GHIORGOS SEFERIS ALLA MANIERA DI G.S.
Dovunque viaggio la Grecia apre ferite.
Sul Pelio, tra i castagni, la camicia del Centauro scivolava tra le foglie per avvolgersi al mio corpo mentre salivo il pendìo e il mare mi seguiva salendo anch’esso come il mercurio del termometro finché trovammo le sorgenti montane. A Santorini, toccando isole che sprofondavano sentendo suonare uno zufolo tra le pomici m’inchiodò la mano alla frisata una freccia scoccata all’improvviso dai confini di una giovinezza tramontata. A Micene sollevai grandi massi e i tesori degli Atridi e mi coricai con essi nell’albergo “La Bella Elena di Menelao”; dileguarono solo all’alba quando parlò Cassandra con un gallo appeso al collo nero. A Spetses, a Poros e a Míkonos mi hanno tormentato le barcarole. […]