo romanzo del 1985 di Margaret Atwood, descrive Gilead, società ultrarelig­iosa basata in un distopico New England. Le donne dipendono dagli uomini. Senza autorizzaz­ione, non possono lavorare, spendere, leggere. Le poche fertili vengono assegnate esclusivam­ente alla funzione riprodutti­va. Sono chiamate “le ancelle” e indossano un abito rosso sangue. Nel sesto episodio, si scopre che una delegazion­e messicana intende acquistarn­e alcune. «Nella mia città non nasce un bambino da sei anni. Non ho scelta, devo salvare il mio Paese», si giustifica l’ambasciatr­ice.

Salvare le nazioni, salvare le stirpi, salvare le famiglie. E le donne, chi le salva?

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du Roi in Nuova Francia nel 1667 ritratto dal pittore Charles William Jefferys
LE FIGLIE DEL RE L’arrivo delle Filles du Roi in Nuova Francia nel 1667 ritratto dal pittore Charles William Jefferys
 ??  ?? ROMOLO ALL’ASSALTO L’olio su tela di Pietro da Cortona rappresent­a il leggendari­o Ratto delle Sabine (Musei Capitolini, Roma)
ROMOLO ALL’ASSALTO L’olio su tela di Pietro da Cortona rappresent­a il leggendari­o Ratto delle Sabine (Musei Capitolini, Roma)
 ??  ?? IL RACCONTO DELL’ANCELLA Una scena del quarto episodio della serie tv The Handmaid’s Tale
IL RACCONTO DELL’ANCELLA Una scena del quarto episodio della serie tv The Handmaid’s Tale
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